CATECHESI
La Santa Messa: insondabile mistero!
dal Numero 7 del 15 febbraio 2015
di Don Leonardo M. Pompei

La Santa Messa: “perennizzazione” in maniera incruenta del Sacrificio cruento del Calvario. Mistero straordinario e Divino che dev’essere necessariamente conosciuto in tutta la sua sacralità, per potervisi degnamente unire.

Una delle perle preziose del Concilio tridentino è indubbiamente il decreto sul Santo Sacrificio della Messa, che contiene la pura e autentica dottrina cattolica su questo grande, immenso, adorabile e insondabile mistero. Le indicazioni dogmatiche su questo argomento si rivelano, nuovamente, di strettissima attualità e dovrebbero essere tenute ben presenti per evitare di ridurre la Messa ad opera umana, farcita di innumerevoli elementi estranei ad essa e alla sua sacralità, e a volte letteralmente profanata con gesti, “segni” ed esibizioni totalmente fuori luogo, di cui ampia rassegna è purtroppo facilmente reperibile on-line da chiunque volesse rendersi conto della situazione davvero preoccupante a cui si assiste in certi luoghi.
Come gli altri decreti, anche questo contiene una risposta “frontale” alle eresie protestanti in merito ed è distinto in una parte esplicativa dottrinale (Denz. 1738-1750) ed in una dichiarativa e precettiva (canoni, Denz. 1751-1759). Cominciamo come sempre dalla prima.
Il Concilio afferma che l’unico e cruento Sacrificio della Croce, compiuto dal Signore il Venerdì Santo, doveva essere perpetuato nei secoli. Una redenzione “eterna” compiuta dal Sommo ed eterno Sacerdote. Questa “perennizzazione” doveva avvenire attraverso un Sacrificio visibile, che attualizzasse e significasse l’unico Sacrificio cruento della Croce offerto una volta per tutte, prolungandone la memoria (efficace e salvifica) fino alla fine del mondo. Questo Sacrificio visibile fu istituito nell’Ultima Cena, momento in cui, contestualmente ad esso, gli Apostoli furono costituiti sacerdoti della Nuova Alleanza (con le parole: «Fate questo in memoria di Me»), promulgata in quel medesimo momento.
In questo Sacrificio visibile che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in maniera incruenta lo stesso Cristo che si offrì sulla Croce. Cambia solo il modo di offrirsi della Divina Vittima (cruento sulla Croce, incruento nella Messa). Essendo un vero sacrificio, come tutti i sacrifici è veramente propiziatorio, nel senso che placa la divina giustizia ed ottiene ogni grazia e il dono del pentimento dei peccati ai vivi e la soddisfazione delle pene dovute per i peccati per coloro che non sono ancora pienamente purificati.
Questo divino Sacrificio è sempre e solo offerto al Padre per la remissione dei peccati e per tutte queste altre intenzioni. Nelle Messe celebrate in onore dei santi non è certo ad essi che si offre il Sacrificio eucaristico, ma semplicemente si ringrazia Dio per le loro vittorie (che sono state possibili solo grazie alla Redenzione operata da Cristo) e si invoca la loro protezione e intercessione.
Il Concilio prosegue affermando la sacralità dell’antico Canone della Santa Messa, «che non contiene niente che non profumi di santità e di pietà e non innalzi a Dio la mente di quelli che lo offrono» e spiega che tutte le cerimonie della Santa Messa (i paramenti sacri, l’incenso, le benedizioni, le rubriche del Messale, ecc.) sono finalizzate a «rendere più evidente la maestà di un così grande sacrificio» e aiutare i fedeli a contemplare le sublimi realtà nascoste dietro quei veli e simboli. Un deciso encomio e una difesa particolare sono spesi in favore dell’uso esclusivo della lingua latina nella Santa Messa.
Infine viene sancito che per la validità della Santa Messa è necessario che si comunichi solo il sacerdote celebrante, che deve consumare la vittima sacrificale “ad validitatem Missae”. La Comunione sacramentale dei fedeli è quanto mai raccomandata e auspicata, ma non è affatto  necessaria (checché se ne pensi soprattutto ai nostri giorni), né la partecipazione alla Santa Messa da parte di un fedele che non si accosti alla Comunione sacramentale deve essere considerata invalida o inopportuna. Si verifica solo una partecipazione meno abbondante ai frutti di questo Sacrificio. Conseguentemente è non solo pienamente lecita, ma anche altamente utile al bene di tutta la Chiesa, una Messa che fosse celebrata dal solo celebrante (dispregiativamente denominata “Messa privata”), perché tale Messa è celebrata dal ministro della Chiesa «non solo per sé, ma per tutti i fedeli che appartengono al Corpo di Cristo», vivi e defunti e pertanto il sacrosanto sinodo non solo approva questo tipo di Messe, ma anche le raccomanda. Ora come allora.  
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