APOLOGETICA
Il sangue che ha cambiato la storia. Ma i libri di Storia non ne parlano
dal Numero 29 del 21 luglio 2019
di Corrado Gnerre

Il semplice annuncio del Sacrificio di un Dio per l’uomo è bastato ad estirpare radicalmente secolari credenze e culti pagani e si è dimostrato efficace per la conquista dei cuori e dei popoli più di molti eserciti.

In Cristo si è realizzata la Storia. La Fede impone di credere questo. Non è un caso che il Verbo viene definito come l’alfa e l’omega dell’esistente, ovvero l’inizio e la fine, il che ovviamente significa il tutto. E in questo c’è una logica chiarissima. La Teologia, infatti, afferma che in Cristo tutto è stato creato e poi, in conseguenza della tragedia del peccato, in Cristo tutto è stato salvato.
Soffermiamoci sulla salvezza: in Cristo, quindi, tutto è stato salvato. Ma Cristo come ha salvato? Con la sua sofferenza, con la sua morte... e con il suo Sangue. E qui c’è un’originalità che esprime unicamente il Cristianesimo: non è solo l’uomo che deve offrirsi a Dio, ma è anche Dio che liberamente decide di offrirsi all’uomo. Sottolineiamo “liberamente” perché Dio a nulla può essere costretto se non nelle dinamiche intratrinitarie.
E il Sangue di Cristo – diciamocela tutta – ha cambiato la storia umana, anche se questo Sangue non è citato in nessun manuale di Storia. Un esempio viene naturale. Si sa che la prima spedizione dei conquistadores che arrivò in America Latina contava appena una settantina (proprio così: una settantina!) di unità; e questi, malgrado l’esiguo numero, in un tempo molto breve riuscirono ad avere la meglio su eserciti di migliaia e migliaia di guerrieri. Inizialmente gli storici credettero di aver trovato la spiegazione nell’uso delle armi da fuoco: gli spagnoli le possedevano, gli indigeni no. Ma poi si è capito che una spiegazione del genere non reggeva. Prima di tutto perché quelle del tempo erano armi da fuoco molto rudimentali che si caricavano pallottola per pallottola, per cui non si sarebbe fatto in tempo da parte di poche unità a far fronte a decine di migliaia di avversari; secondo, perché in quel clima caldo-umido molte di quelle armi facevano letteralmente cilecca. E allora, indagando, si è capito che la spiegazione stava da qualche altra parte; e si è scoperto che non appena arrivati nel Nuovo Continente i conquistadores furono subito aiutati nella conquista da alcuni popoli della costa (particolarmente i Totonachi e gli Huaxtechi) che decisero di allearsi con loro. Il perché è interessante. Questi popoli della costa pativano da tempo la sudditanza nei confronti degli imperi centrali, sudditanza che dovevano pagare non in denaro, ma in tributi umani. Le religioni precolombiane, infatti, credevano in divinità bramose di sangue umano. Bisognava fare decine e decine di sacrifici umani (in alcuni periodi dell’anno anche centinaia e centinaia) per cercare di soddisfare l’insaziabile sete degli dèi, altrimenti il sole non sarebbe più sorto. Ci sono descrizioni a riguardo terribili: la vittima veniva squarciata viva, poi il sacerdote ne afferrava il cuore ancora palpitante e lo mangiava in vece delle divinità. Ebbene, gli spagnoli furono accompagnati da diversi missionari che, non conoscendo le lingue del posto, avevano ben pensato di portare delle raffigurazioni di Gesù e della Madonna. La Vergine con il suo viso dolcissimo in contrapposizione ai volti mostruosi e terrificanti delle divinità locali; e Gesù piagato, crocifisso, pieno di sangue. Quale fu il loro annuncio? Semplicemente questo: “Voi finora avete creduto in un dio che vuole che moriate per lui, noi adesso vi portiamo un Dio che è venuto a morire per voi!”. Nient’altro che questo. Eppure, semplicemente con questo, cambiò la storia di quel Continente. Una frase che (lo ribadiamo) non sta scritta su nessun manuale, ma che è più importante di tanti avvenimenti, fatti, battaglie, trattati, documenti.
Per non parlare di ciò che avvenne all’inizio dell’era cristiana. Un famoso evangelizzatore dei pagani, san Colombano (563-615) scrive nelle sue Istruzioni spirituali: «Fratelli, seguiamo la nostra chiamata: siamo chiamati dalla Vita alla fonte della vita; questa fonte non è solo fonte “dell’acqua viva” (Gv 4,10), ma della vita eterna, fonte di luce e di chiarezza. Ogni cosa infatti viene da lei: sapienza, vita e luce eterna [...]. Signore, sei tu stesso questa fonte che c’è sempre ed è sempre da desiderare, e alla quale ci è sempre permesso e sempre necessario attingere. “Signore Gesù, dacci sempre quest’acqua”, perché essa diventi anche in noi fonte di acqua che “zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14). È vero: ti chiedo molto, chi potrebbe negarlo? Ma tu, Re di gloria, sai dare cose grandi, e le hai promesse. Nulla più grande che te, ed è te stesso che ci dai, tu che ti sei offerto per noi. Per questo è te che chiediamo [...], poiché non desideriamo ricevere altro che te. Sei il nostro tutto: la nostra vita, luce e salvezza, cibo e bevanda, il nostro Dio». San Colombano parla di Cristo che dona tutto se stesso per dissetare l’uomo; e dona tutto se stesso, versando il suo Sangue per l’uomo. Anche in questo caso vi è un annuncio totalmente nuovo rispetto alla mentalità dominante nel paganesimo del tempo, dove l’uomo figurava come un trastullo del divino, una specie di “giocattolo” su cui sfogare i propri capricci. No, l’uomo è talmente amato da Dio, che Dio decide di morire per lui, di farsi Pane e Vino, Corpo e... Sangue per alimentarlo.
È la famosa immagine del Pio Pellicano, utilizzata sin dai primi secoli dell’era cristiana, che si strappa le carni per darle in cibo ai suoi piccoli.

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