RECENSIONI
La vendetta del mercedario
dal Numero 7 del 15 febbraio 2015
di Enrico M. Romano

di Anton Huonder
Amicizia Cristiana, Chieti 2014, 98 pp., 9 €

Il gesuita Anton Huonder (Chur 1858 – Bonn 1926) è stato un illustre Gesuita svizzero, un teologo, scrittore e giornalista di fama. Il suo principale ambito di interesse furono le missioni. Diresse per anni il periodico in lingua tedesca Le Missioni cattoliche. Tra il 1894 e la morte scrisse numerosi racconti, bozzetti, biografie popolari e storie missionarie per la gioventù. Tra di essi, l’unico racconto attualmente disponibile in lingua italiana è proprio La vendetta del mercedario, pubblicato all’origine in Svizzera nel 1911 e in prima edizione italiana nel 1934 nelle Letture Cattoliche fondate nell’Ottocento da Don Bosco.
La piccola casa editrice Amicizia Cristiana ha offerto ai giovani italiani di oggi (e anche agli adulti che conservano un animus giovanile...) una bella operetta, si direbbe quasi un exemplum medievale, tuttora fruibile e di sicura piacevolezza ed edificazione.
La storia è semplice e ben costruita. L’eroe, o il protagonista della storia, è il cavaliere provenzale Raimondo di Elvaz che «aveva prestato servizio per tre anni alla corte del santo re Luigi IX, e lo aveva seguito nell’infelice spedizione d’Egitto contro i Saraceni» (p. 8). Al ritorno dalla crociata, carico di onore e di nostalgia della «patria adorata» (p. 9), il nostro eroe ritrovò il suo castello in frantumi e il suo vecchio servitore Giacomo lo informò della barbara uccisione dei suoi genitori e dell’amata sorella Bianca.
L’assassino era il conte Giovanni di Montfort che, per ragioni di odi dinastici aviti, approfittò dell’assenza del cavaliere per saccheggiare il castello e distruggere l’intero casato rivale. Dopo la comprensibile pena, Raimondo non trovò che un modo per riparare l’oltraggio subito: la vendetta da consumare presto contro il Montfort e i suoi cari.
Ma proprio mentre era intento ad elaborarne i piani, passava per quelle terre il santo fondatore dell’Ordine di Nostra Signora della Mercede, Pietro Nolasco. Ordine che aveva tra gli scopi specifici quello di liberare gli schiavi, specie gli schiavi cristiani caduti nelle mani degli infedeli, seguaci del profeta Maometto. In un bel dialogo tra un nobile cavaliere angariato e furioso e un santo monaco, anch’egli ex cavaliere, venne ricordato uno dei concetti più ardui, più puri e più elevati del Cristianesimo, e cioè che, come insegna la Scrittura, a Dio solo spetta la vendetta. «Figlio mio, ripigliò il monaco, prima di aver indossata questa divisa di pace anch’io fui un guerriero come te, e al par di te cinsi la spada e vestii la corazza. So come sia opprimente la passione che freme nel petto del cavaliere offeso, e come sia difficile perdonare l’ingiustizia sofferta. Ma un vero cavaliere cerca sempre la vera nobiltà» (p. 20). E dopo un aspro confronto con il cavaliere giustamente ferito e scosso, san Pietro concluse invitando l’amico al convento e dicendogli: «Vieni Raimondo, io ti voglio insegnare come un cavaliere della croce ricambia la vendetta» (p. 23). Il problema del perdono delle offese e della giustizia però non riguarda solo il periodo medioevale e leggendo la storia chiunque può trarre insegnamenti per la propria vita presente.
      In seguito alla permanenza presso il Nolasco, il cavaliere di Provenza divenne frà Baldovino, priore del convento mercedario di Montpellier. Ed un bel giorno alcuni bambini arrivarono al convento lamentando la perdita dei loro cari, rapiti dai Saraceni e portati «nella città di Almahadia in Barberìa» (p. 30). Ma questi bambini, dolci e di nobile schiatta, altri non erano che i figli dell’assassino dei familiari del priore...
Il lieto fine della storia preferisco tacerlo... Mi limito a raccomandare vivamente l’acquisto e la lettura del piacevolissimo Racconto medievale. Che esso sia un’occasione propizia per riprendere la tradizionale abitudine della lettura serale, fatta a figli e nipoti, di favole, storie e poesie di tenore cristiano. Tante volte e da tante parti si sente dire che si è perso molto di ciò che rendeva bello e caldo, sicuro e confortevole, il “mondo di prima”. Ebbene, sforziamoci tutti, in un’epoca troppo inondata da rumori inutili e totalizzanti, o segnata da separazioni domestiche tristi e insopportabili, di riprendere alcune usanze immemorabili del nostro popolo, come quella della lettura ad alta voce, fatta da un adulto ad un bambino, prima del sonno. I miracoli che certe letture possono compiere nell’animo puro di un frugoletto sono di comune notorietà e non possiamo buttare via una magnifica occasione formativa, specie nell’età pre-critica, direi dai 5 ai 10 anni. 
Questo libretto semplice ed economico ha tutto per facilitare una ripresa in tal senso: recupero della lettura, della fantasia, del senso del mistero, del fascino del mondo passato abitato da fate e maghi, cavalieri e monaci santi... E già questo non è un pregio da poco.

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