Nel 1937, dopo che le acque si erano un po’ calmate intorno a Padre Pio, Grazio si trasferì a San Giovanni Rotondo e prese alloggio nella casa di Mary Pyle. Là visse gli ultimi nove anni della sua vita, serenamente, trattato bene da tutti. Non gli mancava niente, ma continuò a vivere nella semplicità e nella modestia di sempre. Era felice nel vedere che il proprio figlio godeva di tanta considerazione. Forse, in qualche occasione, pensò anche di usufruire dei vantaggi che quella situazione comportava. Ma non poté mai farlo perché Padre Pio su questo era intransigente.
Un giorno gli venne la nostalgia di tornare a Pietrelcina. Andò da Padre Pio: «Francì, me ne vogl’ i’ nu poco a Pretapuccina, ma nun tengo i soldi p’u viaggio. Dammilli tu [Francesco, me ne voglio andare un po’ a Pietrelcina, ma non ho i soldi per il viaggio. Dammeli tu]». Padre Pio: «Tatà, i’ soldi nun ne tengo [Papà, io soldi non ne ho]». Grazio: «Come nun ne tieni? Si t’arrivene e te danno soddi a nun finì? [Come non ne hai? Se ti arrivano e ti danno soldi a non finire?]». Padre Pio: «Tatà, è vero, ma chili soldi non so’ miei. Si vuoi parti’ trovete i soldi p’u viaggio. E si nun li trovi statti qua [Papà, è vero, ma quei soldi non sono miei. Se vuoi partire, trovati i soldi per il viaggio. E se non li trovi, rimani qua]». Grazio: «Ma vidi che figlio! Aggio ffatto doi vote u’ viaggio pe’ i’ a l’America e guadagnà quaccosa pe’ lu fa’ studià, e mo’ me risponne che nun tene chili pochi soldi che ce vuonne pe’ i’ a Pretapuccina [Ma guarda che figlio! Ho fatto due volte il viaggio per andare in America e guadagnare qualcosa per farlo studiare e adesso mi risponde che non ha quei pochi soldi che ci vogliono per andare a Pietrelcina]».
Grazio non mancava mai alla Messa di Padre Pio. E quando le gambe non lo ressero più, si faceva portare con l’asino. Alla fine fu costretto a rimanere coricato tutto il giorno su un divano della stanza. Padre Pio andava spesso a trovarlo.
Nell’agosto del 1946, uscendo dalla porta dell’orto, accompagnato da alcuni confratelli, andò a trovare il papà a piedi. Ma la strada che dal Convento portava alla casa di Mary Pyle era tutta pietre e Padre Pio, con quei suoi piedi piagati, soffrì parecchio. Al termine dell’incontro, in tono faceto disse a suo padre: «Tatà mio, mo’ [adesso] devi venire tu da me perché mi sono fatto male ai piedi».
Grazio morì l’8 ottobre di quell’anno. Quando la fine apparve imminente, Padre Pio gli stava sempre più vicino. Negli ultimi quattro giorni e quattro notti non si allontanò mai dal suo capezzale. Grazio era contento di vedere il figlio. Accettava qualche cucchiaio di brodo solo dalle sue mani. Lo seguiva amorosamente con lo sguardo, adombrandosi quando, per qualche istante, Padre Pio usciva dalla stanza. Spirò tra le braccia del figlio. Mentre la salma veniva portata alla Chiesetta, Padre Pio da una finestrella seguiva con gli occhi velati di lacrime e tra i singhiozzi ripeteva: «Tatà, tatà mio».
Per molto tempo, Padre Pio continuò a piangere la scomparsa del suo «tatà». Quando qualcuno o qualcosa gli ricordava il papà, i suoi occhi si velavano di lacrime. Un giorno, un confratello, vedendolo commosso mentre pensava al suo papà, gli disse: «Coraggio, Padre spirituale». Padre Pio rispose: «È sempre un padre che ho perduto!».
Renzo Allegri,
Padre Pio, un Santo tra noi,
pp. 275-276