MARIA SS.
Maria e l’iconoclastia
dal Numero 27 del 18 luglio 2021
di Padre Luca M. Genovese

Nel suo odio contro il culto dovuto alla Madre di Dio, l’eresia mostrava tutta la sua malizia e falsità. Ma con la Vergine Immacolata non si scherza! Gli iconoclasti volevano abbatterne il culto, ed Ella li umilia con la fermezza dei loro oppositori. Il culto mariano ne esce non solo intatto, ma accresciuto.

L’iconoclastia fu una terribile eresia che si sviluppò per più di un secolo, soprattutto in Oriente, dove fece anche più vittime, soprattutto tra i monaci (principali produttori di immagini) e i devoti in genere. Gli iconoclasti, influenzati da dottrine manichee e forse anche dai musulmani che cominciavano a conquistare terre e diffondere il loro impero nei territori che furono dell’impero cristiano d’Oriente, sostenevano che era impossibile venerare la divinità attraverso le immagini sacre e che questo anzi costituiva un grave peccato di idolatria, adorando la creatura al posto del Creatore. 

 

La causa dell’iconoclastia fu abbracciata da vari imperatori cristiani d’Oriente (tra cui Leone Isaurico e Costantino Copronimo) che misero il braccio secolare al servizio di questa dottrina teologica e cominciarono a emanare decreti di proibizione di esporre le immagini nelle chiese, ordinando la distruzione delle stesse e la persecuzione verso coloro che non si fossero conformati a questa nuova dottrina. 

 

Un vero scempio ideologico, paragonabile solo al furore giacobino del ’700 e alla lotta del comunismo ateo verso la Chiesa nel XX secolo.

 

Perché tanto odio verso le immagini? I cristiani in buona fede, anche oggi, come tanti gruppi protestanti ed avventisti ancora fanno, citano il libro dell’Esodo, nel gruppo dei precetti contro l’idolatria, in opposizione alla devianza costituita dall’adorazione del vitello d’oro nel deserto da parte del popolo d’Israele: «Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra» (Es 20,4). Secondo loro il cristiano, in assoluta continuità con la legge di Mosè, non dovrebbe adorare nessuna immagine di Dio perché semplicemente quella immagine non è Dio. I popoli pagani veramente adoravano immagini e statue e li ritenevano anche capaci di intercessione, come gli antichi totem delle popolazioni primitive, ma questo concetto è stato sempre sconosciuto al Cristianesimo. 

 

San Germano Patriarca di Costantinopoli si oppose a questa falsa dottrina e scrisse all’Imperatore Leone: «Poiché il Figlio di Dio si è degnato di farsi uomo per la nostra salute, noi facciamo l’Immagine della sua Umanità per fortificare la nostra fede: con ciò noi abbiamo un maggior vantaggio per confondere i settari, che hanno insegnato una Incarnazione del Verbo puramente fantastica. Ed è appunto per questo, per rammentare con una fede sempre più viva sui grandi misteri che noi veneriamo l’Immagine di Gesù Cristo. Neppure disdegnamo la figura della sua Santa Madre, per ricordarci che essendo una donna della nostra stessa natura, concepì e partorì l’Onnipotente. Così si dica delle figure dei martiri, degli apostoli, profeti e di tutti i servi di Dio che sono giunti a partecipare della eterna amicizia; e noi, con le loro Immagini, richiamiamo alla memoria le loro virtù e ci serbiamo portati ad implorare la loro protezione » (Henrion. Stor. Eccl. V. II.).

 

Nelle Lettere paoline troviamo scritto che «Cristo è immagine del Dio invisibile» (Col 1,15), dichiarando così che esiste almeno una icona visibile del Dio invisibile, qui sulla terra: quella di Gesù Cristo. Gesù infatti a conferma di ciò ebbe a dire: «Chi vede me vede il Padre» (Gv 12,45), alludendo all’icona che Egli rappresenta della sostanza divina, anche nella sua natura umana. 

 

Detto questo, abbiamo i fondamenti teologici nel Nuovo Testamento per combattere questa terribile eresia dell’iconoclastia che tanti danni fece ai cristiani anche con grande spargimento di sangue.

 

Storicamente, la prima immagine fisica del Dio visibile fu il santo lenzuolo che avvolse il Signore nel Sepolcro e che da sempre ha riportato il segno miracoloso della sua Morte e Risurrezione, mai spiegabile con studi o ragionamenti umani. Su quel lenzuolo, altrimenti chiamato “Sacra Sindone”, il Signore per primo ha “disegnato” la sua immagine per farla conoscere ed amare a tutto il mondo. La Sindone diventa l’immagine primaria della rivoluzione operata dal Signore Gesù circa le sacre immagini da venerare.

