ATTUALITÀ
Cosa vuol dire discriminazione?
dal Numero 31 del 4 agosto 2013
di Fabrizio Cannone

Bisogna tener presente l’esistenza di una discriminazione positiva, “giusta e doverosa”. Siamo tutti uguali in certo senso, sì, ma anche diversi; anche le differenze concorrono al bene comune grazie alla giustizia.

Il tema del momento è certamente la discriminazione, intesa come imparità di trattamento, ingiustizia, distinzione illecita e abusiva, violenza.
Ma qui si impongono subito alcune osservazioni di fondo. Anzitutto non tutte le discriminazioni sono sbagliate e contrarie alla Morale cristiana. Cosa vuol dire infatti discriminare? Se vuol dire trattare ingiustamente è chiaro che non si può trattare ingiustamente neppure il più ingiusto degli uomini. Ma c’è ingiustizia nel rinchiudere in una cella l’assassino pedofilo che ha seviziato e distrutto le sue vittime innocenti? C’è ingiustizia nel discriminare gli studenti, uguali per natura ma non per meriti, tra promossi e bocciati, sulla base dei risultati ottenuti nelle varie discipline scolastiche? Evidentemente no.
Insomma gli esseri umani sono tutti uguali? Dico e ripeto quasi ogni giorno agli studenti che in un certo senso sì e in un certo senso no, ma almeno a livello pratico, esistenziale, biologico, culturale e morale, il no prevale abbondantemente sul sì. E se alcuni lo negano in teoria, nessuno lo può negare in pratica...
Gli esseri umani, nessuno escluso (dal concepimento alla morte naturale), e al di là di ogni altra differenza, sono uguali per natura (non per grazia). Infatti tutti discendiamo per linea retta da Adamo ed Eva, tutti abbiamo Dio per padre, tutti abbiamo un’anima spirituale, tutti abbiamo un Angelo Custode, tutti abbiamo “diritto” (perché così ha deciso il Creatore) ad una seconda vita dopo la morte. Fatta questa importantissima precisazione, ciò che li distingue e li separa, non è affatto di secondaria importanza. Ma assolutamente decisivo, sia per questa vita terrena e sociale, sia in vista della vera vita di là da venire.
Il sesso (ne esistono solo due, è bene ricordarlo...), l’età, l’aspetto fisico, le capacità, le conoscenze, l’origine culturale e sociale, la salute, il lavoro, la religione, la moralità, la virtù: ecco solo alcune delle fondamentali e insopprimibili differenze tra gli uomini da cui, evidentemente, derivano altre differenze ancora. In tal senso ogni uomo è un unicum e tutti proprio per questa unicità hanno un valore e un significato (da qui l’assurdità a priori del suicidio). Se potessero esistere due esseri umani identici, come lo sono ma solo di aspetto i gemelli mono-zigoti, allora uno sarebbe inutile o comunque sarebbe la copia di un altro. Un uomo-fotocopia sarebbe come un oggetto fabbricato in serie, perdendo però la sua umanità la quale essendo fatta di libero arbitrio non comporta alcuna identificazione assoluta.
D’altra parte, è proprio dall’ineguale “miscelamento” di questi ed altri fattori fisici-morali-culturali che deriva l’assoluta ineguaglianza e irripetibilità di ogni persona umana. Ma questo è un gran bene, voluto da Dio in ordine al bene comune che non può che derivare dalla armonica composizione dei diversi, non degli identici e dei ripetibili (come i computer e i robot).
Ma qualcuno dirà: d’accordo siamo diversi, ma l’uguaglianza di natura, che ci rende tutti persone umane (non si è infatti più o meno uomini: si è uomini è basta), non genera uguaglianza di diritti e di doveri all’interno di una società giusta e conforme al Vangelo? Evidentemente, non è così. Certo davanti al furto di un pollo, sia il cittadino ricco e intelligente che quello stupido e brutto debbono ricevere, se il giudice non è di parte, una uguale pena. Oppure se si accetta per buono il discutibile sistema democratico (tutti i sistemi politici sono discutibili perché imperfetti), si deve dare a ciascuno il diritto ad un voto e non si può privarne un cittadino senza ragione. Ma già qui si vede subito che il discorso volge da sé alla “giusta discriminazione”. In Italia infatti, da quando vige il diritto di voto a partire dai 18 anni (prima, ed era meglio, iniziava a 21), c’è una ampia fetta di cittadini, ugualissimi per natura agli altri, che viene legalmente discriminata: i non diciottenni. è logico però che non potendo far votare i lattanti, bisogna mettere un limite al diritto di voto. Proprio come volevasi dimostrare: l’uguale natura tra gli uomini, non produce, per il fatto stesso, pari diritti e pari doveri. Questo punto è capitale nella filosofia sociale cattolica e va memorizzato una volta per tutte. Lo ripeto in altra forma. L’uguaglianza di natura esiste, ma la giustizia sta nel dare a ciascuno il suo (Unicuique suum): a tutti ciò che spetta, né più né meno. Ma non lo stesso.
