APOLOGETICA
Il rapporto tra Cattolicesimo ed Ebraismo, una storia da riscrivere
dal Numero 15 del 17 aprile 2016
di Corrado Gnerre

La questione della presunta ostilità da parte dei Cristiani verso gli Ebrei va chiarita e smentita sulla base di dati storici. La storia reale infatti insegna che non la Chiesa, ma i popoli arabi prima e la società civile poi hanno osteggiato questo popolo...

È consolidata la convinzione secondo cui il rapporto nel corso dei secoli tra la Chiesa Cattolica e gli Ebrei non sarebbe stato dei migliori. Si è convinti, cioè, che la Chiesa Cattolica non abbia fatto nulla per impedire ingiustizie nei confronti degli Ebrei della diaspora e che addirittura essa stessa si sia fatta promotrice di tali ingiustizie.
Prima di trattare la questione vanno fatte due premesse. La prima è che i più convinti nemici degli Ebrei nella storia non sono stati i Cristiani, ma gli arabi, semiti come gli Ebrei. L’antigiudaismo non ha a che fare con il Cristianesimo, nasce prima: c’era già ai tempi dell’Antico Testamento. La seconda è che, dopo Cristo, casi di persecuzione nei confronti degli Ebrei sono da addebitare soprattutto alla società civile.
Veniamo adesso all’argomento specifico: Chiesa Cattolica-Ebrei. Prendiamo in considerazione due questioni: quella del diritto speciale e quella del ghetto.

La questione del “diritto speciale”

Gli Ebrei storicamente sono stati trattati con un diritto speciale. Ma a riguardo vi è da dire che gli Ebrei, ovunque si siano stanziati, hanno sempre formato una sorta di “nazione nella nazione”. Già sant’Agostino aveva scritto: «Sussistono ovunque e sono Ebrei ovunque; non hanno cessato di essere quello che erano» (1). Il Talmud proibisce di farsi assorbire in un’altra nazione. Da qui l’obbligo da parte degli Stati ospitanti di imporre agli Ebrei un diritto di eccezione e non il diritto comune. Non potendo unire due nazionalità, è logico che l’ebreo non possa unire la pienezza di due diritti. Pertanto non vi era nulla di ingiusto nel fatto che uno Stato cristiano concedesse all’ebreo soltanto un diritto di eccezione o particolare, il quale si aggiungeva al diritto dell’ebreo che non cessava di restare tale. Si deve inoltre tener presente che la pretesa che gli Ebrei dovessero vivere in un regime di legislazione eccezionale era anche motivata dal fatto che la legge morale che reggeva l’ebreo della diaspora non era la Legge di Mosè – o perlomeno non era solo quella – ma anche e soprattutto la Legge talmudica, fortemente incentrata sull’odio contro Gesù e il Cristianesimo.

La questione del “ghetto”

Un’altra questione è quella relativa al ghetto. Uno dei fondamenti della libertà civile è senz’altro la libertà di residenza. La legge della Chiesa regolava la residenza dell’ebreo con condizioni molto severe (il ghetto), presumibilmente per motivi di sicurezza. Ma all’ebreo veniva comunque riconosciuto il diritto di residenza. Questo riconoscimento non avveniva dappertutto. Molte città non accordavano all’ebreo neanche questo diritto limitato al ghetto. Lo Stato temporale della Chiesa fu senza dubbio il luogo dove l’ebreo ottenne il trattamento più favorevole. Si pensi che in molte città autonome (per esempio Strasburgo) gli Ebrei, per concludere i loro affari, potevano entrare solo di giorno.
Va aggiunto che il Papato ha avuto un ruolo moderatore. Innocenzo IV, nel 1247, promulgò due Bolle in difesa degli Ebrei e già Innocenzo III era intervenuto in tal senso. Così anche Clemente VI si distinse nella volontà di proteggere gli Ebrei da calunnie popolari. Un altro esempio significativo: Pio XI, quando le leggi razziali in Italia vietarono i matrimoni misti con gli Ebrei, denunciò quelle leggi come vulnus al Concordato del ’29.
Le cose peggiorarono per gli Ebrei con la modernità e la sua scristianizzazione. Si pensi a personaggi come Lutero e Voltaire fortemente antisemiti. La parola “antisemitismo” non è casuale; la modernità, infatti, ha segnato il passaggio dall’antigiudaismo teologico (giusto e caritatevole) all’antisemitismo razziale (ingiusto e da condannare). Ovvero dalla critica religiosa al giudaismo al rifiuto dell’ebreo in quanto tale.  

Nota
1) Aurelio Agostino di Ippona, Commento al Salmo 58.

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