ATTUALITÀ
Per un controllo totale?
dal Numero 45 del 19 novembre 2017
di Lazzaro M. Celli

Era fantascienza finché non è approdato nella realtà mediante delle aziende che lo hanno impiantato sottopelle ai loro dipendenti. È difficile fare previsioni, ma c’è chi sostiene che l’utilizzo del microchip è il futuro, che potrà essere regolato ma non fermato.

Da più di qualche parte e da alcuni anni, si comincia a parlare con più insistenza dell’utilità di impiantare sotto pelle un microchip. Per il momento siamo lontani da una proposta di legge che renda obbligatoria la microchippatura. L’uso del microchip è incoraggiato solo da alcune campagne, con lo scopo di supportarne la diffusione. A livello sperimentale si usa già in alcuni istituti americani. Qui in Europa è approdato in Svezia all’Epicenter di Stoccolma, dove i dipendenti di quest’azienda possono, se vogliono, farsi impiantare un microchip nel proprio corpo.
In Italia, nel 2015, fu proposto di inserirlo nelle scarpe dei dipendenti di uno stabilimento del Muggiano, in provincia di La Spezia, ma la protesta del personale fece fallire l’iniziativa. Le cose sono andate diversamente a Cles (Trento), dove gli studenti di due scuole superiori, il Russell e il Pilati, portano uno microchip nello zainetto per consentire il monitoraggio elettronico del loro orario scolastico.
Più in generale, quando si parla di un chip sottocutaneo, si pensa ad uno strumento che consenta l’identificazione della propria identità. Difatti, il congegno grande quanto un chicco di riso può racchiudere una miriade d’informazioni, da quelle sanitarie a quelle economiche, fino ad un profilo completo dell’utente. Si potrebbe abolire completamente l’uso del denaro e della carta di credito e basterebbe semplicemente sottoporre il braccio o la mano a uno scanner, per eseguire un pagamento in tempo reale o dare la possibilità di accedere ad un corpo di informazioni considerevoli. Per ora si usa la tecnologia RFID, cioè quella che fonda l’identificazione su frequenze radio, ma esiste un chip che funziona con il GPS, per cui è possibile individuare anche gli spostamenti di chi ne fruisce.
Il microchip, come tutti gli strumenti elettronici, è un oggetto neutro. La sua bontà dipende essenzialmente dall’uso che se ne fa. Sono le intenzioni dell’uomo che ci permettono di esprimere un giudizio in merito.
Nello scenario odierno il mondo tradizionale guarda con sospetto l’introduzione dell’uso del microchip, specie se dovesse essere imposto da una legge ad hoc, poiché si avvertirebbe la pressione di un governo mondiale, facilmente collegabile con la sua aspirazione ad un controllo globale sui cittadini del mondo. Il microchip potrebbe essere lo strumento adatto allo scopo e l’idea di essere completamente controllati, da un centro di potere non scelto liberamente, inquieta non poco. Si potrebbe arrivare ad una sorveglianza così capillare da far perdere completamente la dimensione privata della vita; si comprometterebbe la nostra libertà, della quale finanche Dio ha il massimo rispetto, lasciandoci liberi addirittura di rifiutarlo.
Preoccupa pure la strategia di diffusione del microchip che potremmo assimilare a quella usata quando si vuole esercitare la manipolazione delle coscienze. Di massima si procede secondo standard ben definiti; prima si decanta l’utilità dei microchip poi si mutano in strumenti contro l’uomo. Si pensi alla sua utilità se si usasse come una sorta di cartella clinica sempre pronta all’occorrenza, ma poi se si trasformasse in una vera e propria “cartella esistenziale”, in una banca dati con delicate informazioni personali, ci sarebbero da considerare una serie di conseguenze. E se un hacker violasse il database con tutto il contenuto?
Non è mancato, in Germania, chi ha chiesto il riconoscimento di un brevetto per un microchip con dentro una dose letale di cianuro da impiantare a terroristi o criminali, con lo scopo di controllare a distanza il dispositivo di messa in circolo del veleno, in caso di necessità.
Per grazia di Dio, apprendiamo che la singolare richiesta è stata respinta, ma non possiamo fare a meno di constatare che quello che fino a un cinquantennio fa sembrava materiale per film di fantascienza, oggi appartiene ad un progetto prossimo futuro.

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