CATECHESI
La creazione e la presenza degli Angeli
dal Numero 48 del 11 dicembre 2016
di Padre Angelomaria Lozzer, FI

È interessante chiedersi “quando” gli Angeli furono creati, se prima o dopo la creazione del mondo, e “dove” essi si trovano, se sono vincolati ad uno spazio. Tra le varie divergenze dei Padri e dei teologi, alcune opinioni sembrano più chiare e plausibili.

Il tempo della loro creazione

La comparsa degli Angeli risale agli albori della creazione. Lo stesso libro di Giobbe lo conferma: «Dov’eri tu (o Giobbe) quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?» (38,5-7). E chi sono questi figli di Dio se non gli Angeli? Sant’Agostino, citando invece il libro della Sapienza (cf. 1,4), nelle sue Confessioni afferma che la “sapienza” creata prima di ogni cosa si riferisce agli Angeli. Tuttavia i Padri non sembrano essere concordi. La maggior parte affermano che la creazione degli Angeli risale a prima della creazione del cosmo, per altri al secondo giorno della Genesi quando Dio disse: «Sia la luce», intendendo per luce gli Angeli, altri ancora contemporaneamente al cielo e alla terra.
Se volessimo essere più precisi potremmo dire che generalmente i Padri greci ritengono che gli Angeli siano stati creati prima del mondo materiale, mentre per i Padri latini insieme al mondo materiale. Quest’ultima opinione sembra da preferirsi perché mette in maggiore evidenza l’unione armonica della creazione. Se, infatti, fossero stati creati da Dio in tempi remoti rispetto al mondo materiale, essi finirebbero per costituire un universo a sé, mentre il fatto che vennero creati insieme alla materia conferma che essi furono pensati all’interno del disegno provvidente di un universo sia spirituale che materiale. E in tale direzione sembra allinearsi anche il Magistero. Difatti il Concilio Lateranense IV dichiarava: «Dio con sua liberissima decisione ha creato dal nulla la creatura spirituale e corporea all’inizio del tempo e contemporaneamente». Ora, sebbene quest’ultimo termine, in latino “simul”, possa essere inteso sia nello stesso attimo di tempo, sia come “parimenti” o “allo stesso modo”, tuttavia, come dice il Padre Hophan, «l’aver posto l’accento sul fatto che egli ha chiamato all’esistenza le due creature “all’inizio del tempo”, fa credere che si tratti di contemporaneità della creazione». Giovanni Paolo II lo ha affermato in una catechesi: «Dio creò fin dal principio entrambe le realtà: quella spirituale e quella corporea, cioè l’angelica e la terrena... Tutto ciò egli creò insieme (“simul”) in ordine alla creazione dell’uomo, costituito di spirito e di materia e posto secondo la narrazione biblica nel quadro di un mondo già stabilito secondo le sue leggi e già misurato dal tempo (“deinde”)».
Comunque, qualunque sia stato il giorno della loro “nascita”, dobbiamo ritenere per fede certa che gli Angeli hanno avuto il loro ingresso nel tempo, perciò non sono né eterni, né di per sé immortali. Difatti è Dio che nella sua bontà e fedeltà li conserva nell’essere per i secoli dei secoli, come afferma il Damasceno: «È immortale non per natura ma per grazia. Infatti tutto ciò che ha avuto un inizio, ha anche una fine per natura. Soltanto Dio è sempre esistente, anzi è al di sopra del sempre: l’artefice dei tempi non è sotto al tempo ma al di sopra di esso».

