ATTUALITÀ
Legge 40/2004. Epilogo di una Legge ingiusta
dal Numero 19 del 11 maggio 2014
di Alfredo De Matteo

Una legge smantellata sotto i colpi della Corte Costituzionale. Ecco la storia della Legge 40. Crollano gli ultimi “paletti”: ciò era prevedibile, data la debolezza e ingiustizia intrinseca di tale Legge.

Legge 40 addio: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la parte della legge sulla procreazione assistita, emanata nel 2004 e confermata dal mancato raggiungimento del quorum nel referendum abrogativo promosso dai radicali, che vieta il ricorso ad un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta (articoli 7 comma 3; 9 commi 1, 3 e 12 comma 1). Cadono anche, di conseguenza, i due incisi che recitano entrambi «in violazione del divieto di cui all’art. 4, comma 3», ossia del divieto di eterologa, previsti nei commi 1 e 9 dell’art. 9, che resta immutato per le altre parti e per i suoi contenuti, compreso il divieto di disconoscimento di paternità in caso di eterologa. Incostituzionale, infine, anche l’art. 12 comma 1 sulle sanzioni: «Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall’articolo 4, comma 3, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro». «Tale sentenza ha valore di legge e non è oppugnabile», affermano i legali Gallo e Baldini, ossia coloro i quali per primi sollevarono il dubbio di costituzionalità, aggiungendo che d’ora in poi non potrà più essere emanata dal Parlamento una legge che vieti il ricorso alla fecondazione artificiale eterologa.
Questa ultima tremenda bocciatura sembra far crollare l’ultimo “paletto” contenuto nella legge 40, norma che per cinque volte è finita sotto le forche caudine della Corte Costituzionale; se poi si considerano i ricorsi avverso le altre parti della legge finite “sotto inchiesta”, in particolare quelle che vietano il congelamento degli embrioni e la diagnosi preimpianto e quella che stabilisce il limite di utilizzo di tre embrioni per ciclo di fecondazione, sono in totale 16 le volte che i giudici hanno contraddetto il dettato della legge 40.
A questo punto, cosa rimane della legge 40? Il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita per i single e le coppie dello stesso sesso nonché per le coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche, il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e revoca del consenso. Tutte questioni tutt’altro che al sicuro sia dagli attacchi della Corte Costituzionale che della Corte Europea, la quale già nel 2012 ha emesso una sentenza di condanna per l’Italia relativamente al divieto di accesso alle tecniche di fecondazione per le coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche. Il prossimo 18 giugno è previsto il pronunciamento della Grand Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo sui restanti divieti ancora in essere contenuti nella legge 40, dopodiché si attende il pronunciamento della Consulta, rinviato proprio appositamente a dopo aver acquisito il parere della Corte.
Lo smantellamento progressivo a colpi di sentenze della legge 40, norma integralmente iniqua, induce ad alcune riflessioni, innanzitutto circa la natura perversa e dittatoriale degli odierni totalitarismi democratici, secondo la memorabile definizione coniata da Giovanni Paolo II: non solamente, infatti, la legge 40 è stata promulgata da un Parlamento democraticamente eletto (e di fatto abbattuta per via giudiziaria) ma è stata anche confermata dal popolo italiano attraverso l’astensione di massa al referendum abrogativo del 2005 promosso dai radicali. Tuttavia, l’arbitrario e ideologico azzeramento della volontà espressa dal popolo e dal Parlamento è stato favorito dall’intrinseca contraddittorietà della legge stessa, la quale è nata come norma di compromesso ove la questione etica è stata volutamente relegata in un angolo, proprio da quel mondo politico cattolico e pro-life che l’ha fortemente voluta e difesa. La tecnica della fecondazione artificiale, sia essa omologa o eterologa, è palesemente contraria alla legge naturale perché mina la dignità dell’essere umano ridotto a merce prodotta in laboratorio e uccide esseri umani innocenti, per di più in quantità elevatissime. La politica della (presunta) riduzione del danno che punta al gioco al ribasso non ha mai dato buoni frutti e mai ne darà: questo sembra costituire l’insegnamento che ne deriva dal disastroso epilogo di una legge ingiusta ed omicida, quanto non abbastanza per i suoi demolitori, che ha forse posto la parola fine al dibattito politico circa l’illiceità intrinseca della fecondazione artificiale; dibattito in realtà mai nato perché indebitamente sottratto allo scontro politico e culturale.

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