APOLOGETICA
La Mariologia secondo Ludovico Ott
dal Numero 36 del 16 settembre 2013
di Enrico M. Romano

Una Mariologia, quella di Ott, solida, sostanziosa e... sicura. “Di Maria – si dice – non si saprà mai abbastanza”, dunque non si finirà mai di leggere e meditare sui suoi privilegi, né si penetrerà mai fino infondo il contenuto benefico di grazia dei suoi Dogmi.

Come tante volte si è già detto in questa rivista ed in altre riviste consimili, la Mariologia –  nell’ambito della vasta Teologia dogmatica cattolica – possiede un plus valore specifico, coincidente con il ruolo eccelso ed unico che ricopre, per insondabile Volontà di Dio, la Madre del Redentore sia nell’opera della Creazione che in quella ancor più alta della Santificazione e della Glorificazione degli eletti. Per esserne coscienti e così rendere la nostra fede solida e non vacillante, è bene, specie in questo Annus fidei, studiare qualche buon testo in cui la figura di Maria risalti in tutto il suo splendore e nei suoi inconcepibili privilegi (Immacolata Concezione, Verginità Perpetua, Maternità Divina, Assunzione fisica, Mediazione e Corredenzione nell’ordine della grazia, ecc.).
Sono certamente consigliabili i testi di Padre Manelli (Mariologia biblica), di mons. Landucci (Maria SS. nel Vangelo) e vari altri, inclusi quelli che partono dalle celebri mariofanie storiche (René Laurentin su Lourdes, Cristina Siccardi su Fatima, padre Angelo Tentori su La Salette, ecc.).
Tempo fa abbiamo recensito l’opera enciclopedica, quanto mai raccomandabile agli studiosi cattolici e appena ripubblicata, del teologo Ludovico Ott (Compendio di teologia dogmatica, ed. Ichthys, 2012). In essa, tra mille altri meriti, vi è quello di presentare una buona sintesi della Mariologia cattolica, in modo bello, chiaro e sicuro dal punto di vista dottrinale (alla scienza mariologica sono dedicate le pagine 326-360 del Compendio). Ce ne serviamo ancora una volta come punto fermo d’appoggio per offrire al lettore che non ha tempo di approfondire alcuni elementi validi per la riflessione di fede sul mistero forse più affascinante del Cattolicesimo: il Mistero di Maria.
Come già detto altrove, l’Ott fonda il suo argomentare sulla Bibbia, sulla Tradizione, sulla Patristica, sul Magistero e sulle acquisizioni dei teologi più sicuri, arrivando a stabilire, a beneficio della comprensione del lettore, delle Tesi teologiche sul tema trattato, con una relativa nota teologica di certezza o di probabilità del punto affermato. Nell’ambito della Mariologia le tesi da accettare De fide, cioè come dogmi della Rivelazione, sono alla luce dello Ott: 1) Maria è veramente Madre di Dio; 2) Maria fu concepita senza macchia del peccato originale; 3) Maria fu vergine prima, durante e dopo il parto; 4) Maria concepì senza cooperazione di uomo per virtù dello Spirito Santo; 5) Maria partorì senza lesione alcuna della sua integrità virginale; 6) Maria visse vergine anche dopo la nascita di Gesù; 7) Maria fu assunta in Cielo in corpo e anima.
Come si vede si tratta di 7 candidi gigli che coronano la più grande Regina della storia, e ne fanno davvero il Capolavoro di Dio. Dio potrebbe fare qualcosa di meglio di Maria? Infondo porsi questa domanda, come diceva giustamente il terziario domenicano La Pira (malgrado i suoi limiti da politico...), non ha senso: Dio può tutto, è vero, ma avendo deciso di dare a sua Madre i privilegi più alti, non può per il fatto stesso darne ad altri né i medesimi, né tanto meno di maggiori. Cosa può essere poi più elevato per una creatura umana che mettere al mondo il Creatore stesso? Se dunque Cristo non si incarnerà più, nessuna donna, neppure potenzialmente, potrà avere il privilegio unico e irripetibile di Maria. Se poi la Madonna fu assolutamente piena di grazia, come si potrebbe essere “più che pieni”? Non ha senso porsi la domanda. Certo anche la Madonna, ora in Cielo e nella visione beatifica, può aumentare la Gloria: ma partendo da un livello di altezza tale – visto il punto di partenza del tutto unico (Immacolata Concezione) – che nessuna altra creatura, neppure un “santo arci-santo” (alla san Francesco), potrà mai raggiungere. Insomma, si meditino con attenzione questi 7 punti fermi e se non sono sempre imitabili (come l’Assunzione per esempio), sono però sempre stimabili e meditabili: la verginità come ideale, l’essere per quanto sta in noi in grazia, la vicinanza a Dio in ogni momento della vita, e così via.
