PADRE PIO
Le materne cure della Madonna nel “mese di maggio”
dal Numero 18 del 6 maggio 2018
di Suor M. Immacolata Savanelli, FI

Spedita dal Santo a padre Agostino da San Marco in Lamis, la lettera del 1° maggio 1912 apre uno squarcio sul mondo mariano di padre Pio. In essa traspare l’amore ardente e filiale del Santo verso la Madonna, ma anche l’amore ineffabile di Maria verso questo suo figlio prediletto.

Nel leggere il primo volume dell’Epistolario di padre Pio si nota che il Santo ha sperimentato, in modo sensibile, le cure materne della Madonna soprattutto in occasione del mese di maggio. Queste esperienze spirituali inondavano il suo cuore di gioia e per la piena degli affetti si esprimeva in lingua francese (1) (cf. Ep I, pp. 275-276, 284), per cui non mancano nell’Epistolario alcune frasi in francese con le quali accenna a queste consolazioni spirituali. Nonostante, inoltre, diverse volte, il Santo abbia indicato ai direttori spirituali l’incapacità di esternare il suo mondo interiore, pur tuttavia ci ha donato in queste pagine non pochi e importanti spunti di riflessione, come per esempio nella lettera del 1° maggio 1912, nella quale, dopo aver osannato in lingua francese a questo mese, definito il più bello dell’anno, scrive: «Sì, padre mio, questo mese come predica bene le dolcezze e la bellezza di Maria! La mia mente nel pensare agl’innumerevoli benefici che ha fatto a me questa cara Mammina mi vergogno di me stesso, non avendo guardato mai abbastanza con amore il di Lei cuore e la di Lei mano, che con tanta bontà me li compartiva; e quel che più mi dà afflizione è di aver ricambiato le cure affettuose di questa nostra madre con tanti continui disgusti. Quante volte ho confidato a questa madre le penose ansie del mio cuore agitato! E quante volte mi ha consolato! Ma la mia riconoscenza quale fu?... Nelle maggiori afflizioni mi sembra di non aver più madre sulla terra; ma di averne una molto pietosa nel cielo. Ma quante volte il mio cuore fu calmo, tutto quasi dimenticai; dimenticai quasi perfino i doveri di gratitudine verso questa benedetta Mammina celeste! Il mese di maggio per me è il mese di grazie, e quest’anno spero di riceverne due sole. La prima vorrei che mi prendesse con sé oppure, anche vivendo, essere cambiate per me in amarezze tutte le consolazioni della terra, purché non mi faccia più vedere quelle facce patibolari di quei... L’altra grazia che desidero è che mi faccia... voi mi capite, padre mio. Quest’ultima grazia non ardisco più chiedergliela, perché se ne dispiace e mi nasconderebbe di bel nuovo il suo bel viso, come fece altre volte. Povera Mammina quanto bene mi vuole. L’ho constatato di bel nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura mi ha Ella accompagnato all’altare questa mattina. Mi è sembrato che Ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti. Un fuoco misterioso sentivo dalla parte del cuore, che non ho potuto capire. Sentivo il bisogno di applicarci del ghiaccio per estinguere questo fuoco che mi va consumando. Vorrei avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna. Ma poiché ciò non è in mio potere, ho pregato, e pregherò il mio angiolino a compiere per me questo ufficio» (2) (Ep. I, pp. 276-277).
