MARIA SS.
L’eco del 25 marzo tra le schiere angeliche
dal Numero 12 del 20 marzo 2022
di Suor Ostia del Cuore Immacolato

“Vibrò nell’arcano cielo del mistero un vessillo, intorno al quale si sarebbero raccolti, nel nome di Dio, gli angeli della fedeltà; alla vista del quale, gli angeli della ribellione, per superbia immensa, avrebbero lanciato il loro grido blasfemo. Su quel vessillo è un nome: Maria. In quel nome una promessa: Dio si farà uomo.”

Uno scienziato esperto di energia atomica come Enrico Medi ci ha lasciato meravigliose meditazioni tinte di misticismo sulla Madonna e sul mistero dell’Incarnazione del Verbo. 

Come san Massimiliano M. Kolbe e diversi Padri della Chiesa, il servo di Dio Enrico Medi era convito che la caduta degli angeli ribelli fosse causata dal non aver accettato l’Incarnazione e il ruolo determinante che in essa avrebbe avuto una semplice creatura, seppur perfetta e «piena di grazia» quale è l’Immacolata. Scrive, infatti, parlando degli angeli: 

«Sappiamo che miliardi e miliardi di questi purissimi spiriti furono chiamati, prima che i tempi fossero, ad una grande prova. Era una prova di fede, di umiltà, di obbedienza, di amore [...]. Il nostro cuore però sente vibrare nell’arcano cielo del mistero un vessillo, intorno al quale si sarebbero raccolti, nel nome di Dio, gli angeli della fedeltà; alla vista del quale, gli angeli della ribellione, per superbia e invidia immense, come la grandezza di un angelo, avrebbero lanciato il pauroso blasfemo grido: “Non serviamo!”. 

Su quel vessillo è un nome: Maria. Questo nome contiene una promessa, una infinita realtà: Cristo, il Figlio di Dio, che assume carne e sangue e anima umana, si fa Uomo» (1). 

Il vessillo di Maria rimane sempre issato nel tempo; ha attraversato i secoli e ancora oggi fa tremare gli angeli della ribellione alla vista della predilezione di Dio per gli uomini, così naturalmente inferiori agli spiriti celesti, ma soprannaturalmente chiamati alla partecipazione della vita divina, in unione d’amore con Dio Uno e Trino. 

Riferendosi a questo grande mistero, san Massimiliano soggiunge: 

«Sapete perché il demonio si scatena contro la devozione alla Madre Santissima? Perché vuole interrompere l’unione tra Dio e noi. Se il diavolo è caduto quando era in Paradiso, forse è stato più a causa della Madre di Dio che di Gesù… (2) A Dio il diavolo si sottometterebbe, ma lui, l’angelo, non può sopportare di doversi sottomettere ad una creatura, ad un essere umano [...] per lui è un’umiliazione troppo grande [...]. E chissà quanto si arrabbiò, poi, quando vide che Colei che gli doveva schiacciare la testa era la Madre Santissima!» (3). 

Si spiega così anche il perché la bontà di Dio abbia voluto mandare proprio un arcangelo, san Gabriele, rappresentante di tutti gli angeli della fedeltà, a raccogliere quel consenso che l’universo intero attendeva da sempre. L’arte ha costantemente raffigurato il Serafino prescelto in ginocchio, in un atto di umiltà, obbedienza, riverenza e adorazione del Verbo che si fa carne nel talamo nuziale del grembo di Maria Santissima. 

Davanti a un tale mistero, il nostro astrofisico Enrico Medi sembra sollevarsi da terra, questa volta per trasportarsi nella dimensione serafica della contemplazione, e commenta: 

«Un angelo del cielo, un serafino, in eterno adorante la divina Maestà, scende sulla terra a portare il divino annuncio. Lui che proviene dall’infinito abisso di Dio, cerca un altro abisso, il più insondabile del cielo e della terra, il più arcano, misterioso, incantevole, delizioso e stupendo, al vertice dell’opera creatrice, l’abisso dell’umiltà, che solo Dio può riempiere: Maria» (4). 

Lo scienziato, abituato a studiare le stelle, scopre in Maria Santissima quel «vertice dell’opera creatrice» capace di attirare la Trinità stessa in terra, in un amplesso d’amore che solo in Paradiso comprenderemo. Si noti come l’abisso dell’umiltà della Madonna si contrapponga in modo assoluto a Satana, rappresentante dell’abisso della superbia e della ribellione. 

All’annuncio dell’Angelo, in attesa della risposta della «Piena di grazia» (Lc 1,28), 

«vibrano nello spazio dei cieli le lucenti stelle, trattiene il suo respiro il mondo, si arresta il tempo, restano sospesi, stupiti, immobili i millenni della storia umana, fremono in ansia i tempi nuovi dei secoli futuri…» (5). 

Non è qui l’astronomo che parla, né lo storico o il fisico, è l’innamorato di Dio che sprofonda nel mistero, unendo la fede alla speranza per contemplare la più grande carità operata dalla Santissima Trinità: l’Incarnazione Redentrice; Dio che assume la nostra carne dalla Vergine Santissima. Come un novello san Bernardo, Enrico Medi medita quel fatidico «Ecco l’Ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola» e contempla nel suo cuore l’arcangelo san Gabriele: 

«Egli trasvola gli spazi e si immerge fra gli angelici cieli portando la stupenda novella: “Ha detto di sì… ha detto di sì”. Tutti gli angeli custodi degli uomini, dei morti, dei viventi e delle future generazioni, ripetono di balza in balza, di monte in monte, attraverso gli oceani, i deserti, le pianure, su tutta la terra: “Ha detto fiat, ha detto di sì…» (6). 

Ed è bello pensare che anche i nostri angeli custodi, a distanza di secoli, hanno trasalito di gioia per quell’“ha detto sì” che tutto il creato attendeva. 

Ogni volta che recitiamo l’Ave Maria o l’Angelus, ricordando questo mistero, potremmo allora unirci ai nostri angeli custodi che hanno partecipato a quel momento tanto solenne, a quella gioia che ha rinnovato il creato e ha cambiato la storia dell’uomo riaprendogli il Paradiso: “Ha detto sì…” e l’ha detto per ognuno di noi, perché fossimo rigenerati alla grazia. 

«Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio», ha assicurato san Gabriele, ma l’ha detto anche per noi: «Lei ha attirato il favore, la predilezione di Dio. Lei è l’amata da Dio, così come diventa sua Madre “et vocabis nomen eius Jesum”. Ogni grazia viene a noi per Maria e ogni preghiera sale per noi al Cielo attraverso Maria. La più grande di tutte le grazie la chiediamo dopo la Comunione: di poter giungere col suo aiuto alla Patria eterna. Signore dacci ogni grazia in terra e il Paradiso lassù per Maria. Per godere in Cielo di Lei, l’Immacolata Concezione» (7). 

 

Note

1) Enrico Medi, Un grande tesoro, Società Editrice Internazionale, 1971, p. 12.

2) Cf. Le Conferenze di san Massimiliano M. Kolbe, Casa Mariana Editrice, Frigento 2014, n. 239, p. 487, cf. la conferenza n. 301 come spiegazione teologica della caduta degli angeli ribelli. 

3) Ivi, n. 26.

4) Enrico Medi, Un grande tesoro, p. 12.

5) Ivi, p. 13.

6) Ivi, p. 14.

7) Idem, In faccia al mistero di Dio, Elledici, 1980, p. 96.

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