ATTUALITÀ
Da fautore di disordini a garante della giustizia. Daniele Farina.
dal Numero 38 del 29 settembre 2013
di Lazzaro M. Celli

È interessante gettare uno sguardo sul curriculum vitæ di Daniele Farina, per farsi un’idea del sua persona. Certo, dato un passato così “bizzarro”, non c’è da meravigliarsi delle sue forsennate proposte.

Nel precedente articolo si è avviata una riflessione sull’assurda proposta dell’onorevole Farina di introdurre nella vigente normativa sulla droga, la libertà di consumare marijuana, di coltivarla e cederla a terzi, purché questi ne facciano un uso immediato. Non abbiamo detto nulla sul curriculum vitæ del suo proponente e del percorso politico che ha fatto di lui un parlamentare della Repubblica Italiana.
L’onorevole in questione non occupa un posto qualunque; è vicepresidente della Commissione Giustizia alla Camera e ha cominciato la sua carriera affermandosi come leader, poi divenuto storico, del Centro Sociale Leoncavallo. Chi non conoscesse il Leoncavallo deve sapere che ha origine nell’illegalità più totale; la sua storia ha inizio con l’occupazione abusiva di edifici e suolo pubblici. Negli anni 1977-1978, il gruppo sovversivo delle Brigate Rosse godeva di simpatia da una parte del Centro sociale. Nel 1983 alcune persone collegate ad esso vennero inquisite per collusione con i movimenti armati. Nel 1989 i suoi frequentatori abituali ingaggiarono uno scontro urbano con la polizia; furono arrestate più di 80 persone, 26 delle quali scagliarono dai tetti pietre e bombe incendiarie contro le forze dell’ordine.
I seguaci di Farina furono espressione della parte più violenta del Centro, violenza portata per le strade della città di Milano e che raggiunse l’apice negli scontri di Piazza Duomo il 1° maggio 1991. Lo Stato mostrò la sua incapacità di gestire le tensioni sociali venutesi a creare, addirittura accordando ai teppisti prepotenti nuove sedi per le loro attività. Purtroppo i piccoli compromessi precedono sempre quelli più grandi; fu così che il Centro divenne un supermarket dello spaccio, tanto che nel ’95 la polizia vi entrò per interrompere il traffico di droga permanente venutosi a creare. Visti i precedenti, il Leoncavallo non era certo il più accreditato per rivendicare la liberalizzazione della droga, fu così che la richiesta fu fatta qualche anno dopo, nel ’98, da Centri sociali di Sinistra ad esso vicini. Si aspirava ad un rovesciamento della logica vigente e passare dal “Conflitto-Repressione-Lotta alla repressione” al “Conflitto-progettualità-Allargamento della sfera dei diritti” . Si trattava, in definitiva, di un tentativo di trasformare uno stile di vita senza regole, in condotta socialmente accettata.
Il Centro è stato un vero esempio di illegalità. I canoni d’affitto non sono mai stati versati; all’interno si svolgeva un’attività di ristorazione e più di un bar esercitava l’attività commerciale, il tutto non solo senza emissione di scontrini fiscali, ma anche senza licenza o autorizzazione alcuna, senza un controllo dei Nas o dell’Asl. Più che un porto franco, siamo di fronte ad una mentalità piratesca.
Si dirà a ragion veduta che il vice presidente della Commissione Giustizia della Camera, Daniele Farina, sia un uomo che si intenda di giustizia. Difatti ecco il curriculum vitæ, dal 1986 al 2006, vent’anni che fanno onore all’Italia degli onesti, dei cittadini laboriosi e zelanti nel proprio lavoro e a tutti quelli che vogliono un Paese dalle mani pulite.
Il giorno 8 ottobre del 1986 è condannato per “Oltraggio-resistenza-violenza” e “fabbricazione o detenzione di materie esplodenti”. Due mesi dopo è arrestato per oltraggio, resistenza, violenza e reati contro l’ordine pubblico. Potrebbe bastare per pensare che questi non siano proprio i requisiti ideali per una carriera in Parlamento, ma purtroppo l’esperienza maturata nel campo dal nostro esimio rappresentante della giustizia italiana non si ferma qui. Dal 1994 fino al 2006 si registrano a suo carico tutta una serie di segnalazioni alla magistratura per: reati contro lo Stato; porto abusivo e detenzione di armi; danneggiamento; reati contro la Pubblica Amministrazione; inosservanza dei provvedimenti dell’autorità; blocco stradale; lesioni personali; reati contro l’incolumità pubblica; oltraggio, resistenza e violenza; reati contro l’ordine pubblico; agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope; produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope; rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale . 
Come dicevamo, oggi il vice presidente della Commissione Giustizia alla Camera sta lottando per depenalizzare e, dunque, legalizzare l’uso personale di sostanze, la produzione domestica delle stesse, nonché la cessione a terzi per il consumo immediato. Non potevamo aspettarci di meglio da chi ha collezionato una così lunga serie di “riconoscimenti pubblici”, a giudicare i quali, sembrerebbe si sia già perso il ben dell’intelletto.

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