Dalle espressioni usate da padre Pio in questo stralcio si può comprendere che, tra gli «innumerevoli benefici», dalla sua «cara Mammina» sono da annoverare innanzitutto il rifugio e il conforto che in Lei trovava nelle prove della vita. La Madonna era, perciò, la confidente delle «penose ansie» del suo cuore, che sola riusciva a consolare. Le cure di questa Madre pietosa, inoltre, erano materne, ma di una maternità così piena da superare in modo ineffabile quella della madre terrena, tanto che padre Pio scrive che gli sembra di non avere più madre sulla terra. La seguente affermazione del Santo: «Quante volte il mio cuore fu calmo, tutto quasi dimenticai; dimenticai quasi perfino i doveri di gratitudine verso questa benedetta Mammina celeste» esterna l’amore che la Madonna riversava nella sua anima e quasi ci permette di vederlo stretto tra le braccia di questa Madre celeste. Infatti il bambino, di solito, qualunque sofferenza morale abbia, quando la propria madre lo abbraccia sussurrandogli parole che solo lei sa trovare, dimentica il motivo del suo dolore e tutto consolato riprende a correre e giocare, senza darsi pensiero di ringraziarla. Questo stralcio dell’Epistolario, secondo il Pizzarelli, «lascia trasparire, tra l’altro, la gioia e la calma sicurezza del figlio che sa di essere sotto la protezione di “questa benedetta Mammina celeste”: sono segreti soprannaturali dell’unione mistica con Maria, che appartengono in larga misura al campo dell’ineffabile e dell’indicibile».
Interessante anche riflettere sulle grazie che vorrebbe ottenere dalla Madonna. Oltre alla grazia del suo ritorno in convento, che accenna appena, per timore dell’opposizione della Madonna, scrive: «vorrei che mi prendesse con sé oppure, anche vivendo, essere cambiate per me in amarezze tutte le consolazioni della terra, purché non mi faccia più vedere quelle facce patibolari di quei...» (con quest’ultima espressione, conclusa con i punti di sospensione, il Santo si riferisce ai demoni). Da quanto ci è dato conoscere possiamo affermare che la grazia di aver cambiato in amarezze tutte le consolazioni della terra, pur di non avere più le apparizioni dei demoni, gli fu concessa. Già nel 1920 padre Agostino scrive nel suo Diario:«Fin dal 1918 Satana è stato completamente vinto. Il Servo di Dio non sente più la minima tentazione. Ora la rabbia di Satana si sfoga e si sfogherà contro l’opera di salvezza che sta svolgendo il Servo di Dio».
Dal 1918, dunque, secondo l’interpretazione di padre Agostino, Satana non ha più tormentato direttamente padre Pio con tentazioni, vessazioni morali e maltrattamenti fisici, ma lo ha fatto soffrire, nell’esercizio della sua attività. Sarà forse una coincidenza, ma qui è da sottolineare che il Santo ricevette le maggiori sofferenze durante il mese di maggio:
- il 9 maggio 1919, il nome di padre Pio fu divulgato tramite la stampa con un articolo, pubblicato sul quotidiano Il Giornale d’Italia. La sua popolarità, se da un lato permise a un numero considerevole di persone di conoscerlo, dall’altro gli comportò non poche sofferenze a partire dalle visite mediche, che iniziarono proprio in questo mese;
- nel maggio 1920 raggiunse San Giovanni Rotondo il primo Visitatore apostolico inviato dalla Santa Sede (3);
- negli ultimi giorni del mese di maggio 1921, padre Pio indicò una nuova prova, quella di sentirsi di «peso e di disgusto a tutti, ai fratelli specialmente» (Ep. I, p. 1234), come si legge nella lettera del 3 giugno;
- nel maggio del 1923, il Sant’Uffizio dichiarò di non constare la soprannaturalità dei fatti attribuiti a padre Pio;
- il 23 maggio 1931 il Sant’Uffizio comunicò nei riguardi di padre Pio il decreto redatto nell’adunanza plenaria del 13 dello stesso mese (giorno in cui si ricordano le apparizioni della Madonna a Fatima) che lo privava di tutte le facoltà ministeriali, ad eccezione della celebrazione della santa Messa che poteva compiere solo in forma privata nel sacello all’interno del convento;
- nel maggio del 1952 il Ministro generale dei Cappuccini «dissuase (e, nel 1959, proibì) ai religiosi di favorire pellegrinaggi e diffondere scritti e immagini del confratello»;
- l’11 maggio 1960 fu effettuata la prima registrazione nella foresteria del convento mentre padre Pio era a colloquio con Cleonice Morcaldi. I lavori per l’istallazione dei microfoni, all’insaputa del Santo, vennero effettuati, inoltre, «tra la fine di maggio e il giugno del 1960».
