MARIA SS.
L’incontro del Redentore con la Corredentrice. I 7 Dolori della Madre
dal Numero 12 del 24 marzo 2019
di Padre Stefano M. Manelli, FI

L’ultimo incontro tra la Madre e il Figlio sulla via del Calvario fu carico di una sofferenza indescrivibile: al sublime affetto di Maria si contrapponeva l’odio omicida della folla che trascinava Gesù verso la morte.

Dal ritorno della Sacra Famiglia a Nazareth, dopo l’episodio doloroso dello smarrimento di Gesù a Gerusalemme, trascorreranno altri diciotto anni prima dell’inizio della vita pubblica di Gesù quale Messia Salvatore del popolo eletto.
Per la Madonna e per san Giuseppe, quegli anni furono diciotto anni di paradiso vissuti nel piccolo grembo della casetta di Nazareth. La Sacra Famiglia menava una vita povera e umile, vivendo con il lavoro di san Giuseppe, artigiano-falegname. Ma la presenza continua di Gesù costituiva la divina fonte perenne di luce e di grazia che animava ogni angolo della casetta e ogni attimo della giornata, allietando, senza interruzioni o soste, i cuori della Mamma e di san Giuseppe alle prese con i lavori giornalieri.
Certamente, in quei diciotto anni di tempo la profezia del santo vecchio Simeone poteva apparire piuttosto lontana da quell’atmosfera di paradiso che era presente nella casa di Nazareth. Ma di fatto, invece, il tempo continuava a trascorrere di anno in anno, e il capitolo della Redenzione in realtà si stava svolgendo nel segreto, avvicinandosi a quel suo dolorosissimo compimento che sarebbe avvenuto sul Calvario.
Prima di imboccare la via del Calvario, Gesù ha imboccato tutte le altre strade della Giudea, della Galilea e della Samaria per evangelizzare, insegnare, illuminare, rimproverare, convincere e convertire, operando miracoli e prodigi, chiamando i suoi apostoli e discepoli a seguirlo, fondando la sua Chiesa, e infine donando tutto se stesso, la sera del giovedì prima della Pasqua, istituendo anche il nuovo Sacerdozio con il mistero ineffabile dell’Eucaristia, per poter restare sempre con noi fino alla fine dei tempi. 
Poche volte la divina Madre ebbe la possibilità di incontrarsi con il Figlio durante i tre anni della vita pubblica di Gesù, ma c’è da credere che ad ogni incontro con Lui Ella sentiva sempre più avvicinarsi il giorno dell’ultimo incontro, quello dolorosissimo, che sarebbe avvenuto lungo la strada della Via Crucis che mena al Calvario.


L’ultimo incontro

Durante la penosa salita al monte Calvario è avvenuto, infatti, l’incontro dolorosissimo del Figlio e della Madre, del Redentore e della Corredentrice, che si sono trovati uniti per portare a compimento l’ultimo e definitivo tratto dell’opera salvifica della Redenzione universale da coronare con l’immolazione sanguinosa, da parte di Gesù, nel suo corpo crocifisso da tre chiodi alle mani e ai piedi e ferito al cuore da una lanciata, e con la transfissione completa da parte di Maria, nella sua anima trapassata dalla “spada” profetizzata dal santo vecchio Simeone nel Tempio di Gerusalemme (cf. Lc 2,35).
Non poteva che essere altamente drammatico l’incontro fra Gesù e Maria avvenuto lungo la salita al monte Calvario: la drammaticità era data dalla contrapposizione diretta fra l’affetto reciproco divinamente sublime della Madre e del Figlio immersi nel dolore incommensurabile della Redenzione universale, e la brutalità cieca, da parte degli uomini furibondi di odio omicida, immersi e schiacciati da quell’impero delle tenebre che è l’impero infernale di Satana (cf. Lc 22,53) su questo mondo «tutto posto sotto il maligno» (1Gv 5,19).
Con l’animo acceso di santi fervori, anche il pio padre Abbatelli così ha descritto l’incontro dolorosissimo del Figlio con la Madre: tra la folla agitata e urlante, che con i soldati accompagna Gesù in cammino a fatica sotto il peso della croce, la Madonna si sforza di vedere e di avvicinare il Figlio divino che porta la Croce, e finalmente riesce a vedere che «una ruvida massiccia croce in mezzo ad una selva di alabarde cammina lenta lenta con i gravi passi del condannato [...]. Maria scorgendolo comparire, trema tutta, ed è prossima a cadere in deliquio, ma come Egli incede, e si avvicina, così la calma si fa più profonda nel cuore della Madre, ed un brivido di adorazione Le scorre in petto. Eccolo finalmente il sospirato Figlio già compare dirimpetto a Lei [...]. La Madre con le avide pupille già lo ha visto, l’ha riconosciuto, e Gesù, a sua volta, alzando le palpebre sanguinose l’ha guardata. I loro sguardi si sono incontrati, i loro cuori si sono parlati. Gesù appressandosi le dà il supremo saluto: Salve Mater. Un trabocco di fuoco scende a tal voce nel di Lei petto. Maria con le viscere in combustione stende le braccia, rompe la calca, si accosta per dargli un amplesso, pronunciando il suo nome: O Gesù! O Figlio!... Ma i soldati barbari La respingono [...] Maria tace, non dà il minimo segno di impazienza, non un gemito esce dalle sue labbra [...] Solo una lacrima fa rosseggiare le bianche sue gote, perché è lacrima di sangue...
Gesù intanto urtato e spinto da sgherri di truce visaccio, va guadagnando a stento la salita scabrosa del monte. La Vergine, agonizzante com’è di martirio fisico e morale, vuol tenergli dietro. E si sforza di salire appresso al Figlio per finire di rimanere con Lui spiritualmente crocifissa sul Calvario. “Portava anche la Madre la sua croce  – ha scritto san Guglielmo Abate –  e seguiva Gesù per essere crocifissa con Lui”.
Lo segue per dividere con Lui pene, lacrime, affanni, gemiti, irrisioni, agonie, finché la spada del dolore trapassi il suo cuore, lo strazii, lo stritoli ai piedi della croce [...]. O Dio! Deve camminare assiepata la Regina dell’universo da immensa folla di ebrei, di soldatacci, di vilissime genti, che la toccano, la spingono, la premono con le pedate, la urtano con i gomiti, la balzano qua e là senza alcun riguardo né venerazione...».


