RELIGIONE
100 anni fa, il 1° numero del “Cavaliere dell’Immacolata” (1922-2022)
dal Numero 05 del 30 gennaio 2022
di Suor M. Elisabetta Daniello, FI

Il 2022 è un anno importante per gli eredi spirituali di san Massimiliano M. Kolbe perché segna il centenario della nascita del suo celebre mensile mariano. Riviviamo gli inizi di quello che si rivelò un successo editoriale e insieme spirituale, e ammiriamo l’anima del suo fondatore che fu insieme profeta e santo.

San Massimiliano iniziò il suo apostolato con la stampa 100 anni fa, allorché pubblicò il primo numero della rivista Il Cavaliere dell’Immacolata a Cracovia nel gennaio 1922, dopo essere ritornato da un periodo di riposo, durato un anno e mezzo, per curare la tubercolosi che già aveva colpito la sua salute da alcuni anni. Al suo ritorno a Cracovia, il 3 novembre 1921, dove egli insegnava nel seminario dell’Ordine, non poteva certamente dirsi guarito, ma nel periodo di inazione e di riposo per la cura aveva maturato nella preghiera, nella riflessione più profonda e nel silenzio e solitudine, un progetto che già dal 1919-1920 portava nel cuore per raggiungere il maggior numero di anime e per salvarle. Infatti, tra i suoi scritti troviamo quelli che forse erano appunti di una conferenza ascoltata oppure sue note personali, risalenti al periodo antecedente l’inizio della sua malattia, intitolati “Azione cattolica” (Scritti Kolbe, n. 1249), in cui egli sottolinea la necessità di avvalersi della stampa cattolica, citando Sommi Pontefici e altre personalità, anche non cattoliche, che evidenziano questa urgenza per la Chiesa. In questo scritto cita persino Napoleone il quale affermò che la stampa è la quinta potenza del mondo, e il massone francese Cremieux, che in un raduno di massoni disse: «Considerate inutile ogni cosa, inutile il denaro, inutile la stima: la stampa è tutto!». Persino il rabbino Mosè Montefione, dichiarava a Cracovia nel 1848: «Finché i giornali del mondo non saranno nelle nostre mani, tutte queste cose non serviranno a nulla. Mettiamoci bene in testa l’undicesimo comandamento: “Non sopporterai al di sopra di te nessuna stampa estranea...”. Impadroniamoci della stampa, e in breve tempo governeremo e dirigeremo le sorti dell’Europa intera». Anche il monito di Pio IX che diceva: «È dovere santo di ogni cattolico sostenere la stampa e diffonderla in mezzo al popolo» penetrò il giovane padre Massimiliano e gli fece nascere un desiderio ardente di attuare quello che Pio IX e i suoi predecessori avevano detto a proposito della stampa cattolica.

 

La genesi

Prima di partire per Zakopane, dove si recò per le cure e l’aria salubre dei monti, nel giugno 1920 aveva inviato una lettera ai frati responsabili della formazione delle giovani reclute nelle province polacche dei Frati Minori Conventuali, con un questionario per sapere cosa pensassero della creazione di una rivista mariana per i membri dell’associazione Milizia dell’Immacolata. Ci fu un confratello (ora venerabile), padre Venanzio Katarzyniec – maestro dei novizi –, che lo incoraggiò molto nel progetto della creazione della rivista, e si offrì anche a collaborare. Evidentemente il suo aiuto doveva essere tutto spirituale, perché poco dopo moriva della stessa malattia che aveva minato la salute del padre Kolbe. Il nostro Santo apprezzò questo incoraggiamento di padre Venanzio, tanto che considerò il Katarzyniec “patrono dell’editrice” sin dall’inizio, e tale è considerato fino ad oggi dai frati di Niepokalanów.

Come era suo solito, padre Massimiliano volle che l’obbedienza ponesse il sigillo ai suoi progetti. Il Provinciale, padre Luigi Karwacki, concesse il permesso per l’avvio della rivista mariana, ma a una condizione che sembrava segnarne la fine sin dal suo inizio: non avrebbe ricevuto alcun aiuto finanziario dalla comunità e nemmeno dalla provincia, doveva pensare da sé ai fondi. Padre Massimiliano M. Kolbe era un giovane frate francescano – aveva solo 27 anni –, aveva pochissima salute, non aveva mezzi economici propri per sovvenzionare l’opera, ma aveva in cambio un desiderio ardente di zelare la gloria di Dio – la “massima gloria di Dio”, come lui diceva –, possedeva un amore folle per l’Immacolata e per le anime da portare a Dio attraverso l’Immacolata.

