ATTUALITÀ
Non siamo integralisti, ma la coerenza, per noi cattolici, è un valore esigibile
dal Numero 6 del 10 febbraio 2013
di Lazzaro M. Celli

Salvaguardare i princìpi fondamentali della moralità con il voto elettorale. È la nostra responsabilità in quanto cattolici. Non solo: è nostro dovere in quanto essere umani, rispettabili e dignitosi. Vediamo come orientarci.

    Tra poco l’Italia andrà nuovamente alle urne e sono molti gli interrogativi che i cattolici si pongono. A mio parere, un primo dato rilevante è la dispersione di voti cattolici tra i diversi schieramenti dei partiti; questo è senz’altro rivelatore di una mancanza d’idee chiare. Se però da una parte la confusione è la conseguenza della manipolazione dei media – asserviti più a logiche di potere che a difendere un servizio di corretta informazione –, dall’altro è il risultato di una frattura consolidata in seno alla Chiesa. Purtroppo troppo spesso i sacerdoti, e non solo, si allontanano dall’obbedienza fedele al Papa, in tal modo, i pastori del gregge sono incapaci di educare il popolo loro affidato verso quei princìpi non negoziabili enunciati dal nostro amato Pontefice. C’è, però, anche una responsabilità personale, in quanto ciascun cattolico che possa farlo, dovrebbe studiare o almeno conoscere i pronunciamenti del Santo Padre.
    Dunque, da dove un cattolico dovrebbe partire, prima di decidere chi votare? Bisogna innanzitutto partire da una premessa che ben precisa Sua Ecc.za Luigi Negri, vescovo di Ferrara e Comacchio: la Chiesa non ha un partito da indicare ai fedeli cattolici, ma dei princìpi. I princìpi di cui si parla sono quelli non negoziabili. La loro non negoziabilità non trova la sua ragione – non sarà mai troppo ripeterlo – nella Religione cattolica, ma nei pilastri basilari su cui una società laica possa fondare la sua esistenza. Ecco perché se i cattolici fedeli all’insegnamento del Papa dialogano su questi princìpi, non lo fanno né perché sono fondamentalisti, quindi mossi da una violenta voglia di imporli a tutti, né perché vogliono trasformare la Chiesa in un’istituzione ingerente nelle questioni politiche, ma solo per difendere valori universalmente riconosciuti. L’universalità – precisiamo anche questo –, non è questione di numeri o di maggioranze, ma di conformità alla Verità antropologica sull’uomo.
    Allora il cattolico che vuole essere fedele al Papa, quindi a Cristo stesso, dovrebbe ragionare così. Se un partito è a favore dell’aborto e va verso un programma che favorisce e rende sempre più semplice il ricorso all’aborto, con leggi studiate apposta, non bisogna votarlo. Se favorisce il matrimonio tra persone con tendenze omosessuali, introducendo provvedimenti legislativi che legittimino le unioni omosessuali, oscurando il ruolo fondamentale della famiglia, non bisogna votarlo. Se una formazione politica impone il monopolio dell’educazione, inasprendo le condizioni di sussistenza delle scuole non statali, in modo che su di esse ricadano oneri economici, non bisogna votarla.
    Va da sé che non bisogna votarla, se si vuol essere un cattolico fedele, altrimenti si può sempre fare ciò che si vuole, ma si abbia almeno la decenza di non definirsi cattolico, come fanno certi politici. Non siamo integralisti, ma la coerenza, per noi, è un valore esigibile.
    Un altro caposaldo da considerare spartiacque, per la decisione da prendere, è il seguente. I politici non vanno valutati né per le loro dichiarazioni, né per le azioni che ricadono nella sfera privata, ma per le azioni che hanno una rilevanza pubblica. Sarebbe meglio votare un politico che commettesse errori nella sfera della vita privata, ma che poi difendesse i princìpi a fondamento del bene comune, che votare un politico integerrimo nella vita privata, ma che promuovesse leggi contro i princìpi non negoziabili. Il voto del cittadino, cattolico compreso, non è un giudizio sull’uomo, quello spetta solo a Dio, bensì è espressione di un giudizio inteso a tutelare il bene di tutti, com’è appunto la vita, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale; com’è la famiglia, struttura naturale, non ideologica, dunque unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, e com’è la libertà di educazione, intesa come diritto dei genitori di educare liberamente i propri figli.
    Queste brevi indicazioni dovrebbero essere scritte sull’etichetta che dovremmo trovare attaccata addosso al programma dei partiti. Se non la troviamo, possiamo concludere che ci stanno vendendo un prodotto senza il marchio di garanzia. Allora diffidare prima di mettere il voto sulla scheda.

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