ATTUALITÀ
Memento sulla contraccezione
dal Numero 12 del 24 marzo 2013
di Fabrizio Cannone

Nessun caso limite può giustificare il male della contraccezione. La mentalità contraccettiva, lungi dallo scongiurare l’aborto, lo favorisce, come disse il Beato Giovanni Paolo II, definendo aborto e contraccezione “due frutti di una medesima pianta”.

    Negli ultimi tempi, e come se il Magistero (plurisecolare) della Chiesa sul tema potesse cambiare, si sono levate delle voci, anche episcopali e cardinalizie, in favore della cosiddetta contraccezione, pur se limitata a casi giudicati, per ora, “eccezionali”. Ma un caso eccezionale difficilmente si presenta come un unicum e senza alcun esempio simile o assimilabile. Ragion per cui si deve essere molto prudenti nello stabilire tali casi limite, i quali rischiano non già di essere delle eccezioni che confermano la regola, bensì, come insegna la storia, delle eccezioni che infirmano la regola.
    Secondo il nostro umile parere, nell’apertura di taluni episcopati transalpini nei confronti dell’uso della contraccezione d’emergenza (successiva ad uno stupro) si è certamente superata la prudenza d’obbligo e si sono messi da parte i principi cattolici in ambito di sessualità e vita morale. Eppure il Magistero della Chiesa sulla illiceità universale della contraccezione resta qualcosa di chiaro, di coerente e di perfettamente continuo, dai primi pronunciamenti ottocenteschi sino ad oggi. Ma certuni per scongiurare il male maggiore dell’aborto, a cui sarebbe particolarmente tentata la ragazza oggetto di stupro, hanno risolto che è meglio favorire il male minore della contraccezione. In ciò rinnegando esplicitamente quanto il beato Giovanni Paolo II aveva scritto, profeticamente, tanti anni fa. Infatti in un passaggio centrale dell’Evangelium vitae, scriveva il Sommo Pontefice: «Si afferma frequentemente che la contraccezione, resa sicura e accessibile a tutti, è il rimedio più efficace contro l’aborto. Si accusa poi la Chiesa cattolica di favorire di fatto l’aborto perché continua ostinatamente a insegnare l’illiceità morale della contraccezione» (n. 13). Mi chiedo: ma secondo certi Presuli questa illiceità morale è perennemente valida oppure può variare in base al momento storico e alle circostanze pratiche in cui sarebbe usata? Se può variare, e di fatto oggi non sarebbe più, almeno in certi casi, moralmente illecito usare un anticoncezionale, che ne è della continuità dell’insegnamento magisteriale? E perché non pensare allora che l’aborto, il divorzio e l’omosessualità, oggi condannati dalla Chiesa, non potrebbero domani, con un nuovo Papa, una nuova cultura e una nuova società, essere dichiarati leciti almeno sub conditione? Ma allora non converrebbe a quei cattolici che vogliono essere veri profeti seguire già ora i Pontefici del futuro piuttosto che quelli del passato ed essere fin da subito “obbedienti” allo spirito del “Vaticano III”???
    In realtà, Giovanni Paolo II continuava così: «L’obiezione [che vede la contraccezione come mezzo in funzione anti aborto], a ben guardare, si rivela speciosa. Può essere, infatti, che molti ricorrano ai contraccettivi anche nell’intento di evitare successivamente la tentazione dell’aborto. Ma i disvalori insiti nella mentalità contraccettiva [...] sono tali da rendere più forte proprio questa tentazione, di fronte all’eventuale concepimento di una vita non desiderata. Di fatto la cultura abortista è particolarmente sviluppata proprio in ambienti che rifiutano l’insegnamento della Chiesa sulla contraccezione» (n. 13). Quindi se la mentalità contraccettiva non solo non evita l’aborto ma favorisce una cultura che ammette e promuove l’aborto come lecito, cosa pensare di quei “cattolici” che vorrebbero sdoganare la pillola del giorno dopo per evitare l’aborto? Con l’aggravante poi che un conto è un battezzato il quale, peccando, richiede un contraccettivo, anche non abortivo, in una farmacia di Stato e un conto è un cattolico che si crede sicuro in coscienza di poter passare nella clinica cattolica di zona per acquistare le diavolerie di satana, con la benedizione diocesana...
    «Certo – prosegue l’Enciclica –, contraccezione e aborto, dal punto di vista morale, sono mali specificamente diversi [...]. Ma pur con questa diversa natura e peso morale, essi sono molto spesso in intima relazione, come frutti di una medesima pianta» (n. 13). Quale pianta? Secondo l’Enciclica essa sta nella «mentalità edonistica e deresponsabilizzante nei confronti della sessualità» e nel «concetto egoistico di libertà che vede nella procreazione un ostacolo al dispiegarsi della propria personalità». Certo non è possibile mettere sullo stesso piano lo stupratore e la vittima; ma la vittima di stupro, qualora restasse incinta, non peccherebbe meno dello stupratore se abortisse, ovvero uccidesse la vita innocente che porta in seno. E se assumesse una, per ora virtuale, pillola del giorno dopo non abortiva? Peccherebbe meno, assai meno, che se abortisse, ma comunque il suo atto non sarebbe lecito, benché il figlio futuro sarebbe frutto di violenza di cui lei è la parte lesa. Giovanni Paolo II è stato accusato di disumanità perché non ha mai permesso a due coniugi, di cui uno fosse malato di una malattia trasmissibile sessualmente (Aids, lebbra, ecc.), di usare gli anticoncezionali, poiché questi strumenti sono vietati toto cœlo dalla Chiesa, come insegna per esempio l’Humanae vitae del 1968. Ammettiamo che la Chiesa di Germania, di Spagna, di Francia o del Giappone autorizzasse gli ospedali cattolici a distribuire i contraccettivi, ma solo dopo uno stupro. Che cosa accadrebbe a livello di mentalità popolare cattolica? È facile immaginarlo. “La Chiesa si accoda, col solito ritardo, alla mentalità corrente”, scriverebbero i locali quotidiani, e avrebbero ragione. Come verificare poi che la ragazza che chiede alla clinica diocesana un “anticoncezionale cattolico” sia stata davvero vittima di stupro? E se una donna regolarmente coniugata fosse “abusata” dal legittimo marito, avrebbe diritto alla contraccezione (diocesana), prima o dopo l’unione coniugale? E se si presentasse una ragazza dicendo che se non riceverà la contraccezione (diocesana) andrà nella clinica laica, il medico di turno gliela darà “caritatevolmente”? E se minaccerà la guardia medica cattolica di abortire se non le sarà data subito la magica pillola togli-guai?
    In realtà, ricordava Giovanni Paolo II che era sempre più abbondante la fabbricazione di «preparati chimici, di dispositivi intrauterini e di vaccini che, distribuiti con la stessa facilità dei contraccettivi, agiscono in realtà come abortivi nei primissimi stadi di sviluppo della vita del nuovo essere umano» (n. 13). Su questa linea, scriveva anni fa mons. Sgreccia: «È nella facoltà dei coniugi porre o non porre l’atto coniugale, è anche nella responsabilità loro porlo con la previsione o nei tempi che consentano una effettiva nascita oppure non consentano una effettiva nascita; non è, però, nella possibilità morale dei coniugi manipolare l’atto stesso nella sua obiettività totale e personale» (Manuale di Bioetica, Vita e Pensiero, 1996, pp. 338-339). Ma l’Istruzione Donum vitae insegna che «la contraccezione priva intenzionalmente l’atto coniugale della sua apertura alla procreazione» (n. 4). Dunque qualunque contraccezione è contraria alla natura dell’atto sessuale, anche se non voluto da una parte. Certo lo stupro è già di suo moralmente illecito. Ma questo che vuol dire? Lo è anche l’unione sessuale di due cattolici al di fuori del matrimonio, ma pure in questo caso sarebbe erroneo violare la natura dell’atto sessuale (peccaminoso), usando il condom o altra diavoleria (finanziando in pari tempo i fabbricatori della cultura di morte). Secondo Sgreccia inoltre «la pillola del giorno dopo è una vera e propria tecnica abortiva» (p. 343). Non so se dal 1996 ad oggi si è riusciti a fabbricare una pillola del giorno dopo non abortiva. Ma anche questa ipotetica pillola meramente contraccettiva andrebbe rifiutata poiché la contraccezione è un male che nessuna situazione limite (stupro, incesto, famiglia numerosa e povera, malattia prevedibile nel nascituro, ecc.) potrà mai giustificare.

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