APOLOGETICA
Solo il Cristianesimo può governare il Tempo
dal Numero 26 del 3 luglio 2016
di Corrado Gnerre

Il cristiano ha una possibilità unica, che non si trova in altre religioni: quella di governare il Tempo. Il Tempo scorre inarrestabile, ma non inesorabile: esso è governato da Dio, ed è pertanto governabile dall’uomo che si rimette alla Volontà di Dio.

Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 6, Gesù raccomanda: «Non vi affannate e non dite: “Che cosa mangeremo?” o: “Che cosa berremo?” [...]. Di tutto questo si preoccupano i pagani».
Leggendo queste parole, viene naturale immaginare questa scena: un contadino con calma, attenzione e con movimenti costanti sparge il seme sul terreno arato. Si tratta di un gesto di speranza e di attesa. Movimenti sicuri, costanti, attenti... ma orientati chiaramente verso un futuro che non sarà molto di là del tempo.
Dicevamo: movimenti di speranza e di attesa. Di speranza, perché se non ci sarà pioggia, quei semi non fruttificheranno. Il contadino lavora affidandosi ai corsi della natura: alla stagione “secca” seguirà quella “umida” e i frutti verranno fuori. Di attesa, perché si tratta di un lavoro orientato verso risultati che verranno e che soprattutto non verranno immediatamente.
Gesti di questo tipo sono presenti anche nel mondo animale, ma con una differenza non di poco conto. Tra gli animali la speranza e l’attesa non sono vissuti nella consapevolezza e il tutto avviene istintivamente. Nell’uomo non accade così. Situazioni di questo tipo sono “pensate” e “volute” e, proprio perché “pensate” e “volute”, sono esistenzialmente “vissute”. 
L’uomo ha in sé la capacità di “governare” il Tempo, pur “subendolo”. Lo “subisce” perché il Tempo trascorre senza che lo si possa arrestare; ma, anche se lo “subisce”, l’uomo lo può volontariamente “governare”; proprio con la “speranza” e l’“attesa”.
Gesù chiaramente invita a “governare” il Tempo e lo fa dicendo di affidarci (la speranza) per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno (l’attesa): «Non vi affannate e non dite: “Che cosa mangeremo?” o: “Che cosa berremo?” [...]. Di tutto questo si preoccupano i pagani».
Ora, mentre il contadino dell’immagine compie il suo lavoro affidandosi al ciclo della natura... al Cristiano viene chiesto di agire affidandosi a qualcosa, anzi a Qualcuno, che è molto di più: Dio stesso, che non verrà mai meno alle sue promesse.
Vivere diversamente sarebbe da pagani. Quelli “antichi” e quelli “di oggi”, infatti, non possono affidarsi a Dio. I primi (i pagani antichi) perché convinti che gli dèi si servissero violentemente dell’uomo, i secondi (i pagani di oggi) perché vivono come se Dio non ci fosse. E così facendo diventano “vittime” e “burattini” dell’impietosità del Tempo.
Ai Cristiani, invece, viene offerto un destino enormemente superiore, imparagonabile in nobiltà rispetto alla bassezza del paganesimo antico e moderno: la capacità di scegliere Dio, affidarsi a Lui e così poter governare e orientare il Tempo.
La grande lezione di Sant’Agostino sul Tempo sta anche e soprattutto in questo. Egli dice che all’uomo è dato cogliere la dimensione dell’eterno. Nel momento in cui “entra in se stesso”, cioè coglie di sé la dimensione non solo corporea ma anche spirituale, capisce bene ciò di cui ha davvero bisogno. Capisce che ciò che è limitato, precario e finito non può soddisfare pienamente il suo essere e la sua domanda fondamentale. Ed è proprio in questa interiorità profonda che il passato e il futuro si uniscono nella sintesi di un “eterno presente”, riflesso e prefigurazione della definitività dell’eterno.
Ma ritorniamo alla questione del governo del Tempo, che è poi la questione fondamentale che in questo articolo si vuole evidenziare.
Come si diceva più su, il Cristiano ha una possibilità maggiore, anzi: ha la possibilità! La vera “potenza” che può essere data all’uomo non è quella distruttiva e fallimentare della “volontà di potenza” nietzschiana secondo cui il Tempo sarebbe risolvibile quando ci si rapporta ad esso senza pretendere di dargli un senso, ma sfruttandone solo la sua forza propulsiva; né quella che “risolverebbe” il Tempo negandolo nel delirio immaginifico del surrealismo postmoderno, bensì solo quando il Tempo viene preso in considerazione in sé, nel suo senso, e poi lo si risolve nell’eternità. E questa possibilità la dà solo il Cristianesimo.
Nelle parole di Gesù c’è una chiara condanna della “preoccupazione”, che non è la semplice “occupazione” (del tutto legittima, in quanto l’uomo è responsabile delle sue scelte e del suo destino), bensì la tentazione di trasformare il Tempo, gli accadimenti e i fatti, in ansia.
Per il Cristiano il Tempo si svolge, è inarrestabile, ma non è inesorabile. Il Tempo è governato da Dio, ed è pertanto governabile dall’uomo se questi si rimette alla Volontà di Dio: «Non vi affannate e non dite: “Che cosa mangeremo?” o: “Che cosa berremo?” [...]. Di tutto questo si preoccupano i pagani».

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