RELIGIONE
Maria Santissima Madre dei Sacerdoti
dal Numero 38 del 2 ottobre 2016
di Suor M. Gabriella Iannelli, FI

Per la propria identificazione e conformazione sacramentale a Gesù, Figlio di Dio e di Maria, ogni sacerdote può e deve sentirsi veramente figlio prediletto di questa Santissima Madre e, come il discepolo amato, prenderla con sé «nella sua propria casa».

All’origine di ogni maternità spirituale verso i Sacerdoti c’è la Maternità di Maria, Madre di tutti i Sacerdoti, che è a sua volta originata dal mistero della Maternità divina: Ella è la Madre dell’unico eterno, Sommo Sacerdote, Cristo Gesù. 
Il Papa Benedetto XVI parlando del nesso che c’è tra la Madonna e il Sacerdozio afferma che «è un nesso profondamente radicato nel mistero dell’Incarnazione [...]. Maria è realmente e profondamente coinvolta nel mistero dell’Incarnazione, della nostra salvezza. E l’Incarnazione, il farsi uomo del Figlio, era dall’inizio finalizzata al dono di sé; al donarsi con molto amore nella Croce, per farsi pane per la vita del mondo. Così sacrificio, sacerdozio e Incarnazione vanno insieme e Maria sta al centro di questo mistero» (Udienza generale, 12.08.09).
Maria Santissima, quale Madre di Dio ha concepito, generato, nutrito, presentato al Padre e sofferto con Cristo Sacerdote (cf. Lumen gentium, n. 61), e per questo il Sacerdozio di Cristo è inseparabile dalla Maternità divina di Maria. Non solo è inseparabile, ma – afferma il Papa – «Maria è al centro» del mistero dell’Incarnazione e del sacrificio sacerdotale di Cristo, ne è parte integrante, essenziale, non secondaria e accidentale.
Maria Santissima quale Madre di Gesù fa unità con Lui sia nell’Incarnazione, sia nella Redenzione. La sua Maternità divina la conduce ad essere, sul Calvario, la Corredentrice accanto al Redentore, la Virgo Sacerdos che offre al Padre il Sacrificio di Cristo.
Il Dottore serafico, san Bonaventura da Bagnoregio, nel suo Breviloquio afferma che «il modo dell’Incarnazione è mariano» e sviluppa il suo pensiero argomentando che l’Incarnazione fu progettata ed attuata dal Padre, in modo da non essere possibile disgiunta dalla Maternità divino-verginale di Maria. Nel presente ordine segnato dal peccato originale, si inserisce anche l’opera della Redenzione la quale porta anche essa,  di riflesso, un’impronta intrinsecamente mariana: «Teoricamente egli [san Bonaventura] intende che la Mediazione della Vergine non solo tocca il momento dell’Incarnazione, ma è consumata nel sacrificio offerto dal Figlio di Dio incarnato al Padre. Praticamente egli intende affermare che non esiste Sacerdote divino né vittima divina senza la Madre del Sacerdote, e la Madre del Sacerdote non esiste senza essere personalmente ed attivamente coinvolta nell’offerta e nell’offrirsi del Figlio. [...]. Il materno ed il sacerdotale, pur senza confondersi, si compenetrano a vicenda, precisamente a causa di quella unica relazione di maternità-figliolanza, che, una volta instauratasi, non può mai venir meno»1.
Il Sacerdozio di Cristo è partecipato, attraverso il Sacramento dell’Ordine sacro, a tutti i Sacerdoti che sono cristificati o meglio ancora, vengono resi “cristici”, operando “in persona Christi” nella celebrazione della Santa Messa e nell’amministrazione dei Sacramenti. L’unione che c’è tra Cristo e la Madre Santissima viene dunque anche essa partecipata ai Sacerdoti, in virtù del fatto che il Sacerdozio in sé, ontologicamente ed intrinsecamente, è inseparabile dalla Vergine Madre.
Questa unione tra Maria Santissima e ogni Sacerdote fu stabilita da Cristo stesso sulla Croce quando affidò la Madre a Giovanni, Discepolo prediletto e primizia verginale del Sacerdozio. Se è vero che in tale affidamento Giovanni rappresenta tutto il genere umano, è anche vero che egli rappresenta innanzitutto i sacerdoti; possiamo pensare che nell’intenzione di Gesù c’è quella di affidare in modo speciale ogni Sacerdote alla sua Madre Santissima. Afferma infatti ancora Benedetto XVI: «Gesù, prima di morire, vede sotto la Croce la Madre; e vede il figlio diletto e questo figlio diletto certamente è una persona, un individuo molto importante, ma è di più: è un esempio, una prefigurazione di tutti i discepoli amati, di tutte le persone chiamate dal Signore per essere “discepolo amato” e, di conseguenza, in modo particolare anche dei sacerdoti. [...]. Il Vangelo ci dice che san Giovanni, il figlio prediletto, prese la madre Maria “nella sua propria casa” [...]. Prendere con sé Maria significa introdurla nel dinamismo dell’intera propria esistenza – non è una cosa esteriore – e in tutto ciò che costituisce l’orizzonte del proprio apostolato. Mi sembra si comprenda, pertanto, come il peculiare rapporto di maternità esistente tra Maria e i presbiteri costituisca la fonte primaria, il motivo fondamentale della predilezione che nutre per ciascuno di loro. Maria infatti li predilige per due ragioni: perché sono più simili a Gesù, amore supremo del suo cuore, e perché anch’essi, come Lei, sono impegnati nella missione di proclamare, testimoniare e dare Cristo al mondo. Per la propria identificazione e conformazione sacramentale a Gesù, Figlio di Dio e di Maria, ogni sacerdote può e deve sentirsi veramente figlio prediletto di questa altissima ed umilissima Madre» (Udienza, 12. 08.09).
Alla luce di queste considerazioni c’è da chiedersi: quale è il posto che Maria occupa oggi nella vita del Sacerdote? È lo stesso posto e ruolo che ebbe nella vita di Gesù, di san Giovanni Apostolo? La Madonna è veramente accolta dal Sacerdote “nella propria casa” vale a dire nell’intimo della propria vita, tra le cose più care? Forse i Sacerdoti nel tempo attuale hanno dimenticato o messo da parte questa dimensione mariana della spiritualità sacerdotale e non sempre accolgono, come esortava Benedetto XVI, nella «profondità del proprio essere, nel dinamismo dell’intera propria esistenza e in tutto ciò che costituisce l’orizzonte del proprio essere» Colei che deve plasmarli ad immagine di Cristo. E non sarà forse anche per questo che riesce sempre più difficile scorgere nella persona dei Sacerdoti i lineamenti di Gesù, Buon Pastore?  

Nota
1) Padre Peter D. Fehlner, Il mistero della Corredenzione secondo il Dottore serafico san Bonaventura, in Maria Corredentrice. Storia e teologia, vol. II, Casa Mariana Editrice, Frigento 1999, pp. 32-33.

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