Sembrava quasi irrisorio ricevere il permesso per fondare una rivista mariana a tali condizioni, tanto più che le redazioni di altre riviste prestigiose e quotate chiudevano i battenti proprio per mancanza di fondi a causa della svalutazione monetaria del marco polacco. 

Tuttavia, padre Massimiliano ora aveva il permesso del Provinciale, l’aiuto dall’alto del padre Venanzio che aveva detto: «Se il mio consiglio può essere utile a qualche cosa, sono del parere che la pubblicazione dell’organo della Milizia debba cominciare quanto prima» (SK 1254), e l’entusiasmo di altri membri della M.I. molto contenti dell’iniziativa; ma come pagare la tipografia che avrebbe stampato la rivista? 

La condizione posta dal Provinciale sembrerebbe provenire da un uomo duro, e invece veniva dalla stessa persona che tanto teneva alla salute di padre Massimiliano: egli lo voleva guarito a tutti i costi, a quei tempi infatti padre Kolbe non era l’unico frate ammalato di tubercolosi, ma non tutti erano stati mandati a curarsi come era stato fatto per lui. Il Padre provinciale inoltre zelava lo sviluppo della M.I. in Polonia, prima nei conventi della provincia e poi tra i laici, e se quella condizione alla creazione della rivista poteva essere un “intoppo” per altri, non lo era per il nostro Santo. Qui si sarebbe giocata e mostrata tutta la fondatezza dell’opera, che si reggeva sul principio dell’obbedienza dal Santo tanto amato e sostenuto: se il Provinciale avesse dato col permesso anche il sostegno materiale, san Massimiliano non avrebbe potuto dire che sin dall’inizio la rivista, la tipografia, e successivamente l’intera Niepokalanów con tutti i suoi frati ed ogni cosa esistente in essa erano “proprietà dell’Immacolata”. Questa insicurezza materiale gli dava la sicurezza che tutto era retto e diretto dalla volontà di Dio, che la sua celeste Regina voleva questa rivista. Umanamente parlando egli avrà avvertito il colpo doloroso, ma ciò servì per confermarlo in una convinzione tanto caratteristica della sua vita interiore: «L’obbedienza, e solo la santa obbedienza ci manifesta con certezza la volontà di Dio. I superiori possono sbagliare, ma noi obbedendo non sbaglieremo mai» (SK 1254). 

Non aspettò però che l’aiuto piovesse direttamente dall’alto, padre Massimiliano era un tipo realistico e pratico; egli stesso si mosse, si fece mendicante per la causa dell’Immacolata, a volte dovette vincere la sua naturale vergogna nello stendere la mano, ma quel suo vincersi portò frutto. Dovette pagare di persona anche con umiliazioni che i confratelli non gli risparmiavano perché lo consideravano un sognatore e lo prendevano in giro per il suo sogno di avere un giorno persino una “tipografia propria” dove i frati stessi avrebbero stampato opuscoli e riviste mariane con le quali “tappezzare tutto il globo terrestre”.

Fu così che una sera a ricreazione, uno dei padri cominciò ad intrattenere un ospite americano, il francescano padre Lorenzo Cyman, mettendo in ridicolo padre Massimiliano. Criticava il livello della rivista, dubitando che una tale rivista avrebbe potuto essere utile e convertire le anime, diceva che padre Kolbe desiderava persino una tipografia propria, ma non aveva denaro, continuando con tono canzonatorio. Padre Massimiliano non si difese e nemmeno si adirò con il confratello. Umiliato, abbassò gli occhi, si coprì la bocca con le mani, e rimase in silenzio. Tale spiacevole conversazione divertì poco l’ospite, che disse: «Se la redazione della rivista va male, la maggior parte della colpa è dei padri della provincia che invece di aiutare, criticano. Per quanto riguarda la tipografia, non solo padre Massimiliano dovrebbe interessarsene, ma tutti i conventi della provincia dovrebbero prendere su di sé l’onere del pagamento». Dopo si rivolse a padre Kolbe con queste parole: «Per aiutarla, le offro la prima somma per la tipografia», estrasse un assegno e vi scrisse sopra la cifra di 100 dollari e lo consegnò a padre Massimiliano.

 

Arriva “Il Cavaliere dell’Immacolata”

Padre Massimiliano, elemosinando per la rivista che era già nella sua mente e nel suo cuore, raccolse le prime offerte. Preparò i primi articoli e corse in tipografia.