Tra genitori e figli, uguali per natura come tutti i consociati di qualunque contesto storico e culturale, non vigono uguali diritti e doveri: né all’interno della famiglia (ovviamente si parla dell’unica famiglia che abbia diritti pieni e intangibili ovvero quella eterosessuale, monogamica, stabile, di diritto e non solo di fatto); e neppure ne hanno di uguali davanti allo Stato. I genitori hanno il dovere di educare, proteggere e mantenere i figli, ma i figli questo dovere non lo hanno. s, dicono i francesi, cioè da un punto o da una piccola differenza iniziale di base, ne derivano tante altre per legittima conseguenza. È inevitabile. Tra l’altro certi cittadini, non meno uomini degli altri, come i terroristi e i capi mafiosi, vengono privati del tutto del loro diritto di voto. Ingiusta discriminazione? No, giustissima discriminazione!
In realtà le categorie dei “privilegi” e quella delle buone e sante “discriminazioni” andrebbero allargate, in rapporto alle odierne utilità sociali e al bene comune. I veri privilegi debbono servire al bene comune della società come il posto riservato al malato o all’anziano sull’autobus, giusto privilegio di una categoria da proteggere. Nel parcheggio di un ospedale vicino casa mia, ci sono dei posti privilegiati, per le donne incinte, segnalati con una riga rosa. Giusta distinzione tra donna incinta e donna non incinta. La donna incinta dovrebbe poter evitare lunghe file nei pubblici uffici: trattare con uguaglianza due donne in quanto ugualmente cittadine in tal caso sarebbe ingiusto. La discriminazione dunque a volte è giusta e doverosa, la non-discriminazione è ingiustizia. La Chiesa non paga l’Imu? Meglio così per la Chiesa e per l’Italia, vista l’utilità sociale delle opere di religione! Gli islamici non insegnano (ancora...) l’islam nella scuola pubblica? Meglio così per la pace e il progresso. Ma ciò vale anche al contrario. Dare la patente ad un cieco? Non si può, e neppure la “democrazia” (che sa inventare diritti meglio di qualunque altra forma di governo), riesce a trattare con uguaglianza il vedente e il non-vedente. Ma perché non togliere la patente (e lo stesso diritto di voto, e l’interdizione perpetua dei pubblici uffici) a chi si è macchiato di altri delitti, come pedofilia reiterata, spaccio di droga, prostituzione e rapina? Sarebbe un male? Se ne può discutere, ma il lettore capirà bene che queste misure “discriminatorie” non sarebbero affatto ingiuste a priori. Come non è ingiusto che lo straniero, pur domiciliato in Italia, non abbia il diritto di voto. Vi immaginate una società, verso cui stiamo andando purtroppo, che desse il diritto di voto a tutti coloro che al momento delle elezioni si trovino all’interno dei confini nazionali? Così uno va a vivere, che so, un mese in Francia e lì vota, poi si reca una settimana in Austria e vota anche lì, per poi tornare nella bella Italia e... nuova elezione, nuovo voto!
Ma i voti tolti a certe categorie sociali o a-sociali (in genere i pubblici malfattori, gli immorali o i dementi), andrebbero logicamente dati a chi ha maggiori doveri da sopportare, come i genitori di famiglie numerose. Dato che un papà e una mamma hanno maggiori doveri sociali rispetto a un single, categoria sempre più vasta poiché di vita assai più comoda dell’altra, non mi parrebbe ingiusto dare loro, come in parte già avviene (assegni familiari, congedi di maternità e di paternità, permessi per i figli, ecc.), maggiori diritti. La vedrei così. Se ad ogni cittadino corrisponde un voto, salvo coloro che avendo demeritato hanno per il momento hanno solo doveri di riparazione verso la società, ai genitori dovrebbe essere attribuito il diritto di voto per i loro figli non maggiorenni. Ad esempio, una coppia con due figli dovrebbe poter esprimere 4 voti, poiché si fa carico di 4 esseri umani e se siamo (per natura e per matematica) tutti uguali, 4 non è uguale a 2. La famiglia con 8 figli, che porta un carico enorme, dovrebbe poter esprimere 10 voti: più doveri, più diritti. La giustizia richiede diseguale trattamento davanti a soggetti diversi e non uguali.
Identici diritti e doveri per tutti i cittadini a prescindere da qualunque altra determinazione è semplicemente assurdo: sarebbe come voler acquisire un lavoro, un incarico o un diploma senza averne il titolo, soltanto perché si ha la medesima natura umana di chi lo ha legittimamente conseguito. Come sbagliano quegli studenti insipienti che pretendono la promozione sulla base dell’iscrizione alla scuola (e sulla uguale natura che possiedono coi “secchioni”), come è folle voler guidare senza patente, così non è ingiusta ogni discriminazione: il pedofilo anche non colpevole di reati non deve essere maestro o educatore, la prostituta non può insegnare o fare l’ambasciatrice, il ladro non può essere anche politico, due maschi che dicono di amarsi non possono sposarsi né adottare dei bambini, un malato di mente e un alcolizzato non possono fare il chirurgo, ecc., ecc.
Insomma la giustizia non sopprime le differenze tra gli uomini ma le valuta, le apprezza, le integra e le fa concorrere al bene comune sociale.

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