ATTUALITÀ
Maschio, femmina e basta. Non c’è altro da aggiungere!
dal Numero 14 del 7 aprile 2013
di Lazzaro M. Celli

“Omosessuali si nasce”. La solita menzogna priva di fondamento scientifico, su cui poggia l’ultimo spot pubblicitario del Ministero delle Pari Opportunità. Purtroppo l’ambiguità dilaga anche su alcuna stampa cattolica.

    La nuova pubblicità del Ministero delle Pari Opportunità del governo cosiddetto “tecnico”, presieduto dal Ministro Fornero, ha dell’incomprensibile e offre il polso per comprendere che ormai siamo sottoposti ad una tirannide culturale che vede in Monti uno dei servi di un pensiero disumano che vuole imporsi su tutti senza ragioni e senza confronti. Almeno ufficialmente lo spot sarebbe stato ideato per combattere il fenomeno dell’omofobia, in realtà lancia un messaggio volto a normalizzare l’omosessualità. Vediamo perché. Nella reclame vi troviamo l’immagine di tre persone, due uomini e una donna; sulla fronte del primo è scritto “alto”, su quella del secondo “rosso” e sulla fronte della donna c’è scritto “lesbica”. Il tutto si chiude con una lapidaria affermazione: «E non c’è altro da dire». In questo modo si vuol far passare la tendenza omosessuale, come un dato naturale; come dire, una persona può essere alta, piuttosto che bassa; avere i capelli rossi, piuttosto che neri; avere tendenze omosessuali, piuttosto che etero. Tuttavia, mentre le prime due condizioni sono un’eredità del nostro patrimonio genetico, la terza condizione, quella dell’omosessualità, è la negazione più violenta, la ribellione più radicale contro la propria corporeità. Il nostro corpo, infatti, si forma solo in senso maschile o femminile. E non c’è altro da aggiungere. Non si nasce lesbiche o gay. L’ideologia omosessualista non ha mai smentito questa verità sul piano scientifico e non ha mai avanzato uno straccio di ragione a sostegno della propria ipotesi. Se dunque la tendenza omosessuale, lesbica o gay, non è una tendenza innata, dunque naturale, dunque normale, vuol dire che si può solo acquisire; allora, per spiegarne le origini, bisognerà fissare l’attenzione sulla dimensione culturale, ambientale, familiare, relazionale, affettiva e altro ancora, se fosse necessario, ma non genetica. Fino a prova contraria.
    Che l’iniziativa intrapresa dal Ministero non sia semplice lotta all’omofobia, lo capirebbe anche un bambino. Sono rarissimi i casi di cronaca in cui omosessuali sono fatti oggetto di violenza o perseguitati a causa della loro tendenza, almeno qui in Italia. Non solo, ma in tutto l’Occidente, se sei omosex hai una chance in più per fare carriera nel mondo dello spettacolo, sei considerato più “creativo”. Nel mondo arabo invece non è così. In quei Paesi c’è una persecuzione contro la persona, pertanto le lobby gay/lesbiche farebbero meglio a concentrare i loro sforzi per abbattere l’omofobia dove effettivamente è radicata, ovvero nella cultura islamica e lascino liberi coloro che cercano la discussione come fanno tutti coloro che difendono quel residuo di democrazia che resta. Ora, che si possa finanziare con i nostri soldi un’iniziativa sbagliata del Ministero, ce lo aspettiamo, ma che “Famiglia Cristiana” replichi sulle sue pagine la proposta governativa, senza fiutare l’inganno o scorgere l’errore, mi sembra troppo. Se un cattolico fedele al Magistero del Papa, si trovasse tra le mani il numero del Settimanale in questione, sarebbe ovvia e naturale la critica. Legittima. Ci ha provato il professore Mario Palmaro, docente di Filosofia del diritto e brillante giornalista, pubblicando un articolo sul giornale on-line La nuova Bussola Quotidiana. Purtroppo don Sciortino, il principale responsabile del Settimanale paolino, invece di rendersi conto della svista ha minacciato querela. Speriamo sia stato solo un momento di rabbia. Il direttore di “Famiglia Cristiana” ha detto che un articolo del teologo don Lorenzetti, contenuto nel tanto discusso numero, avrebbe spiegato, in qualche modo, il vero senso della ancor più discussa pubblicità; ma l’articolo del Teologo, a mio modesto avviso, si presta ad ambiguità di interpretazione e non offre al lettore un pensiero chiaro che aiuti la sua formazione in perfetta conformità all’insegnamento della Chiesa Cattolica.
    Da cattolico, spero che don Sciortino scelga la linea della valutazione oggettiva dell’accaduto, senza perseverare in posizioni di conflitto con chi critica o con chi ospita, nei propri spazi informativi, un pensiero divergente rispetto alla linea scelta dal Settimanale; in caso contrario significherebbe entrare in aperto contrasto con il Magistero petrino e allora sarebbe più coerente ribattezzare il periodico, visto che di esso non resterebbe più niente, né di cristiano, né di famiglia, dato l’argomento trattato.

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