Il primo numero si presentava in veste molto modesta, 16 pagine tutte in bianco e nero, senza una vera e propria copertina (la prima pagina fungeva da copertina, con un disegno dell’Immacolata che schiaccia la testa al serpente, ideato dal cappuccino fra’ Efrem da Kcynia) e con una tiratura di 3.000 copie. Egli stesso scrisse che le offerte incominciavano ad arrivare da varie parti durante la stampa del primo numero, e alle 3.000 copie commissionate, se ne aggiunsero subito altre 2.000, così che il primo numero del mensile mariano arrivò alla tiratura di 5.000 copie. Essendo principalmente l’organo della Milizia dell’Immacolata, fu chiamato Il Cavaliere dell’Immacolata.

Gli articoli del primo numero furono scritti interamente da padre Massimiliano. Si trattava di quattro articoli. Il primo voleva essere un editoriale in cui scriveva: «Per mancanza di un capitale di riserva, per il momento non possiamo assicurare ai lettori la consegna regolare del Rycerz Niepokalanej [questo il nome in polacco]. Ciò dipenderà dalla raccolta, in tempo utile, del denaro necessario per la pubblicazione del prossimo numero; in caso contrario, infatti, affogherà nei debiti». 

Nel secondo articolo presentava lo scopo della rivista, e dichiarava che esso «non era solo quello di approfondire e rafforzare la fede, indicare l’autentica via ascetica e presentare ai fedeli la mistica cristiana, ma altresì, in conformità ai principi della Milizia dell’Immacolata, impegnarsi nell’opera della conversione degli acattolici».

Il terzo aveva per titolo Dov’è la felicità, in esso si arrivava alla conclusione che questa si trova solamente in Dio. A seguire un articolo che voleva essere anche un ringraziamento al suo confratello, commilite e protettore del Cavaliere, padre Venanzio Katarzyniec. Padre Kolbe aveva scritto: «Se il mensile uscirà a gennaio, sarà stato opera di padre Venanzio, pregate a tale scopo la Madre Divina per intercessione di lui» (SK 1256). Ora che la rivista era una realtà, egli sentiva il dovere di ringraziarlo. Concludeva l’articolo quasi parlando con padre Venanzio: «...la rivistina che hai tanto atteso sta nascendo ed ha come scopo di conquistare anime all’Immacolata e di offrirle, attraverso le Sue mani purissime, al Cuore di Gesù. Guarda e occupati sinceramente di essa; ottieni per essa con la tua preghiera un favorevole sviluppo e sii il suo Patrono!». Sulla sedicesima pagina padre Massimiliano volle pubblicare un ringraziamento per una grazia ricevuta per intercessione dell’Immacolata, ossia la conversione di un eretico; egli vorrà sempre mantenere tale spazio riservato agli “Acta Immaculatae in universo mundo” (Le opere dell’Immacolata nel mondo intero) sulla rivista mariana del Rycerz, per testimoniare che la Madonna continua ad operare meraviglie di grazia e a condurre al suo Figlio Gesù in ogni tempo e in ogni luogo.

Come scrisse in diverse occasioni, a questo primo numero collaborarono frati dei tre Ordini francescani: un frate minore raccolse offerte per questa nobile causa dal suo Padre provinciale e dal suo superiore; un cappuccino, oltre a raccogliere offerte, disegnò la copertina, e padre Massimiliano ne fu l’ideatore e primo redattore.

 

La “cassa senza fondo”

Un altro principio su cui si poggiò tutta l’opera editoriale e ogni impresa di padre Kolbe fu quello della povertà francescana. Sin dall’inizio non chiese che offerte libere in cambio della rivista, nonostante nell’editoriale avesse scritto che per mancanza di fondi non assicurava ai lettori la regolarità del Cavaliere dell’Immacolata: egli aveva posto le sue basi sul fondamento della povertà serafica che è – come diceva – la “cassa senza fondo della divina Provvidenza”. Facendo così, si precludeva, secondo i ragionamenti umani, ogni possibilità di dare un futuro al mensile mariano, ma egli continuò a stamparlo fino a raggiungere nel 1938 1 milione di copie mensili. A Dio niente è impossibile! 

