ATTUALITÀ
Prigioniero di un’ideologia
dal Numero 28 del 16 luglio 2017
di Lazzaro M. Celli

La Corte Europea dei Diritti Umani, con una sentenza che ribalta tutti i principi della tradizione giuridica occidentale, ha deciso che il piccolo Charlie Gard debba esser lasciato morire con la sospensione di ogni sostegno vitale. Vediamo in che modo tale sentenza si pone nel contesto dell’attacco ideologico alla famiglia.

Mentre scrivo, si sta ancora lottando per salvare la vita del piccolo Charlie Gard, nonostante la condanna a morte da parte di un Tribunale che avrebbe dovuto difendere i suoi diritti.
Ciò che ci preme è riflettere su questa iniqua sentenza. Dopo che i genitori si sono opposti al parere dei medici di Londra, hanno fatto ricorso fino al Tribunale di Strasburgo. Più specificamente si chiama Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Paradossalmente il suo appellativo non fa onore al ruolo che svolge giacché non ha riconosciuto ad un bambino il diritto alla vita.
Con un falso atto di pietà quest’organo giurisdizionale, che trascende anche la volontà dei singoli governi, ha concesso qualche giorno in più ai genitori del piccolo affetto da sindrome da deplezione del dna mitocondriale prima che sia staccata la spina per lasciarlo morire per soffocamento.
Che la sentenza non sia motivata da un atto di pietà vera lo deduciamo dal fatto che un Tribunale non può paralizzare la speranza di due genitori, impedendogli di sottoporre il figlio, affetto da una grave malattia degenerativa, ad una cura sperimentale negli USA. Tanto più che in Italia vive un bimbo di nove anni affetto dalla stessa malattia. I genitori riferiscono che non parla e a scuola comunica con un puntatore. Il suo nome è Emanuele Campostrini e vive a Massarosa in provincia di Lucca, ed è felice.
La gravità della decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è dunque duplice; in primo luogo perché non può sostituirsi alla decisione dei genitori, in secondo luogo perché l’Istituzione pretende di regolare anche quegli aspetti più profondi dell’essere umano, come la speranza, le attese e quanto attiene ad una dimensione più spirituale che materiale.
Questa realtà che si va affermando in modo crescente negli ultimi anni ci fa ben comprendere come il preesistente concetto di separazione tra Stato e Chiesa sia abbandonato per lasciare spazio ad una nuova concezione in cui gli organismi laici trascendono i limiti loro assegnati dal diritto naturale. Così, se prima tra la componente laica della vita civile e quella religiosa c’era una demarcazione chiara, adesso non più; se prima lo Stato, le Istituzioni o gli organismi sovrannazionali avrebbero dovuto occuparsi del bene comune e la Chiesa della salvezza delle anime, ora gli organi giurisdizionali, come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, oltre a decidere in modo esattamente contrario rispetto al fine per cui era sorta, si fa maestra delle coscienze e decide se i genitori possono o non possono sperare di migliorare le condizioni del figlio; se possono o meno avere aspettative nei confronti della scienza medica; se devono o no affrontare dei sacrifici e un viaggio per amore del figlio che hanno avuto. I genitori non contano più! La Famiglia dev’essere distrutta.
Non solo le leggi in aperto contrasto con l’istituto familiare corrodono i basamenti della famiglia, ma anche questa decisione del Tribunale europeo possiamo considerarla espressione di quell’attacco con il quale il ruolo dei genitori è sminuito fino a dissolversi. Ben profetizzò Suor Lucia in una lettera di risposta al Cardinale Caffarra. In essa c’era scritto: «Padre, verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il bene della famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione. Ma non bisogna aver paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa».
Sembrerebbe proprio che stiamo vivendo questo tempo; e se siamo giunti a tutto questo, è perché non abbiamo voluto dare ascolto agli appelli della Madonna di Fatima, è perché non abbiamo corrisposto ai ripetuti inviti di conversione che Ella ci ha rivolto in tanti premurosi modi e senza stancarsi mai. Abbiamo quasi completamente perso la dimensione sovrannaturale della vita quotidiana, forse perché non siamo stati mai veramente cristiani, né mai veramente mariani, forse perché non abbiamo capito l’importanza, l’indispensabilità della Madonna nella vita dei cristiani. Per essere mariani non basta nutrire un sentimento che oggi, fluttuante come le onde del mare, c’è e domani non più. Non si è mariani per sentimento, ma per imitazione.
I Santi, invece, l’avevano compreso benissimo al punto che non potevano fare a meno di Lei, al punto che non avrebbero potuto più vivere senza questo mirabile Tesoro di Grazie. San Pio da Pietrelcina trovava in Lei la forza per sopportare tutte le avversità che ebbe a vivere durante il suo pellegrinaggio terrestre. In una lettera del 26 maggio 1910 scriveva al suo direttore spirituale: «Mi dispiace solo... di non aver mezzi sufficienti da poter ringraziare la nostra bella Vergine Maria, ad intercessione della quale io non dubito affatto di aver ricevuto tanta forza dal Signore, nel sopportare con sincera rassegnazione le tante mortificazioni, alle quali sono andato soggetto di giorno in giorno... E questa forza non credo che mi venga dal mondo».
Da Lei possiamo attingere la forza per sopportare il dolore di un mondo che muove sempre più guerra alla Fede, alla Verità, al Dio Unitrino e pregare perché si affretti il tempo del suo trionfo perché solo così possiamo sperare in un domani migliore, in un mondo in cui le generazioni future possano vivere in pace e nell’amore dei figli di Dio, come fratelli.

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