ATTUALITÀ
Jour de Colère Giorno di Collera
dal Numero 7 del 16 febbraio 2014
di Enrico M. Romano

Un nuovo tipo di manifestazione, dal suggestivo titolo di “Giorno di Collera”, ha visto diversi gruppi e categorie di persone unite nel generale scontento per il governo-Hollande. Più di 120.000 i francesi presenti...

Varie volte abbiamo menzionato gli immani problemi sociali che la società francese da alcuni anni sta attraversando, problemi che hanno avuto un’accelerazione massima sotto il governo autocratico di François Hollande. È bene fare una considerazione previa sulla gestione politica in sé e per sé. Una cosa è un politico, un uomo di governo o un presidente semplicemente corrotto, come più o meno ne ha avuti moltissimi l’Italia, dalla fine della guerra ad oggi; e una cosa molto diversa è avere un politico corrotto dall’ideologia, fino al punto da voler usare la politica, la comunicazione e la stessa polizia per indottrinare le masse. Hollande e i suoi ministri più noti (come Valls agli Interni o Peillon alla Cultura) rappresentano al meglio la peggiore ideologia occidentale del Novecento: il laicismo, ben definito come la «peste dell’età nostra» (Pio XI, Quas primas, 1925).
Una cosa infatti è la carenza del PIL, il disfunzionamento dei trasporti o la stessa pur grave disoccupazione giovanile, e un’altra cosa è la volontaria e meticolosa distruzione della stessa società, in tutti i suoi assetti e in tutte le sue assisi. Hollande, come altri prima di lui (Zapatero, per esempio, od Obama in America), sta tentando in ogni modo, non esclusa la violenza poliziesca, di imporre ai cittadini la sua visione della società, fatta di nozze gay, con adozione di bambini, distruzione sistematica della famiglia tradizionale cattolica (con la parallela abolizione della definizione di padre e madre dai certificati, la cancellazione del concetto giuridico di “buon padre di famiglia”, la promozione dell’omosessualità fin dall’infanzia, la discriminazione dei cattolici nella scuola e nei pubblici ministeri, ecc., ecc.).
È una vera caccia all’uomo (e al cristiano) che da anni il Presidente socialista sta mettendo in moto. In risposta a questo regime, forse il peggiore regime francese dopo quello del terrore rivoluzionario (1789-1793), il vero popolo è sceso in piazza e si è fatto comunque sentire in tanti modi. Si ricordino le manifestazioni oceaniche organizzate durante tutto il 2013 con la sigla della Manif pour tous (felicemente esportata anche da noi) in cui se si difendeva anzitutto la famiglia tradizionale, indirettamente si diceva un chiarissimo no alla decadenza culturale promossa con tutti i mezzi dal potere tirannico dei socialisti e dei laicisti. La risposta del governo a quelle manifestazioni popolari, sociali e cattoliche è stata soltanto l’inganno, attraverso uno sfacciato ridimensionamento del numero dei manifestanti, il rifiuto di referendum popolari sui temi della famiglia e un aumento della repressione (in tal senso si starebbe pensando ad una ennesima legge per inibire le libere manifestazioni e i sit-in nei pressi degli ospedali che praticano l’aborto).
Contro tutto questo e molto altro ancora, domenica 26 gennaio u.s. diverse forze politiche e sociali, senza l’appoggio di nessun partito rappresentato in parlamento, hanno dato luogo ad un genere nuovo di manifestazione che ha riscosso un successo enorme, ben al di là delle più rosee aspettative. Si tratta del Jour de Colère ovvero del Giorno di Collera, in cui più che proporre concrete misure salva-Francia – l’unica misura profilattica ora rimasta sarebbe la cacciata immediata dei socialisti e la formazione di un blocco cattolico e nazionale – i promotori hanno voluto sottolineare con forza i punti di maggior pericolosità e palese ingiustizia della politica di Hollande. Quali sono? Praticamente ogni riforma strutturale e ogni legge quadro promossa dal regime di Parigi ha violato le norme più cogenti della legge morale cristiana, ha danneggiato il bene comune, ha favorito l’ingiustizia, la violenza, la divisione e l’ateismo. Finora Hollande ha dato un colpo mortale al matrimonio (anche attraverso la revoca di aiuti alla famiglia eterosessuale), ha portato le lobby gay al potere, ha scatenato una persecuzione aperta (che ricorda quelle di De Gaulle contro i suoi nemici) contro la Chiesa e contro ogni personalità pubblica che ha osato mettere in discussione l’operato del governo (tra questi ultimi vanno almeno citati il comico camerunense Dieudonné, lo scrittore militante Alain Soral e il giornalista televisivo Eric Zemmour).
Al Giorno di Collera hanno preso parte oltre 120.000 francesi di orizzonti vari. Di certo erano in prima fila i militanti cattolici più zelanti (ben rappresentati da Civitas, Chretienté-Solidarité, Sos Tous Petits del dottor Dor, gli Hommen, ecc.); ma poi erano presenti all’appuntamento gruppi giovanili come il Bloc Identitaire, Jeune Europe, i Bonnets Rouges, e le tante associazioni legate alla Manif pour tous e a Printemps Français, ecc. E infine amici e simpatizzanti dell’umorista Dieudonné, movimenti popolari di disoccupati, critici del sistema tirannico socialista, moltissime famiglie della piccola e media borghesia e tanti giovani di varie tendenze politiche ed estrazioni sociali.
Anche in Italia avremmo bisogno di proteste forti come il Giorno di Collera di Parigi 2014. I danni che la partitocrazia e i gruppi di potere stanno assestando al popolo italiano, sebbene meno appariscenti, non sono meno gravi di quelli che subiscono i nostri amici d’Oltralpe. I crimini dell’aborto e dell’eutanasia, il predominio dell’economia sulla politica, l’aumento continuo dell’immigrazione e dell’illegalità, la rieducazione omosessualista dei nostri figli nelle scuole di Stato e la persecuzione della Chiesa restano, in Italia come in Francia, punti fermi nell’agenda politica delle democrazie sostenute da Bruxelles.
       Invece di dividerci in mille rivoli diversi e contrastanti, cerchiamo anzitutto, noi cattolici italiani, e senza escludere nessuno, di formare un blocco identitario attorno a convinzioni e ideali fermi, come la difesa della vita (dal concepimento alla morte naturale), la famiglia (come Dio la vuole) e il primato della politica sull’economia e la finanza. Cerchiamo di convogliare tutti gli scontenti e i critici del sistema dalla nostra parte e di diventare così la punta avanzata della “rivoluzione”. Solo invertendo il processo storico della secolarizzazione, del relativismo e dell’individualismo consumista, l’alba si tingerà dei colori della riconquista e della speranza.

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