Dove stanno gli Angeli

Secondo san Tommaso, in quanto esseri spirituali, e quindi privi di un corpo materiale, gli Angeli non hanno bisogno di un luogo, ma si trovano in se stessi. Così scrive san Tommaso: «L’angelo si trova in un luogo corporeo in quanto egli vi applica la sua virtù, in qualsiasi modo ciò avvenga. Quindi non è lecito concludere che l’angelo assuma le proporzioni di un luogo, o che abbia un sito determinato nello spazio. Queste cose infatti appartengono al corpo localizzato, dotato di quantità continua. – E neppure è lecito per questo affermare che sia contenuto da un luogo. Poiché, quando una sostanza incorporea tocca con la sua potenza una cosa corporea, contiene quest’ultima, e non è affatto da essa contenuta. Infatti l’anima si trova nel corpo come contenente, non come contenuta. Così pure si dice che l’angelo è in un luogo materiale non come contenuto, ma, in qualche modo, come contenente». San Giovanni Damasceno prima di lui affermava: «Non sono racchiusi da muri, da porte, da serrature o da sigilli, e infatti non sono delimitati» perché «essendo intelligenze, essi sono appunto in luoghi intellettuali, senza essere circoscritti secondo il corpo (per natura non sono formati corporalmente, e non si distendono nelle tre dimensioni), ma essendo intellettualmente presenti e operanti là dove siano stati ordinati e non potendo stare e operare contemporaneamente qua e là».
Da quello che risulta dunque possiamo dire che gli Angeli non sono vincolati ad uno spazio. Tuttavia rimangono creature finite e perciò gli Angeli «sono circoscritti: non stanno sulla terra quando stanno in cielo; e non rimangono in cielo quando sono inviati da Dio sulla terra», perché «in realtà solo ciò che non è creato è anche non delimitato per natura e realmente: ogni creatura è delimitata da Dio che l’ha creata» (San Giovanni Damasceno). D’altra parte è proprio questo loro essere circoscritti, secondo i Padri conciliari del Concilio di Nicea II del 787, il motivo su cui si fonda la possibilità della loro raffigurazione e venerazione nelle immagini. Difatti le testimonianze bibliche ce li mostrano sempre legati ad un luogo, che essi consacrano con la loro presenza, che «abbracciano, senza esserne abbracciati» (O. Hophan).
San Tommaso così sintetizza: «Un luogo s’addice in modo diverso al corpo, all’angelo e a Dio. Il corpo infatti è nel luogo come circoscritto (circumscriptive) da esso: poiché prende le dimensioni del luogo. L’angelo invece si trova nel luogo senza esserne circoscritto, perché non ne prende le dimensioni; vi si trova però in una certa delimitazione (definitive); poiché mentre è in un luogo non può trovarsi in un altro. Dio invece si trova in un luogo senza essere da questo né circoscritto, né delimitato: poiché egli è dovunque».
La presenza dell’Angelo non è dunque né come quella di Dio, che è onnipresente, né limitata o circoscritta come quella di un corpo, quanto piuttosto è definita da uno spazio. È, per usare un’immagine, come un concerto in tutta la sala d’ascolto, tutto in tutto lo spazio e tutto in ogni parte dello spazio. Dice il Padre Hophan: «Lo spazio, che un angelo può riempire con la sua presenza, è molto più grande di quello che è a portata dello spirito umano, il quale si estende allo spazio occupato dal corpo o al massimo fino al suo raggio d’azione. La presenza dell’angelo invece arriva fin dove arriva la sua potenza, che è enorme e può estendersi al pari dell’energia elettrica ad un’intera città, ad una intera nazione. Un angelo colpì in una notte l’intero campo degli assiri, 185.000 uomini; un altro percosse tutti i primogeniti d’Egitto. La presenza di questi angeli si estendeva perciò ad una intera nazione».
      Duns Scoto però si discosta dalla visione di san Tommaso secondo cui l’Angelo è presente in un luogo solo in base alla sua operazione. Egli afferma che l’Angelo è presente anche con la sua essenza, ossia formalmente presente e non solo accidentalmente. Se infatti l’Angelo fosse presente in un luogo solo con l’operazione, di conseguenza, quando termina l’operazione, non dovrebbe occupare più alcun luogo, ossia non sarebbe più presente, il che è assurdo. Quindi, per Scoto è proprio il luogo in cui l’Angelo risiede che limita le sue operazioni e ne costituisce il termine; sebbene l’Angelo non occupa, né circoscrive fisicamente le cose corporali, né ha un contatto con esse e né il luogo può avere qualsiasi efficacia sull’Angelo, quanto piuttosto «l’angelo... coesiste in corrispondenza a quel luogo» (P. Minges).
L’assenza di corpo conferisce all’Angelo l’agilità propria dello spirito, ossia la capacità di passare da un luogo all’altro con la velocità del pensiero, come attesta il Damasceno: «Per la velocità della loro natura si trovano subito dovunque il cenno di Dio li chiami». Un esempio eclatante lo si legge nel libro del profeta Daniele, dove l’uomo di Dio è soccorso nella fossa per mezzo di Abacuc, trasportato miracolosamente da un Angelo in un istante dalla Giudea a Babilonia (cf. Dn 14,32ss).

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