È da dire qui che sebbene sembri che la Madonna abbia esaudito la richiesta del Santo nel cambiare in amarezze tutte le consolazioni della terra, è pur vero che fu sempre la sua consolatrice, concedendogli contemporaneamente «la grazia di portare la croce in modo da essere coronato di merito» (Ep. I, p. 177).
Dallo stralcio della lettera del 1° maggio 1912 dell’Epistolario, molto ricco di spunti di riflessione, sappiamo, ancora, che la Madonna accompagnava il Santo all’altare con somma «cura», riempiendogli il cuore tutto «di santi affetti», ovvero di quel fuoco che lo faceva ardere dell’amore divino (4). Quando padre Pio scrisse queste cose, si trovava a Pietrelcina e «il suo sacramento eucaristico esigeva anche quattro ore di tempo». È da ritenere, però, che la Madonna non solo accompagnava padre Pio all’altare, ma assisteva alla santa Messa. Il Pizzarelli, in effetti, nell’indicare il rapporto tra la Madonna e l’Eucaristia, oltre a questo stralcio della lettera del 1° maggio 1912, ha riportato anche la visione e locuzione del 15 agosto 1929, che ebbe luogo «nell’atto di consumare le sacre specie dell’ostia santa» (Ep. IV, p. 1024) e quella del 21 luglio 1913 avuta dopo la celebrazione della santa Messa (cf. Ep. I, pp. 388-390). Queste due visioni vengono ricordate dal Pizzarelli per indicare la presenza della Madonna durante e dopo la celebrazione del Sacrificio eucaristico. La prima, oltre ad essere utile per indicare la presenza della Madonna durante la santa Messa, rivela anche la stretta unione che il Santo aveva con la Madre e il Figlio. Padre Pio, infatti, nell’atto di consumare le sacre specie, fu pervaso in tutto il suo interno «da una luce subitanea» e vide chiaramente «la celeste Madre col Figlio bambino in braccio», che insieme gli dissero: «Quietati! Noi siamo con te, tu ci appartieni e noi siamo tuoi». Nella seconda, invece, avuta dopo la celebrazione della santa Messa, appare evidente altresì come Gesù e Maria gli indicarono la via dell’amore oblativo e, quindi, lo aiutarono a connotare in modo eucaristico la sua esistenza, insegnandogli anche a valutare le cose di Dio non in modo umano.
Come è stato osservato, «è particolarmente importante mettere in rilievo questo aspetto cultuale della vita mariana di padre Pio così legata alla liturgia; serve infatti a far comprendere la solidità della sua devozione che si invera nel mistero di Maria rivissuto soprattutto attraverso la liturgia, che è la preghiera del Corpo mistico di Cristo».
Questa lettera del 1° maggio 1912, infine, termina con la manifestazione di un desiderio di padre Pio: invitare tutti i peccatori ad amare la Vergine Maria. Nello sperimentare le cure materne della Madonna nella vita spirituale, il Santo è portato, per ispirazione interiore, ad invitare gli altri ad amare questa Madre celeste. Il Nostro aveva chiesto a padre Benedetto, in una lettera precedente, un mezzo per ringraziare adeguatamente la Madonna. Da padre Benedetto non ricevé risposta, ma quel mezzo, senza rendersene conto, lo trova per mozione interiore. L’unico modo per ringraziare la Madonna è, infatti, quello di permetterle di esercitare più agevolmente la sua funzione materna nei confronti di tutti i suoi figli, invitando quest’ultimi a ricorrere a Lei. Il desiderio di far amare la Madonna che questo Santo aveva nel cuore, però, era tanto grande, per la sovrabbondanza dei benefici ricevuti, che superava di molto le umane possibilità, per cui egli stesso comprese che tal desiderio sarebbe rimasto irrealizzato, senza l’aiuto di quel personaggio celeste che il Signore gli aveva posto al fianco: l’angelo custode, tanto a lui familiare, ma anche tanto indaffarato per i molteplici compiti che gli venivano affidati. Il desiderio di spingere gli altri ad amare la Madonna, padre Pio lo ha conservato fino alla fine della vita. Negli ultimi anni della sua esistenza terrena, infatti, lasciò come testamento le seguenti parole: «Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il santo Rosario».
