CATECHESI
Il Corpo e il Sangue del Signore
dal Numero 45 del 16 novembre 2014
di Don Leonardo M. Pompei

Transustanziazione. È il termine usato dalla Chiesa per esprimere il più grande miracolo da essa custodito. Non una Presenza simbolica, apparente, quella di Gesù nell’Ostia, ma reale, vera. Quando si è compreso davvero ciò, si possono e devono evitare tutte le irriverenze.

La dottrina tridentina sul sacramento dell’Eucaristia è davvero un faro di luce sfolgorante e sarebbe molto bello poter vedere che i riflessi di tale luminosità tornassero a brillare un po’ di più sui cieli della Santa Chiesa, specie in questi tempi di reiterate e gravissime irriverenze e profanazioni verso Gesù Eucaristia.
La Fede della Chiesa afferma che in questo Sacramento è contenuto veramente, realmente (cioè non in modo apparente o simbolico) e sostanzialmente (cioè attraverso la sostanza del Corpo e del Sangue, non attraverso le membra fisiche, che ora si trovano in Cielo alla destra del Padre) lo stesso Nostro Signore Gesù Cristo. È condannata esplicitamente qualunque dottrina riduttiva che esca da questo fortissimo realismo. Per cui le dottrine moderne della transignificazione e transfinalizzazione non possono affatto essere presentate come una lettura aggiornata del modo con cui Gesù è presente nell’Eucaristia, ma sono formalmente (oltre che materialmente) eretiche. La prima in quanto coglie il senso della presenza reale nell’essere simbolo di ciò che Gesù fece (nell’Ultima Cena e nella Passione) e di ciò che l’Eucaristia rappresenta. La seconda in quanto afferma che dopo la Consacrazione cambierebbe semplicemente il “fine” del pane e del vino: non più elementi per nutrire il corpo, ma cibo spirituale per nutrire l’anima. Anche la luterana dottrina della “consostanziazione” (= la presenza di Gesù si “affianca” al pane e al vino e rimane per tutta la durata del rito, salvo poi cessare) è assolutamente da respingere come falsa e del tutto erronea, come qualunque dottrina che vagheggi su una “potenza delle specie eucaristiche” senza affermare tale realismo.
La Chiesa insegna che avviene una reale trasformazione della sostanza del pane e del vino in quella del Corpo e del Sangue di Cristo (transustanziazione), rimanendo integre solo le specie (o apparenze) delle sostanze originarie: ossia il colore, la forma, il sapore e l’odore del pane e del vino. Questo, come si può intuire, è un miracolo assolutamente strepitoso in quanto abbiamo alcune caratteristiche di certe sostanze che ineriscono però ad una sostanza diversa. La sostanza delle cellule di un corpo umano non ha colore “bianco”, non ha sapore di “pane”, non ha odore di pane, non ha la forma di un’ostia di pane azzimo. La stessa cosa si può e si deve dire del sangue. I Miracoli eucaristici (almeno 25 accertati in tutta Italia) testimoniano in maniera evidente ed eclatante questo realismo, non essendo altro che una trasformazione sensibile di tali “accidenti” (colore, sapore, forma e odore) in quelli “propri” della nuova Sostanza (Corpo e Sangue di Cristo) che ad essi sottostà, cosa che normalmente (grazie a Dio!) non avviene.
Si pensi al Miracolo di Lanciano: la carne viva in cui si è trasformata l’Ostia appartiene al pericardio umano. E i cinque grumi di sangue, fuoriusciti da tale carne, analizzati in laboratorio, hanno dato come esito appartenere ad un essere umano di sesso maschile con gruppo sanguigno AB RH positivo.
Personalmente penso che bisognerebbe oltremodo insistere su questo cattolicissimo realismo, che attesta l’infinita bontà di Gesù, che rimane con noi non certo per scherzo o simbolicamente ma realmente e veramente, oltre che la sua infinita e umilissima degnazione e che chiede ai destinatari di questo dono un amore e una riverenza tanto più grandi quanto maggiore è la straordinarietà del regalo che il Signore ci ha fatto.
Mi sono sempre chiesto: ma se uno credesse realmente a tale dottrina (e questa è l’unica vera Dottrina cattolica), con quale coraggio oserebbe prendere la sacra Ostia con le mani, portarla “a spasso” in giro per le Chiese, rischiare di farla cadere in terra? Chi si azzarderebbe a prendere in mano il Cuore pulsante di Gesù? Chi?... Chi, prima di accostarsi alla Santa Comunione, non esaminerebbe cento volte la propria coscienza per essere certo di non averla macchiata di peccati mortali che profanino direttamente il Signore in persona? Quale sacerdote, prima di celebrare la prima Messa, non sarebbe pieno di confusione, mista a stupore, tremore e gratitudine infiniti per l’onore di essere lo strumento di questo miracolo e per il privilegio di poter toccare le Sacre Specie? E quale cristiano sarebbe tanto temerario da osare, fuori di casi di vera necessità, toccare la Santissima Eucaristia?
Mi sono inoltre sempre chiesto: ma sarà un caso che, dopo i primi secoli e l’evoluzione della disciplina della Chiesa, i primi a reintrodurre la Comunione in mano siano stati i protestanti, ovvero proprio quelli che non credono alla vera dottrina sull’Eucaristia (e contro i quali si muove il decreto che stiamo esaminando)? Mi chiedo infine: possibile che non si comprende come la pratica del distribuire la Santa Comunione in mano (pur essendo attualmente lecita da un punto di vista formale, in quanto consentita dalla disciplina della Chiesa) non favorisce di certo la recezione della Dottrina cattolica su questo Sacramento, ma anzi piuttosto ne svilisce e banalizza la comprensione, già di per se stessa tanto difficile? Sono solo domande mosse da amore sacerdotale... E anche dal vedere e sentire in continuazione tanti oltraggi e irriverenze verso l’Eucaristia.
L’infinita umiltà di Gesù richiede rispetto e adorazione e non autorizza nessuno ad abusare di essa a propria rovina e perdizione.

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