RELIGIONE
Oltre la giustizia umana. Gli esempi dei genitori di Suor Lucia
dal Numero 33 del 23 agosto 2015
di Claudio Circelli

Accanto alla giustizia umana vi è un’altra giustizia, suprema, che l’uomo deve tenere in massimo conto quando prende le sue decisioni. Si chiama “giustizia di religione” e consiste nel rendere a Dio ciò che gli è dovuto. Ha criteri propri ed è iscritta nella retta coscienza umana.

Normalmente per giustizia intendiamo riconoscere a ciascuno quanto legittimo. Quasi più nessuno sa che esiste una giustizia di religione che consiste nel riconoscere a Dio ciò che gli è dovuto. Essere genitori oggi significa far propria questa verità e, sull’esempio di anime virtuose che ci hanno preceduto, insegnarla ai propri figli.
Durante il periodo delle Apparizioni di Fatima, l’appezzamento di terreno della Cova d’Iria, dove apparve la Madonna, insieme ad altri suoli lì intorno, fu reso infruttuoso dal calpestio dei pellegrini. Venne meno una buona parte di alimenti che Antonio dos Santos, padre di Lucia, aveva piantato per la sussistenza della famiglia. I visitatori aumentavano piuttosto che diminuire e non c’era speranza che quelle aree agricole fossero recuperabili. I fedeli cominciarono a lasciare offerte in denaro e una volta, Antonio, fu invitato a prendere un po’ di quel denaro per compensare le perdite subite. Avrebbe potuto prenderne solo fino al risarcimento del danno subìto; non sarebbe stato un atto ingiusto, invece: «Dio mi scampi dal rimanere con quel denaro! Non mi appartiene! È della Madonna! E nemmeno voglio che qualcuno di casa mia si prenda una sola moneta. Quanto alla perdita del terreno, è la Madonna che me lo deve pagare e Lei ci aiuterà». Forse Antonio dos Santos non sapeva che il Catechismo definisse questo tipo di giustizia “giustizia di religione”, comunque ne applicò il principio a riprova del fatto che certe verità sono iscritte prima nella retta coscienza degli uomini e poi sulla carta.
Restiamo esterrefatti di fronte al comportamento del padre di Lucia. Noi dovremmo imitarlo, invece più spesso, sappiamo lamentarci delle forme di ingiustizia che ci sono nel mondo. Naturalmente non vogliamo promuovere l’acriticità verso le problematiche sociali, ma solo sottolineare che la prima forma di ingiustizia è quella che perpetriamo, sistematicamente, nei confronti di Dio perché non gli riconosciamo ciò che Gli è dovuto. Pensiamo, per esempio, a come amministriamo il nostro tempo. Bisogna fare questo e quello e magari ci ritagliamo pure uno spazio per la preghiera, che nel migliore dei casi diventa una cosa da fare insieme alle altre e non l’azione più importante della nostra giornata.
L’anno dopo quello delle Apparizioni ad Aljustrel, paese dove viveva la famiglia dos Santos, era scoppiata un’epidemia di polmonite. I genitori di suor Lucia, soprattutto la madre, si distinsero nel portare soccorso e cure agli ammalati. La famiglia di Lucia accoglieva tutti. I poveri erano di casa e i paesani, in essa, trovavano attenzione in caso di bisogno. Antonio dos Santos si pose il problema se fosse giusto o meno esporre la moglie al rischio di un contagio. Per questo le proibì di andare a prestare soccorso a casa degli ammalati. La santa donna rispose che sul fuoco bolliva il brodo di gallina che avrebbe dovuto portare agli infermi e chiese al marito di aiutarla in questo compito, così che poi, verificate le condizioni di quei poveretti, avrebbero deciso meglio per il futuro. Antonio accompagnò la moglie e poco dopo ritornò a casa con in braccio una bambina di pochi mesi che affidò alle cure di Lucia. I genitori della piccola erano malati e non v’era chi si prendesse cura di lei. Dopo ancora un altro po’ di tempo, Antonio portò a casa altri due piccoli in grado di camminare, ma non altrettanto capaci di provvedere da soli a se stessi: «Guarda anche questi due che non fanno che piangere intorno al letto dei genitori che hanno la febbre e non possono guardarli». Anche loro finirono avvolti dalle amorevoli cure della piccola Veggente. Così, poco per volta, Lucia divenne la bambinaia del paese. Naturalmente il padre non solo desistette dall’intento di risparmiare la moglie dalle fatiche supplementari di infermiera, non solo egli stesso contribuì ad aiutarla, ma addirittura si mise ad accudire le bestie dei malati insieme al figlio Manuel.
Non finì qui! Antonio un giorno lasciò Lucia presso la casa di una povera donna che aveva il figlio affetto da tubercolosi. Era all’ultimo stadio. Il giovane non riusciva a respirare e chiedeva continuamente assistenza, impedendo alla madre di riposare. Antonio lasciò la figlia accanto al giovane che ne trasse sollievo. Qualcuno gli obiettò che Lucia si esponeva al contagio, stando a casa del giovane tubercolotico. Il dubbio iniziale che assalì Antonio e che lo spinse a vietare alla moglie di prendersi cura dei paesani, passò sulla bocca dei suoi conoscenti. Adesso è Antonio che deve rispondere in prima persona a quella originaria perplessità che lo aveva disorientato. Lo fa nel migliore dei modi: «Dio non mi pagherà col male il bene che faccio per Lui». Si comprende che la giustizia assume tutta la sua caratteristica originaria. Essa è essenzialmente affidarsi a Dio. Ed è effettivamente giustizia riconoscere che Dio è il Padre di cui abbiamo l’assoluto dovere di fidarci. Se la fede è un dono, l’atto di fede è rendere giustizia a Dio. È comprendere che dobbiamo riporre in Lui la nostra fede; essa dovrebbe diventare quasi un dovere, un obbligo per ogni cristiano.
Siamo ben lontani dalla giustizia umanamente intesa, secondo la quale, in caso di epidemia, sarebbe giusto che un coniuge si preoccupi della moglie in modo che non si contagi, per evitare, poi, il rischio di trasmettere la malattia a figli e ad altri membri della famiglia. Sembrerebbe prudente un simile atteggiamento, invece Antonio esercita la giustizia di religione: rendere a Dio quanto Gli è dovuto. Il primo atto di giustizia che noi uomini dobbiamo fare è innanzitutto nei confronti di Dio. Avere fede in Lui è giusto per ripagarlo – per quanto possibile, non potremmo mai farlo interamente – di averci creati e chiamati alla Salvezza resa possibile dal Sacrificio del suo Figlio, Gesù Cristo.

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits