I FIORETTI
«Pregate, pregate sempre»
dal Numero 35 del 11 settembre 2016

Padre Pio, conoscendo bene l’importanza della preghiera, ci ripeteva spesso: «Pregate, pregate sempre». In una lettera del 1° novembre 1913 al Padre Benedetto, egli descrive così la preghiera: «La maniera ordinaria della mia orazione è questa. Non appena mi pongo a pregare, subito sento che l’anima incomincia a raccogliersi in una pace e tranquillità da non potersi esprimere colle parole. I sensi restano sospesi, ad eccezione dell’udito il quale, alcune volte, non viene sospeso, però ordinariamente questo senso non mi dà fastidio e debbo confessare che, anche se a me intorno si facesse del grandissimo rumore, non per questo riesce a molestarmi menomamente» (Epistolario I, 420).
Per Padre Pio la preghiera era come l’aria che respirava, era anima della sua vita, sostegno della sua sofferenza. Ben a ragione è stato definito «l’uomo fatto preghiera», così come si disse di san Francesco.
Un giorno lui stesso si definì: «Un povero frate che prega», e quando alcuni gli domandarono: «Padre, dove vi troveremo durante il giorno o la notte?»; rispose: «Mi troverete a pregare dinanzi a Gesù Sacramentato».
Durante l’estasi, nel convento di Venafro, non faceva altro che pregare e raccomandare anime al Signore. E lo faceva con tanta insistenza da strappare grazie e salvezza.
Io e tutti i confratelli possiamo attestare: «Non lo abbiamo mai visto sbadigliare, né mormorare, perché pregava sempre». Beato lui! Dopo le Confessioni e i colloqui, gli dicevo sempre: «Padre, pregate per me». Questi i motivi perché tutti si raccomandavano alle sue preghiere.
I gruppi di preghiera, sparsi in tutto il mondo per il bene della Chiesa e la pace nelle famiglie, sono frutti della sua anima orante.



«Tieniti legato alla croce con i tre voti»

Spesso Padre Pio mi ripeteva: «Come il figlio deve amare il proprio genitore, così chi sceglie la vita religiosa deve amare ed imitare il proprio fondatore con la vita povera, ubbidiente e casta».
Padre Pio ha sempre vissuto così. Da piccolo avvertì la chiamata di Dio e un giorno, osservando Fra Camillo passare di porta in porta per le strade di Pietrelcina, disse alla mamma: «Voglio farmi cappuccino con la barba e povero come Fra Camillo».
Il sogno divenne realtà il 22 gennaio 1903 allorché vestì il rozzo saio di san Francesco nel convento di Morcone (BN), dove si impegnò a seguire il Serafico Padre con volontà e amore.
Era talmente scrupoloso che i novizi ed i confratelli più anziani – dice Padre Clemente Centra da San Giovanni Rotondo – già allora lo chiamavano «il santarello».
Durante il noviziato il demonio tentò Fra Pio a disubbidire al direttore spirituale facendogli intravedere l’inferno, ma egli rispose: «L’inferno... l’inferno... ma ubbidire!» (cf. Detti e aneddoti di Padre Pio, p. 103, n. 77).
Raccomandava anche l’osservanza della povertà e ci ha lasciato fulgidi esempi. A riguardo delle piccole trasgressioni contro la povertà, un giorno Gesù gli ordinò: «Parla, figlio mio, non tacere, parla; fa’ sentire loro la mia collera... » (Epistolario I, 345). Padre Pio fu vero povero, vero seguace di Cristo, vero figlio di san Francesco.
Riguardo alla castità raccomandava vigilanza sui sensi, freno alle tentazioni della carne per essere santi nel corpo e nello spirito. Il suo confessore, Padre Agostino da San Marco in Lamis, diceva: «Padre Pio, in tutta la sua vita, ha conservato l’innocenza battesimale».
«La castità – mi diceva – è sorgente di consolazioni, pilastro della vita religiosa». «Ama san Francesco – ripeteva – e tieniti legato alla croce con i tre voti». Santa Margherita Alacoque ci ricorda che nel chiedere al Signore un santo da imitare, le fu risposto: san Francesco d’Assisi.

Padre Paolo Covino,
Ricordi e testimonianze, pp. 109-110; 117-118

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