In Italia, la campanella d’inizio anno scolastico non è suonata per ben 11.000 famiglie che nel nostro Paese hanno scelto di educare i propri bambini in casa e non mandarli a scuola. Una scelta, garantita dalla Costituzione, che sta diventando sempre più diffusa.

Da quando è nato il nostro primo figlio, nel 2011, ci siamo attivati per cercare una buona scuola cattolica a Roma, la città in cui viviamo, perché avevamo molto chiara l’importanza cruciale che l’istruzione ha nella formazione, non solo culturale, ma anche spirituale e umana per le nuove generazioni. Già la nostra generazione ha visto il rapido e inesorabile declino delle istituzioni scolastiche italiane e il conseguente abbassamento del livello culturale di tutta la società; ma quando la società si imbarbarisce, l’uomo si abbrutisce e i frutti sono sotto i nostri occhi.
Purtroppo anche le scuole cattoliche, che erano state per secoli il faro della cultura europea, si sono appiattite al modello laico, si sono “aziendalizzate” e hanno perso la loro peculiarità e la loro missione, anche per mancanza di vocazioni.
Non avendo trovato nessuna scuola che sapesse rispondere alle nostre richieste, ci è sembrato quindi del tutto naturale ricercare altre e diverse forme di istruzione e educazione che non rientrassero nell’istruzione scolastica, intesa in senso comune. Abbiamo provato per molti anni a creare una piccola scuola parentale, facendo riunioni e incontri con famiglie, docenti, parroci e congregazioni religiose interessate al progetto, ma per motivi logistici (la grande città non aiuta la creazione di piccole realtà indipendenti), economici (perché anche una piccola realtà scolastica ha bisogno di grandi fondi per essere avviata e mantenersi) e anche per scarso interesse dei genitori (molti, pur essendo interessati, preferiscono non rischiare e rimanere nella comfort zone della scuola, sperando che non faccia troppi danni) questo nostro progetto non si è realizzato e l’opzione della homeschooling, seppur con tante paure, ci è sembrata la sola percorribile.
Così siamo partiti per questa avventura. I nostri figli hanno la fortuna di vivere in una famiglia numerosa, quindi il “problema” della socializzazione non si è mai presentato, quello che invece è stato da subito evidente è che la homeschooling ci permetteva di personalizzare l’insegnamento in base alle singole peculiarità, capacità, tempistiche e interessi di ciascun bambino. Questo ha generato grande entusiasmo in ogni bambino che non sentiva l’apprendimento come un’imposizione, ma come la risposta efficace alla sua naturale curiosità e voglia di conoscere il mondo. La homeschooling infatti rende possibile un insegnamento a 360°, completamente personalizzato che integra, alle classiche lezioni frontali, ogni tipo di esperienza utile e rende capaci i ragazzi di contestualizzare ciò che apprendono, collegandolo alla realtà in maniera concreta.
Un esempio semplice ma efficace di questo potrebbe essere una lezione di matematica con problemi, numeri decimali e calcolo in euro fatta al mercato, comprando fisicamente quello che si vuole con il denaro che si dispone.
Inoltre abbiamo potuto rispettare i tempi di crescita, di maturazione, ma anche di salute di ogni figlio e abbiamo imparato che ogni giorno dell’anno, in ogni situazione possiamo imparare cose nuove e scoprire la realtà e i suoi meccanismi: non c’è divisione tra anno scolastico e anno solare, la vita è la scuola.
Tutto questo è potuto avvenire nel contesto domestico dove la fede, le regole e le abitudini della famiglia potevano essere rispettate e integrate al contesto dell’apprendimento. Un altro grande vantaggio che abbiamo riscontrato nella homeschool-
ing è che i contenuti erano vagliati e spiegati dai genitori, o dall’insegnante che si sceglieva quando i genitori non riuscivano, così che non ci fossero discrepanze tra l’insegnamento in famiglia e quello a scuola e questo ha dato ai ragazzi un senso di sicurezza; non li ha messi in crisi, come avviene invece quando la maestra gli insegna una cosa diversa dalla mamma, e il confronto e la curiosità del bambino venivano stimolati senza traumi o fratture.
È un’esperienza senza dubbio impegnativa e a volte le difficoltà burocratiche possono scoraggiare, ma personalmente non conosco ancora nessuno che si sia pentito di questa scelta. È un’esperienza molto gratificante anche per i genitori oltre che per i figli. Sicuramente non esiste un modo giusto o sbagliato di impostare la homeschooling, ogni famiglia può trovare il suo modo, e questo è un altro grandissimo vantaggio, a volte però ci si può scoraggiare e ci si può sentire soli, quindi consiglio ai genitori che vogliono iniziare questa esperienza di mettersi in contatto con altre famiglie nella loro zona, di consultare siti e pagine social di altre realtà come questa, perché si trovano tantissime informazioni e materiali utili che sono di grande aiuto.
Concludo, incoraggiando le famiglie che sentono il desiderio di percorrere questa strada con i loro figli, con una famosa frase di San Giovanni Bosco, mio modello di educatore: “L’educazione è cosa del cuore!”.