La solitudine di Gesù e le nostre “fughe”

Riflettendo sull’incontro doloroso del Figlio e della Madre lungo la strada che mena al monte Calvario, viene da chiedersi: perché Gesù è solo solo, senza avere nessuno degli Apostoli vicino in quelle ore tenebrose del processo e della condanna? San Giovanni evangelista è l’unico degli Apostoli che sta accanto alla Madonna, al seguito di Gesù caricato della pesante croce; ma gli altri Apostoli dove si trovano, a parte l’empio e sciagurato Giuda Iscariota che, disperato del tradimento fatto a Gesù, andò ad impiccarsi? Il Vangelo ci dice che tutti gli altri Apostoli «se ne fuggirono» (Mt 26,56) quando Gesù fu preso e legato dai soldati nell’orto degli ulivi, al Getsemani.
Fu cosa veramente triste, in quell’occasione, la fuga degli Apostoli sgomenti, che lasciarono Gesù solo solo tra quella soldataglia agli ordini degli scribi e dei farisei accecati dall’odio verso di Lui, decisi a fare di tutto affinché Lui venisse condannato alla morte più infamante: la crocifissione!
Ma quella “fuga” degli Apostoli non è forse simbolo della “fuga” di noi tutti quando preferiamo il peccato alla rinuncia e al sacrificio, quando rifuggiamo dalla sofferenza preferendo il nostro interesse e il nostro comodo, quando cediamo agli allettamenti della nostra triplice concupiscenza – «la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, la superbia della vita» (1Gv 2,16) – anziché crocifiggere «la nostra carne con le sue concupiscenze», come insegna san Paolo (Gal 5,24)?
Quante fughe, quante viltà, quanti tradimenti, quanti rinnegamenti riempiono la nostra vita di cristiani incoerenti e scadenti! Siamo facili a valutare severamente la “fuga” degli Apostoli che lasciano Gesù solo fra le sofferenze e le offese, fra gli oltraggi e la condanna alla Passione e Morte con la Crocifissione, ma che cosa facciamo noi, di fatto, con i nostri peccati? Non è forse vero che noi con i nostri peccati «ricrocifiggiamo Gesù nei nostri cuori», come è scritto nella Lettera agli Ebrei (6,6)?
Sono proprio i nostri peccati quella croce che Gesù porta faticosamente sul Calvario, quella croce sulla quale Egli morirà crocifisso per la nostra salvezza! Ma, invece di stare vicini a Gesù che porta la croce e di seguirlo lungo la Via Crucis, come ha fatto la sua e nostra divina Madre, noi, come gli Apostoli, scegliamo la “fuga”: Egli va a morire per noi, e noi, anziché andare «a morire con lui», come disse una volta Tommaso, uno degli Apostoli (Gv 11,16), ci diamo vilmente alla “fuga”!
Non dovremmo, per questo, chiedere davvero perdono con lacrime cocenti e impegnarci a portare anche noi la croce camminando accanto alla Madre Addolorata, dietro Gesù Redentore? Questa era anche l’esortazione di san Pio da Pietrelcina ai figli spirituali, quando diceva che sulla via del Calvario vedeva «venire immediatamente appresso a Gesù la nostra Santissima Madre, la quale in tutta la perfezione segue Gesù, carica della propria croce», raccomandando perciò: «Associamoci sempre a questa sì cara Madre: usciamo con essa appresso a Gesù fuori di Gerusalemme».

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