Due furono i campioni della lotta contro l’iconoclastia: san Teodoro Studita († 826) e san Giovanni Damasceno († 749). Il primo fu perseguitato ed incarcerato, maltrattato ed esiliato, il secondo scomunicato post mortem per aver difeso con forza il dono spirituale delle sacre icone.

 

Particolare accanimento si mostrava contro le immagini di Maria Santissima, in particolare quella venerata a Costantinopoli che godeva di grandissima considerazione perché il popolo protestava di avere avuto, per intercessione della Beata Vergine, protezione e innumerevoli grazie. L’odio degli iconoclasti non ammetteva ragioni: voleva l’abolizione di tutte le immagini sacre, e specialmente quelle che raffiguravano la Vergine Santa, per eradicare dalla faccia della terra ogni venerazione alla gran Madre di Dio.

 

Ma quale ne fu il risultato? La lotta contro le sacre immagini provocò una vigorosa reazione di fede, che accrebbe il culto alla Vergine. Si potrebbe dire che il culto raddoppiò a misura delle profanazioni e sacrilegi; e i fedeli, anziché distruggere le devote immagini della Madonna, le nascondevano nella certezza di poterle un giorno tornare ad esporre alla pubblica venerazione. E così avvenne.

 

Condannata l’eresia (788), ogni casa divenne tempio e altare di Maria. In ogni crocevia di città, sulle mura delle case, sugli alberi delle foreste, nelle piazze l’immagine di Maria Santissima era ovunque presente, ed ovunque riceveva gli omaggi della pietà cristiana e della filiale devozione. Pareva proprio di vedere la Beatissima Vergine, quale esercito schierato a battaglia, mettere in fuga e disperdere il nemico.

 

Anche il ritrovamento di antichissime immagini della Madonna, trafugate o nascoste da quei cristiani in luoghi dove poi vennero lasciate, poté dirsi un trionfo di Maria; poiché Dio vendicò l’oltraggio recato alle immagini della sua Santissima Madre, permettendo che proprio quelle fossero in modo particolare rimesse in venerazione e ridestassero quella fede che opera miracoli. Trasportate in Occidente, infatti, diedero motivo alla erezione di famosi Santuari consacrati alla Vergine Santa, dai quali Ella effondeva, ed effonde ancora, i tesori delle sue grazie e la sua Materna misericordia (1).

 

Vi è infatti un’altra e più vivente immagine della presenza di Dio nel mondo, venerata da tutti i cristiani sin dal principio della Chiesa: è la Vergine e Madre di Dio. La Madonna nel famoso inno Sub tuum praesidium, risalente al primo secolo cristiano, ci fa capire di essere l’unica in grado di accogliere i figli di Dio ed i fratelli di Cristo “sotto la sua protezione” per liberarli da ogni pericolo...

 

Una creatura così non può che essere una creatura nobilitata dalle stesse prerogative del Signore Dio, il Santo Salvatore che è venuto a salvarci ed a liberarci da ogni male.

 

Ecco che allora la Vergine, per la grazia di cui è ricolma (piena di grazia), diventa per noi immagine vivente del Dio invisibile, non solo perché in Lei si compie il più grande mistero della storia dell’umanità, il Verbo fatto carne, ma anche perché Ella con la sua preghiera di intercessione compie le stesse opere che compie Dio. Ella è per noi l’immagine di Dio. Pregarla significa pregare Dio, ottenere un suo favore significa ottenere un favore da Dio.

 

Per Lei gli iconoclasti rivelano la totale debolezza della loro dottrina che ignora non solo la logica dell’Incarnazione, che ci dona la suprema icona del Dio vivente, ma anche la mediazione di Maria, icona della grazia e della misericordia di Dio, nonché della Chiesa santa ed immacolata che il Creatore attende. 

 

«Noi adoriamo la santa immagine di Cristo per adorare Cristo stesso, in essa raffigurato. Egli è uscito dal seno della Madre sua, la Madre di Dio, perfettamente visibile e plasmato. Altrimenti sarebbe un feto abortivo e non un uomo normale, o iconoclasti! [...]. È inutile che si scriva a proposito della Madre di Dio e a proposito di tutti i santi dei quali si confezionano immagini. Direi una sciocchezza se affermassi che non si può raffigurare un uomo. Coloro i quali negano che Cristo sia circoscritto, Lui che è il capo del corpo che è la Chiesa, hanno dunque voluto contemporaneamente concludere che le membra di Cristo non sono visibili; eppure noi siamo il corpo di Cristo e le sue membra, ciascuno per la sua parte (1Cor 12,27). È per loro vergogna che la Madre di Dio sia raffigurata e non lo sia colui che da Lei è nato, che si è nutrito alle sue mammelle ed ha ricevuto da Lei tutto ciò che si è trasformato nel suo corpo» (San Teodoro Studita, PG 99, 1132-1133). 

 

Nota

 

1) Cf. padre Amadio Tinti, Maria debellatrice delle eresie.

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