RELIGIONE
“Penitenza, penitenza, penitenza”, disse la Madonna a Bernadette
dal Numero 13 del 27 marzo 2022
di Fra’ Pietro Pio M. Pedalino

Gli inusuali gesti compiuti da Bernadette alla Grotta di Lourdes veicolano un messaggio profondo, di reminiscenza biblica, che chiama alla penitenza. Vogliamo scoprirlo e farlo nostro, approfittando della grazia del tempo quaresimale.

Una parola forte del messaggio di Lourdes è quella della penitenza. Ricordiamo come sia stata la Vergine stessa a richiamarla durante l’apparizione del 24 febbraio, facendo tuonare per tre volte le parole “penitenza” con una serietà che lascia pensosi.

Sono belle le riflessioni di papa Pio XII sulla necessità della penitenza nella vita cristiana, nella sua Enciclica su Lourdes. Per il Pontefice, giustamente, l’appello dell’Immacolata non solo non è limitato al momento in cui avvennero le apparizioni ma, col passar del tempo, accresce la sua urgenza ed impellenza: 

«In materna comprensione, Ella [la Beata Vergine Maria] volge uno sguardo su questo mondo riscattato dal sangue del Figlio suo, dove, purtroppo, il peccato ogni giorno accumula tante stragi, ed Ella, per tre volte, lancia il suo vibrante richiamo: “Penitenza, penitenza, penitenza!”. Chiede inoltre atti significativi: “Andate a baciare la terra in penitenza per i peccatori”. E agli atti occorre aggiungere la preghiera: “Pregherete Dio per i peccatori”. Come al tempo di Giovanni Battista, come all’inizio del ministero di Gesù, lo stesso invito, forte e perentorio, indica agli uomini la via del ritorno a Dio: “Pentitevi” (Mt 3,2; 4,17). Chi oserebbe dire che questo appello alla conversione del cuore abbia perduto nei giorni nostri qualche cosa della sua efficacia?» (1).

I gesti penitenziali, poi, che santa Bernadette compì il giorno seguente (25 febbraio) per ordine della Madonna ne esplicitano maggiormente il contenuto. Seppur con un linguaggio simbolico, il messaggio della penitenza è spiegato con chiarezza. Si tratta di un vero e proprio “itinerario penitenziale” che l’Immacolata indica a tutti i credenti tramite la piccola Bernadette. Richiamiamo, con brevi cenni, la ricca e preziosa simbologia racchiusa in questi gesti.

Si ricorderà che 

«tra l’ottava e la dodicesima apparizione [...] il viso di Bernadette diventa teso, triste, preoccupato e soprattutto compie gesti incomprensibili [...]: camminare sulle ginocchia fino in fondo alla Grotta; baciare la terra di questa Grotta, ancora tutta sporca e ributtante; mangiare delle erbe amare; raspare il suolo e, per tre volte, provare a bere acqua fangosa, sorbirne un po’, poi sputarla; prendere del fango tra le mani e sfregarselo sulla faccia. E quando Bernadette osserva la folla allargando le braccia, tutti dicono: “è pazza”» (qui).

Gli atti penitenziali compiuti dalla piccola veggente sono portatori di significati profondi: 

«I gesti che Bernadette compie sono gesti di liberazione. La Grotta è liberata dalle sue erbe, dal suo fango. Ma perché bisogna liberare questa Grotta? Perché nasconde un tesoro immenso che occorre assolutamente aggiornare. Così, alla nona apparizione, la “Signora” chiederà a Bernadette di andare a raschiare il suolo, in fondo a questa “spelonca per i maiali”, dicendole: “Andate alla fonte, bevete e lavatevi”. Ed ecco che un po’ d’acqua fangosa inizia a sgorgare, sufficientemente perché Bernadette possa berne. Ed ecco che quest’acqua diventa, poco a poco, trasparente, pura, limpida» (qui).

È esattamente questo il ruolo della penitenza cristiana: “restaurare” nell’uomo l’immagine e somiglianza con Dio, liberandolo da tutte le incrostazioni di peccato perché il suo cuore ed il suo corpo, tutta la sua persona diventino come l’acqua della sorgente miracolosa che scaturì a Lourdes: trasparenti, puri, limpidi. 

La Santissima Trinità abita potenzialmente nel cuore dell’uomo, attualmente solo in quello dell’uomo in stato di grazia. È fatto per Dio ma non lo possiede fino a quando non si sarà liberato decisamente di tutti i molteplici tentacoli con cui il peccato lo rende schiavo del male e nemico di Dio. L’urgenza della penitenza non sbiadirà mai perché l’uomo resta sempre macchiato, sfregiato dalla colpa, dalle seduzioni del male. Tutto questo impasto di corruzione va rigettato, con forza e coraggio. Ecco il senso della penitenza cristiana.

Ma cerchiamo di approfondire ancora di più il discorso perché il messaggio simbolico lasciato dall’Immacolata di Lourdes è più profondo di quanto non appaia a prima vista. Negli atti penitenziali compiuti da Bernadette, oltre a quanto già detto, possiamo scoprire sia un significato ecclesiologico (il richiamo alla penitenza che la Chiesa militante è sempre chiamata a fare – “poenitentiam semper agere”) che un significato cristologico molto profondo: 

«I gesti che “la Signora” ha chiesto a Bernadette di compiere sono gesti biblici: attraverso essi, Bernadette esprimerà l’Incarnazione, la Passione e la Morte del Cristo. 

