I FIORETTI
“Eccoti servito!”
dal Numero 49 del 18 dicembre 2016

Uno dei testimoni di tanti fatti prodigiosi compiuti da Padre Pio negli anni ’20 fu Emanuele Brunatto... Questo personaggio singolare, ex attore, ex impresario, ex rubacuori, dopo essersi convertito visse, per un certo periodo, a San Giovanni Rotondo, vicino al convento dei Cappuccini. Si alzava tutte le mattine alle quattro per assistere alla Messa di Padre Pio e poi si fermava in Convento fino a sera. Spesso mangiava con i frati... Una posizione ideale per vedere molte cose. Ecco una serie di episodi tratti dal suo “Diario”.
«L’inverno del 1922 fu particolarmente rigido. Quasi tutto il mese di gennaio fui solo, al mattino, a percorrere la strada del Convento: due chilometri con la neve alle ginocchia.
Quando arrivavo alla sacrestia vi trovavo il Padre accoccolato presso il braciere a scaldarsi le mani. Tre o quattro giorni di seguito mi accolse con la stessa frase: “Guaglio’, tu cadrai ammalato!”, e io a ridere.
Ma una sera entrando nel mio eremo fui preso da brividi di freddo. Accesi un gran fuoco di legna nel mio camino per scaldarmi. Ma la respirazione si fece difficile: la testa, il petto, le reni cominciarono a farmi male.
Mi rivolsi a Padre Pio come se fosse presente e gli dissi: “Se debbo ammalarmi, Padre, fate che sia al Convento e non qui lontano da voi!”. Poi mi trascinai fino al letto e persi conoscenza.
Durante la notte ripresi i sensi, presi istintivamente, da sotto il guanciale, un grande fazzoletto a quadri di Padre Pio e lo portai al naso. Vi raccolsi una forte emorragia che mi liberò i bronchi e fece scendere la temperatura.
Al mattino verso le quattro potei riprendere la strada come d’abitudine e arrivai al Convento in mezzo a una gran tempesta di neve. Il Padre era in sacrestia presso il braciere e mi voltava le spalle. Senza girarsi mi domandò: “Che t’è arrivato stanotte, guaglio’?”. Commosso gli raccontai l’accaduto e la provvidenziale emorragia.
“Non sarà l’ultima – mi disse – ne avrai delle altre”. Difatti una seconda emorragia mi sorprese sulla strada del ritorno e una terza a casa, la sera. Dopo di che mi sentii ristabilito.
Passarono alcuni giorni. Un mattino, prima di lasciare il Convento, andai a scaldarmi alla sala comune. Vi trovai Padre Pio seduto accanto al camino. Presi posto innanzi a lui e tesi le mani verso la fiamma che crepitava allegramente. Ero nella stessa posizione della sera del mio primo appello al Padre, presso il camino del mio eremo. Ed ecco che la febbre, l’oppressione e i dolori riapparvero esattamente come quella sera.
Padre Pio levò il capo e mi disse semplicemente: “Ebbene guaglio’, eccoti servito!”.
Poi si rivolse al guardiano: “Emanuele ha 40 di febbre e dovrà tenere il letto per una quindicina di giorni: Difatti il termometro segnò 40 gradi e restai a letto giusto quindici giorni, con bronchite doppia, infezione intestinale e nevrite».

Renzo Allegri,
I miracoli di Padre Pio,
pp. 267-270

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