Vi sono però, a detta dello Ott, altre importanti Tesi teologiche, deducibili dal dogma, che non arrivano alla sicurezza assoluta del dogma stesso (ma non significa che siano meno vere). Quali sono? Ecco quelle che cita, con lista non esaustiva, il Teologo germanico: 1) Maria fin dalla sua concezione fu immune dalla concupiscenza (Sentenza comune). 2) Per un particolare privilegio della grazia di Dio Maria fu durante la vita esente da ogni peccato personale (Sentenza prossima alla fede). 3) Maria subì la morte corporale (Sentenza più comune). 4) Maria ha donato al mondo il Redentore, la fonte di ogni grazia, e così è divenuta mediatrice di ogni grazia (Sentenza certa). 5) Dall’Assunzione di Maria in Cielo nessuna grazia è data agli uomini senza la sua cooperazione attuale d’intercessione (Sentenza pia e probabile). 6) Maria è mediatrice di ogni grazia mediante la sua cooperazione nella Incarnazione. 7) Maria è mediatrice di tutte le grazie con la sua intercessione in Cielo (le tesi 6 e 7 non hanno una nota teologica, forse perché si tratta di semplici modalità di attuazione della tesi n. 5 sulla mediazione di Maria o forse per una svista dell’Autore. Noi le stimiamo comunque essere entrambe una Sentenza certa). 8) Alla Madre di Dio Maria è dovuto il culto di iperdulia (Sentenza certa).
Nella classificazione che fa Ott nel suo Trattato, la Sentenza prossima alla fede (come qui la numero 2) è la più vicina al dogma in senso stretto e configura «una dottrina ritenuta dalla quasi totalità dei teologi come verità rivelata, ma che la Chiesa non ha ancora definitivamente proclamata come tale» (p. 22). Distinguo: non ha definitivamente proclamato come tale con formule del Magistero solenne ex cathedra, concedo; non ha proclamato come tale neppure nel Magistero ordinario (che può essere comunque infallibile), nego. Si tratta certamente di verità che non debbono e non possono essere oggetto di discussione tra i teologi, ma debbono essere accettate, per senso della Tradizione, rispetto del Magistero (anche non infallibile) e congruenza razionale e dottrinale coi dogmi definiti. È ovvio dunque che Maria fu esente dai peccati personali, anche se questa ovvietà non è stata sancita in modo dogmatico solenne come l’Immacolata e l’Assunta. In tal senso tutte le 8 verità enunciate qui sopra sono ontologicamente vere e in Paradiso Maria è contemporaneamente Assunta e Mediatrice, sebbene per il primo titolo vi sia una definizione ex cathedra e non per il secondo. La Sentenza certa (che corrisponde alle tesi 4, 6, 7 e 8) è di un grado inferiore alla Sentenza prossima alla fede e indica «una dottrina sulla quale il magistero della Chiesa non si è ancora pronunciato definitivamente, ma la cui verità è garantita dal suo rapporto con la rivelazione» (pp. 22-23). La Sentenza comune (che corrisponde alla tesi 1) «è una dottrina che appartiene per sé al campo delle libere opinioni ma che è sostenuta comunemente dai teologi» (p. 23). La più bassa è la Sentenza più comune (come qui la tesi 3 sulla morte di Maria): infatti più comune significa che non è affatto comune, e per un paradosso linguistico il più è qui de facto un meno.
In ogni caso, noi riteniamo che, a parte quest’ultima tesi sulla morte di Maria (più comune dell’altra sulla non-morte, la quale però conta comunque numerosi autorevoli sostenitori), tutte le altre tesi, oltre agli indiscutibili 7 Dogmi di cui sopra, vadano recepite, meditate, e fermamente credute. Esaltare Maria oltre misura? Negando la divinità di Maria come noi facciamo (e dunque la sua eternità, onniscienza, infinità, ecc.), crediamo che sia molto difficile, se non impossibile.

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