ATTUALITÀ
Un voto determinante
dal Numero 45 del 20 novembre 2016
di Roberto Ciccolella

La riforma “Renzi-Boschi” rischia di stravolgere irrimediabilmente la Costituzione, lasciando un Senato sostanzialmente esautorato e dando così al Governo un potere inaudito che permette di varare in breve tempo leggi parziali, non ben ponderate, né condivise. Ecco perché è importante votare “no”.

Il 4 dicembre si vota la nuova legge costituzionale, la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, che ridurrà la capacità del Senato di fare da contrappeso alle decisioni del Governo e frenerà quella spinta alle autonomie locali e alla sussidiarietà che era stata una delle migliori conquiste della recente stagione politica. L’idea con cui nasce la riforma è in sé condivisibile, ma la legge che farà testo è confusa e pericolosa. Per questo è importante andare alle urne e votare no. Il referendum sarà confermativo, cioè non c’è bisogno di un quorum, per questo ogni voto sarà decisivo.
In cosa consiste la riforma? I senatori passano da 315 a 100, che – a parte cinque scelti dal Presidente della Repubblica – saranno eletti dai Consigli regionali fra i loro componenti e fra i sindaci. In apparenza una buona idea, ma in realtà il Senato e le sue spese e benefit non vengono cancellati. Insomma Palazzo Madama non avrà più la capacità di far cadere il Governo, se non in casi rari, in compenso molti politici locali si troveranno a fare la spola fra le loro terre e Roma, probabilmente concludendo poco e niente in entrambe le sedi. Infatti Renzi non ha avuto il coraggio di passare a un vero sistema mono-camerale, e ha così lasciato in piedi una sorta di camera delle regioni che però servirà a poco. Perché la stessa riforma prevede una secca restrizione della capacità di governo delle stesse regioni sui loro territori. Insomma la Camera dei deputati sarà l’unico organo ad esercitare davvero la funzione legislativa e di controllo sull’operato del Governo, con il potere di togliere la fiducia. Ma il Parlamento sarà saldamente in mano al Governo perché la legge elettorale voluta dall’ex-sindaco di Firenze assegna il 54% dei seggi alla lista che riesce a toccare anche solo il 40% dei voti.
Se è vero che ci sono alcuni margini di modifica di questo rischioso sistema elettorale, è altrettanto vero che ormai da anni il Governo tiene saldamente in mano Montecitorio con il sistema dei voti di fiducia, dei decreti legge (leggi fatte dal Governo e solo convalidate dal Parlamento) e dei decreti legislativi (leggi generali fatte dalla camera, ma dettagli – cioè quel che conta – scritti dai dirigenti dei ministeri).
Ma in soldoni a noi cittadini cosa succede? Beh, succede che se per esempio le lobby bancarie chiedono al Governo una legge favorevole – diciamo per espropriare più facilmente le case sotto mutuo – la otterranno in men che non si dica e senza che ci sia una seconda votazione al Senato, in cui equilibrare gli interessi in gioco. Non solo: i nostri politici si sono distinti per leggi scritte male e piene di falle, tanto da produrre poi caos quando si va in tribunale a discutere una causa civile. Ecco, si rischierà ora di avere leggi ancora più frettolose e confusionarie.
Per i Cattolici poi lo scenario è peggiore. Da anni la lobby gay tenta di far passare una legge “anti-omofobia” che in realtà serve a tutelarli più di tutti gli altri cittadini. Ma la resistenza di alcuni sparuti politici cristiani è stata capace di fermare questa deriva. Con la vittoria del sì, per Renzi sarà comodo invece varare una legge del genere. Il che renderà facilissimo finire denunciati solo per aver citato il Vangelo, multati con migliaia di euro per non aver voluto affittare una casa a due “papà” che hanno comprato un bambino con l’utero in affitto, oppure perdere il lavoro per cause legate alla nostra Religione. Se potete permettervi di perdere il lavoro o se avete milioni di euro in banca, la vittoria del sì non vi cambierà la vita, in tutti gli altri casi è caldamente consigliato votare no. Anche perché una legge come quella appena citata non è fantascienza. Non ci credete? Ecco cosa diceva la Senatrice Monica Cirinnà al conduttore Zoro di Rai3 qualche mese fa, spiegando come vuole imporre il “matrimonio gay” e un partito unico al Paese:
«Zoro: Ma tu che sei pioniera, più o meno quanto ci si mette?
Cirinnà: Il prossimo Parlamento, il prossimo congresso del PD avrà il matrimonio egualitario in tutte le mozioni.
Zoro: Aspetta, il Parlamento o il congresso del PD? Che non è la stessa cosa.
Cirinnà: E no, il PD è l’unico vero partito che ha cambiato questo Paese.
Zoro: Sì, però poi ci vuole tutto il Parlamento insieme per...
Cirinnà: No, perché in ottobre, noi finalmente sanciremo che il bicameralismo perfetto è finito, dopo il referendum faremo il congresso del PD, tutte le mozioni avranno il matrimonio egualitario, il prossimo parlamento farà il matrimonio egualitario perché il PD sarà il partito di maggioranza del nuovo Parlamento.
Zoro: Forse pure l’unico.
Cirinnà: Magari!».
Ecco, noi invece magari preferiamo di no. E il 4 dicembre voteremo no. La Cirinnà se ne faccia una ragione.

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