Sebbene padre Pio amasse la Madonna e spingesse chi lo avvicinava ad una tenera devozione verso la Madre celeste, era consapevole di non poter amare adeguatamente la Madre di Dio tanto quanto Ella merita. Ad una figlia spirituale, infatti, che gli disse: «Beato voi, padre, che amate tanto la Madonna», il Santo rispose: «Vorrei poterla amare quanto merita; ma ricordati che tutti i santi e gli angeli insieme non possono degnamente amare e lodare la Madre di Dio».  


NOTE
1) San Pio non conosceva il francese e poteva esprimersi in questa lingua grazie all’aiuto del suo angelo custode che gli faceva «da maestro nella spiega di altre lingue» (Ep. I, p. 304). In questo suo esprimersi in francese nei momenti d’intensa gioia spirituale si dimostra ancora una volta imitatore perfetto di san Francesco, che nei momenti di letizia innalzava in lingua francese le lodi a Dio (Fonti Francescane, n. 346). 
2) A proposito di questa lettera, è bene ricordare la dipendenza che padre Pio sembra avere dalle lettere di santa Gemma Galgani nello «spiegare al padre spirituale i fenomeni mistici da lui sperimentati» (S. M. Miotto, FI, La mariologia in padre Pio nel solco della tradizione francescana, Lugano 2014, p. 97). In questa sede, però, non si esamineranno i punti di contatto tra padre Pio e santa Gemma; sull’argomento si veda: G. Mucci, Santa Gemma Galgani e san Pio da Pietrelcina, plagio o identificazione?, in: La Civiltà Cattolica II (2003) 362-369; L. Lucchini, Nella comunione dei Santi: santa Gemma Galgani, san Pio da Pietrelcina, LEV, Città del Vaticano 2005.
3) Il primo Visitatore apostolico inviato dalla Santa Sede a San Giovanni Rotondo fu mons. Bonaventura Cerretti, arcivescovo di Corinto e segretario per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, che lieto della visita, si raccomanda alla fine vivamente alle preghiere di padre Pio (cf. Alessandro da Ripabottoni, San Pio da Pietrelcina. Cireneo di tutti, San Giovanni Rotondo 2011, p. 129).
4) Nel mese di maggio 1912, la Madonna fa comprendere al Santo quanto quel fuoco, che sperimentava anche in altri momenti dell’anno (cf. Ep. I, p. 234), dipendesse dalla sua materna mediazione.

BIBLIOGRAFIA

A. Pizzarelli, Padre Pio: maestro di devozione mariana, San Giovanni Rotondo 1999; Padre Agostino da San Marco in Lamis, Diario, San Giovanni Rotondo 2003; S. Campanella, Dal 9 maggio 1919, in: Voce di padre Pio XLII/5 (2011); G. Di Flumeri, Il beato padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo 2001; Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina. Crocifisso senza croce, Roma 1975; S. Campanella, Oboedientia et pax. La vera storia di una falsa persecuzione, San Giovanni Rotondo 2011; L. Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Roma 2002; N. Castello - S. M. Manelli, La «dolce Signora» di padre Pio, Cinisello Balsamo 1999; Padre Tarcisio da Cervinara, La Messa di padre Pio, San Giovanni Rotondo 1977.

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