I FIORETTI
“Se rinascessi? Non mi farei sacerdote...”
dal Numero 28 del 12 luglio 2020

Padre Pio ha avuto una certa somiglianza con Gesù nell’umiltà. Nacque da genitori poveri in una misera casupola. Visse povero. Volle entrare in un Ordine religioso stimato uno dei più poveri nella Santa Chiesa, l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, dove visse nella più profonda umiltà. La sua lunga vita religiosa e sacerdotale fu piena di continue umiliazioni, che gli procurarono indicibili sofferenze da trasformarlo nell’immagine di Cristo.

L’impressione delle sacre stimmate nelle membra di padre Pio, non solo fu l’inizio di un lungo martirio, pieno di umiliazioni e di sofferenze, offerte per il bene della Chiesa e per la salvezza delle anime, ma fu anche l’attrazione potente delle folle, che in lui vedevano il Cristo vivente nei nostri tempi. Divenuto immediatamente oggetto di amore e di odio, segno di curiosità e di polemiche, bersaglio delle contraddizioni degli uomini, padre Pio si dimostrò subito l’umile figlio del Poverello d’Assisi, dando prove di docile e silenziosa sottomissione ai severi e rigorosi provvedimenti delle Autorità, convinto di essere un misero peccatore, meritevole di disprezzo e di umiliazione.

Quante volte pregò il Signore di togliergli i segni esterni delle stimmate, che per lui erano di grande confusione e di umiliazione.

Nell’Epistolario padre Pio si considera una nullità assoluta, un peccatore, un essere abietto, un verme, un essere di cui Dio si serve come oggetto inutile. Vede le genti che accorrono e i prodigi che avvengono attorno a lui, ma ne trae motivo per convincersi sempre più della propria abiezione, della propria pochezza e della propria miseria spirituale.

Ecco che cosa pensa di sé: «Riconosco benissimo di non avere in me niente che sia stato capace di attirare gli sguardi di questo nostro dolcissimo Gesù. La sola sua bontà ha colmato l’anima mia di tanti beni... Che caos vi è in fondo a questa anima! La vanità e la superbia mi accompagnano persino nelle cose più sante del nostro ministero... Tale è il concetto che ho di me, che non so se ve ne siano altri peggiori... So che niuno è mondo dinanzi al Signore, ma la mia immondezza è tale che non ha chi le rassomigli... Sono cotanto deforme, che le stesse mie vestimenta hanno orrore della mia lordura...». Da ciò che scrive risulta chiaramente che padre Pio si riconosce pieno di miserie e inutile a tutti.

Nel 1946 m’incontrai a San Giovanni Rotondo con padre Giovanni da Baggio, ex Ministro Provinciale dei Cappuccini Toscani, intimo amico di padre Pio, che mi disse: «Fortunati voi, confratelli della monastica Provincia di Foggia, che potete stare a contatto con padre Pio!». «Non ho mai incontrato un’anima così semplice ed umile come padre Pio. Non potrò dimenticare le meravigliose espressioni uscite dalle sue labbra riguardanti il sacerdozio. Ho chiesto a padre Pio: “Se tu tornassi a nascere ti faresti di nuovo Cappuccino e Sacerdote?”. Padre Pio, senza alcuna esitazione: “Sì, mi farei di nuovo Cappuccino, ma non sacerdote”. “Come! Non ti faresti più sacerdote!... Per te, chi è il sacerdote?... Non è forse il rappresentante di Cristo sulla terra? Il Cristo stesso sull’altare?...”. Padre Pio: “Appunto per questo non mi farei più sacerdote... Quanto sono indegno di rappresentare Gesù sulla terra!... Nella Santa Messa non si rinnova forse il sacrificio del Calvario? Chi immola ed offre Gesù vittima? Non è forse il sacerdote?... Ogni mattina, tremo e soffro immensamente al pensiero che io debbo immolare e crocifiggere Gesù per offrirlo vittima al Padre celeste! Se avessi avuto da studente la cognizione che ho ora, non mi sarei fatto ordinare sacerdote!”. “Padre Pio, sull’altare non sacrifichi solo Gesù, sacrifichi anche te stesso e ti offri vittima con Gesù”. Padre Pio: “È l’unico conforto, quello di essere associato a Gesù nel divin sacrificio e nella redenzione delle anime”».
  
Padre Alberto D’Apolito,
Padre Pio da Pietrelcina.
Ricordi. Esperienze. Testimonianze
,
pp. 222-224

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