Nel luglio del 1944 avevo avuto alcuni giorni di permesso per recarmi in famiglia e per rivedere la mamma dopo l’operazione subita all’occhio. Cerignola, dove risiedevo, non aveva collegamenti diretti con San Giovanni Rotondo e così, per qualche tratto, dovetti usare... il cavallo di san Francesco.
Giunsi al bivio Candelaro alle ore 13 e, non vedendo mezzi di passaggio, proseguii a piedi con riserva di... speranza nel cuore.
Dopo quattro chilometri percorsi col fiatone, sotto un solleone che scendeva a picco sull’arso Tavoliere, mi fermai sotto un albero, al bivio della Pedegarganica.
Lì trovai due compaesani, madidi di sudore, che ansimavano come me. Mentre stavo scambiando con loro qualche parola di circostanza, avvertii un dolce profumo, portato da un venticello ristoratore.
«Padre, è buon segno», dissero gli amici.
«È il profumo di Padre Pio – aggiunsi –. Speriamo che ci porti una buona nuova».
Un rombo di motore giunse di lontano. Subito dopo spuntò una jeep americana con alcuni militari a bordo.
«Nulla da fare! – dissero i compagni di viaggio –. È diretta nel senso di marcia contrario al nostro».
Alzai la destra. La macchina si fermò e riconobbi un bravo sergente maggiore, di stanza a Cerignola, amico dei frati. Appena seppi che tornavano da una visita a Padre Pio mi feci coraggio, e con un po’ di faccia... abbronzata, pregai di chiedere all’ufficiale se poteva accompagnarci a San Giovanni Rotondo. Mano della Provvidenza: l’auto invertii la direzione di marcia.
A San Giovanni Rotondo ringraziai Padre Pio e ricevetti da lui un bel sorriso.
«Assunta... l’occhio l’hai perduto»
Assunta Magno, mia madre, mentre si recava in campagna, in contrada Bosco, il 20 giugno del 1944, fu colpita all’occhio destro da una pietra schizzata accidentalmente dallo zoccolo del mulo. Venne subito bendata e accompagnata a San Giovanni Rotondo dove però le consigliarono di andare a Lucera, dall’oculista Veccia.
Spinta da sentimento di devozione, volle recarsi prima da Padre Pio per chiedere aiuto. Il Padre, appena la vide, disse: «Assunta, l’occhio l’hai perduto».
«Padre, fammi la grazia – supplicò mia madre –, ho due figli in guerra. Come faccio, sola con mio marito, a fare tanti lavori?».
«Coraggio, coraggio», aggiunge Padre Pio.
Rassegnata, il giorno dopo si ricoverò nell’ospedale oftalmico De Nicastri di Lucera dove fu visitata e operata. Quando tornò ai lavori di mietitura e di trebbiatura, la polvere e il sudore complicarono le già precarie condizioni dell’occhio operato. Nel frattempo, per corrispondenza, venni pregato di accompagnarla di nuovo a Lucera per un’altra visita e conseguente ricovero.
Il giorno 17 agosto mia madre venne da me, nel convento di Cerignola. Esposi il caso al mio superiore, padre Paolino da Casacalenda, il quale consigliò di far visitare mia madre prima dall’oculista prof. Michele Reibaldi. Fissato l’appuntamento, ci recammo allo studio del professore. Le speranze si riaccesero quando l’illustre medico disse: «Mi prenderò cura della paziente, perché ci sono buone possibilità di salvare la vista».
«Dottore – esclamai io – la mamma ha detto di essere stata da Padre Pio, il quale per due volte le ha confermato che non c’è nulla da fare».
«Non è vero – ribadì il chirurgo – la scienza fa miracoli e vedrà che, dopo la cura, la mamma vedrà». Per venti giorni accompagnai la mamma dallo specialista.
Dopo quindici giorni, effettivamente mia madre riuscì a distinguere le dita della mano. Al diciannovesimo giorno vedeva benino. Il dottore, soddisfatto, mi disse: «Ha visto, Padre? Domani sarà l’ultima visita e poi potrete tornare al vostro paese».
La notte successiva, purtroppo, mamma accusò forti dolori all’occhio destro. Fui chiamato e, constatata la gravità del caso, commentai: «Aveva ragione Padre Pio quando disse che mamma, l’occhio, l’avrebbe perduto!». Il professore constatò che non c’era proprio più nulla da fare: «C’è solo da enucleare l’occhio», disse. Mia madre venne ricoverata nell’ospedale civile di Cerignola. Fu operata di glaucoma assoluto.
Dopo alcuni giorni il professore mi chiese qualcosa da leggere su Padre Pio. Gli detti il libro Da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo (storia illustrata di Padre Pio), di Giuseppe Vinelli di Modesto.
Successivamente, volle conoscere il venerato Padre. Con la moglie si recò a San Giovanni Rotondo, ascoltò la Santa Messa di Padre Pio e divenne suo fervente ammiratore.
Padre Paolo Covino,
Ricordi e testimonianze, pp. 81-84