Andare in ginocchio fino in fondo alla Grotta: è il gesto dell’Incarnazione, dell’abbassamento di Dio che si fa uomo. Bernadette bacia la terra per spiegare che quest’abbassamento è giustamente il gesto dell’amore di Dio per gli uomini. Mangiare le erbe amare ricorda la tradizione ebraica che ritroviamo nel Vecchio Testamento. Quando gli ebrei volevano manifestare che Dio aveva preso su di sé tutte le amarezze e tutti i peccati del mondo, uccidevano un agnello, lo svuotavano, lo riempivano di erbe amare e pronunciavano su di esso la preghiera: “Ecco l’Agnello di Dio che prende su di sé tutte le disgrazie, che toglie tutte le amarezze, tutti i peccati del mondo”. Questa preghiera è ripetuta nella Messa. Imbrattarsi il viso: il profeta Isaia presenta il Messia, il Cristo, con le caratteristiche del servo sofferente: “Poiché portava su di sé tutti i peccati degli uomini, il suo viso non aveva più figura umana”, dice Isaia, e continua dicendo: “Era come una pecora condotta al macello e, sul suo passaggio, la gente rideva di lui”. Ecco, alla Grotta [troviamo] Bernadette sfigurata dal fango e la folla che grida: “È diventata pazza”» (qui).

Anche nell’altro gesto di Bernadette, quello di lavarsi alla fonte, insieme al significato ecclesiologico, se ne scoprono anche uno cristologico e antropologico. Con quel gesto, infatti, 

«ci è rivelato il mistero stesso del Cuore del Cristo: “Un soldato, con la sua lancia, trapassa il cuore e, immediatamente, scaturisce sangue e acqua”. Ma ci rivela anche le profondità del mistero del cuore dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio: “L’acqua che ti darò, diventerà in te sorgente di vita eterna”. Il cuore dell’uomo, ferito dal peccato, è espresso dalle erbe e dal fango. Ma in fondo a questo cuore c’è la vita stessa di Dio, manifestata dalla fonte» (qui).

Ancora: la fanghiglia che Bernadette aveva bevuto qualche ora prima si andò gradualmente schiarendo per scorrere sempre più pulita. L’acqua produce già effetti taumaturgici perché coloro che ne bevono si sentono subito meglio. Come bisogna leggere questi fatti? La risposta più ovvia e semplice è legata al mistico potere della penitenza. Obbedendo alla Madonna Bernadette si era imposta una mortificazione, aveva compiuto un sacrificio che aveva ottenuto una grazia di guarigione in coloro che bevvero dell’acqua. Il fango e l’acqua simboleggiano bene la condizione dell’uomo, povero e corrotto (il fango) ma che la penitenza cristiana, unta nella grazia del Signore, ha il potere di purificare, di guarire, di trasformare (l’acqua limpida). La grazia è certamente l’autrice della trasformazione dell’uomo, della sua elevazione alla condizione divina. Ma – non dimentichiamolo – essa opera sempre per mezzo dell’uomo che, collabora con essa attraverso la penitenza, la preghiera, l’esercizio delle virtù e le opere di carità.

Sempre in riferimento ai segni penitenziali di cui sopra è come se Bernadette avesse, con quelle pratiche umilianti, partecipato al destino dell’umanità, nel dramma della sua condizione di debolezza e peccato e bisognosa di redenzione e salvezza. L’eroica veggente si mostra disponibile a “contribuire alla salvezza di tutti”, specialmente di coloro che sono “più bisognosi della divina misericordia” (come disse la Vergine a Fatima): 

«Le penitenze di Bernadette non si manifestano dunque come un personale ascetismo, ma si dilatano all’espressione della carità e dell’amore verso i fratelli che si trovano nel peccato e alla partecipazione alla croce di Cristo per essere corredentori, per aiutare Gesù e Maria a salvare le anime. Questo ci insegna che ogni tipo di penitenza e di sofferenza non serve unicamente alla purificazione personale, ma esprime la comunione dei santi, ossia la cooperazione all’opera della salvezza» (2).

Per concludere: se nei gesti penitenziali che la Madonna chiese a Bernadette di compiere, abbiamo rinvenuto un senso ecclesiologico (chiamata alla penitenza), un altro cristologico (in relazione all’Incarnazione e alla Redenzione di Cristo) ed uno antropologico (riferito alla condizione dell’uomo in questa vita) vi troviamo, in ultimo, anche un richiamo alla vita sacramentale, in quanto è possibile 

«vedere nei gesti del lavarsi il viso e del bere i due grandi sacramenti della vita cristiana: la Confessione e la Comunione. È mediante essi che tutti noi siamo invitati ad attingere l’acqua zampillante per la vita eterna che Cristo redentore ci dona» (3). 

Note

1) Pio XII, Le Pelerinage de Lourdes, lettera enciclica nel centenario delle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes.

2) Padre L. Fanzaga-S. Gaeta, La firma di Maria, Sugarco, Milano 2005, p. 53.

3) Ibidem.

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