Dopo il primo numero, ad un certo punto sembrava che tutto stesse per arrestarsi, per mancanza di denaro. È egli stesso a raccontarlo nel numero di febbraio 1922: «Allorché si è trattato di pagare la tipografia per la stampa del numero di gennaio del Rycerz Niepokalanej, ci si è resi conto che mancavano ancora 500 marchi. Quello stesso giorno, però, è stata trovata sull’altare dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria [nella chiesa dei padri Francescani di Cracovia] una lettera con la scritta: “Per Te, Madre Immacolata”; in essa vi era appunto la somma di 500 marchi che mancava, insieme con una poesia che non è molto artistica, tuttavia è l’espressione di un sentimento sincero verso l’Immacolata» (SK 999).

La rivista era “proprietà” dell’Immacolata, Ella stessa aveva pensato a saldare il debito, e con tale segno voleva dimostrare che era sua volontà che andasse avanti. Il bene che ha fatto Il Cavaliere dell’Immacolata in questi 100 anni è incalcolabile! Bene alle anime, conversioni, ma anche tante vocazioni di frati consacrati all’Immacolata che hanno lavorato e si sono consumati per Lei. Quando nello stesso anno, il Padre provinciale trasferì padre Massimiliano e la redazione del Rycerz a Grodno, per le difficoltà a trovare una tipografia che stampasse la rivista, propose di stamparla in proprio. Questa volta prestò mezzo milione di marchi polacchi per l’acquisto della macchina per stampare, e dopo qualche mese assicurò padre Kolbe che non voleva che restituisse nulla: che grande aiuto, dopo la prova iniziale! Questa fu un’ulteriore grazia, perché il nostro Santo voleva che fossero anime consacrate a Dio e all’Immacolata a lavorare nella tipografia e non personale laico. 

A quel tempo ogni convento poteva accettare un numero ristretto di fratelli laici, ma a causa della gran mole di lavoro, chiese e ottenne dai superiori di poterne accettare molti di più, e così arrivò ad avere nella Città dell’Immacolata polacca, in un solo convento, oltre 600 fratelli laici, che altrimenti non sarebbero potuti entrare in convento. In una conferenza a tale proposito diceva: «Se non fosse stato per una grazia dell’Immacolata, che dirigeva tutti questi eventi [degli inizi del Cavaliere] voi oggi non sareste in convento. Per tutto questo ringraziatela di cuore, poiché Ella pensava ad ognuno di voi quando suggeriva le varie decisioni» (Conferenze Kolbe, n. 139). La maggior parte dei frati di Niepokalanów doveva la sua vocazione proprio al Cavaliere dell’Immacolata, e lo ricordava padre Massimiliano in una conferenza ai frati: «Per ognuno è arrivato il momento d’essere accolto a Niepokalanów e normalmente così: il Cavaliere arrivava a casa nostra. Da esso abbiamo imparato a conoscere e ad amare Niepokalanów, o meglio l’Immacolata stessa. Così, Lei ci ha avvicinato sempre di più a sé, fino a quando l’anima, spezzando i legami con il mondo, non è volata qui. Attraverso il Cavaliere, dunque, Ella stessa ha attirato le nostre anime, prendendole per sempre con sé, in maniera totale ed esclusiva. Questa, a Niepokalanów, è la storia della vocazione più comune, anche se ve ne sono delle altre» (CK 58). Grazia su grazia! Ogni grazia proveniente da questa rivista mariana è legata a quell’atto di fede e di abbandono nella volontà di Dio espressa dal Padre provinciale, che suonava quasi assurda, ma che il folle dell’Immacolata accolse, pronunciando il suo “fiat”. Egli cooperò con la grazia, e Dio – attraverso la mediazione materna dell’Immacolata – rese la rivista mariana Il Cavaliere dell’Immacolata sorgente di una catena di grazie.

Concludiamo con ciò che il gesuita padre Giuseppe Andrasz, noto per il fatto d’essere stato confessore e direttore spirituale di santa Faustina Kowalska, ebbe a dire a padre Massimiliano a proposito del Cavaliere: «Che bella idea avete avuto di stampare il Cavaliere! È così adatto ai tempi di oggi perché l’Immacolata attrae tutti». E continuava san Massimiliano: «Cosa gli avrei dovuto rispondere... gli dissi che noi seguivamo soltanto la tradizione dell’Ordine e che se qualcuno ci avesse preceduti sarebbe stato per noi uno schiaffo morale, perché avremmo commesso un’omissione in ciò che era un nostro vanto. Non si sa quali conseguenze si sarebbero avute. Questo è un nostro dovere e ringraziamo l’Immacolata per essersi degnata di scegliere noi in mezzo a tante anime» (CK 141).

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