RECENSIONI
“Quell’orribile forza”. Il potere dell’uomo sull’uomo
dal Numero 26 del 10 luglio 2022
di Fabio Trevisan

In quest’opera Lewis sembra tracciare un quadro realistico dell’epoca che stiamo vivendo, con uomini fragili nelle loro convinzioni, vacillanti nella moralità, scettici nei temi di fede, apparentemente liberi ma soggiogati dal pensiero e dalle mode dominanti. Dinanzi alle loro crisi etico-spirituali si ergono gli Innovatori che vorrebbero rivoluzionare il mondo attraverso l’inaugurazione di un’era veramente scientifica.

Nel 1945 Clive Staples Lewis (1898-1963) dava alle stampe un racconto inquietante: Quell’orribile forza, che qualche critico ha accostato ad un altro romanzo tumultuoso di uno dei suoi riconosciuti maestri, Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), il quale aveva scritto una trentina d’anni prima: L’uomo che fu Giovedì, con il sottotitolo Storia di un incubo. Nella realtà, se in parte Lewis ha ripreso talvolta il pensiero di Chesterton, egli ha sviluppato un percorso di idee originali e, allo stesso modo di Chesterton, lungimiranti al punto che sembrano di una stupefacente attualità. Per chi volesse avventurarsi nella lettura di questo racconto di Lewis, imponente per mole (più di 500 pagine) e per qualità di riflessioni, suggerisco di considerare un arguto paradosso chestertoniano: «Si arriva sempre tardi perché si va troppo di fretta»I vecchi e ragionevoli maestri di galateo consigliavano giustamente di arrivare almeno qualche minuto prima all’appuntamento: così dovremmo imparare anche noi nell’accostarci alla lettura di questi grandi autori, ossia senza fretta, analizzando e riflettendo non solo perché siamo sempre in ritardo all’appuntamento della storia, ma facendoci guidare e consigliare dalla loro lungimiranza. 

Nella prefazione della Vigilia di Natale del 1943, Lewis ci indirizzava su alcune strade da percorrere per la comprensione del racconto: innanzitutto la favola, in quanto desiderava che noi seguissimo e non abbandonassimo il metodo della favola tradizionale; poi il percorso di una storia inverosimile, in quanto si basava su argomenti che aveva affrontato nel saggio dello stesso anno: L’abolizione dell’Uomo; infine la parte conclusiva della trilogia cosmica, iniziata con Lontano dal pianeta silenzioso, seguito da Perelandra, ma, attenzione, Lewis rimarcava che Quell’orribile forza poteva essere letta separatamente da loro. Il che non significava che ci fosse una cesura nella trilogia cosmica di Lewis: infatti alcuni personaggi e i loro viaggi interplanetari ritornavano, soprattutto per contrastare quell’orribile forza che stava distruggendo l’intera umanità. 

Di quale forza stiamo parlando?

Non potendo e non volendo qui riassumere il racconto, mi limito ad alcuni passaggi che chiariscono meglio la minaccia di quell’orribile forza paventata da Lewis, da cui non ci siamo allontanati. Sono tratti da alcuni dialoghi tra Mark Studdock (uno dei protagonisti del racconto) e alcuni personaggi che incarnano, a vario titolo, il superamento dell’Uomo e dell’umanità. Credo che Mark, assieme alla moglie Jane, esprimano l’essenza della modernità (o della postmodernità): l’aspirazione al successo professionale, il vivere come se Dio non esistesse, la crisi morale e coniugale, la volontà di non avere figli, l’esaltazione dei diritti soggettivi. Lewis, attraverso gli Studdock, ha potuto tracciare un quadro realistico dell’epoca che stiamo vivendo, con uomini e donne fragili nelle loro convinzioni, vacillanti nella moralità, scettici nei temi di fede, apparentemente liberi ma soggiogati dal pensiero e dalle mode dominanti. Dinanzi alle loro crisi etico-spirituali si ergono gli Innovatori, i Grandi Eretici che vorrebbero rivoluzionare il mondo attraverso l’inaugurazione di un’era veramente scientifica, espressa curiosamente e ironicamente nell’acronimo N.I.C.E. (Istituto Nazionale per il Coordinamento degli Esperimenti), come esprime bene un precursore e paladino di questo nuovo inizio, Lord Feverstone: «L’umanità è a un bivio. Ma al momento è la questione più importante: da quale parte si sta, dalla parte dell’oscurantismo o da quella dell’ordine… se veramente le si darà mano libera, la scienza potrà impadronirsi della razza umana e rimetterla in funzione, rendendo l’uomo un animale davvero efficiente»In Feverstone sono condensati i pericoli di questa orribile nuova scienza, come riassumerà successivamente: l’eugenetica con la sterilizzazione dei disabili, l’eliminazione delle razze arretrate, la riproduzione selettiva. Scenari che, dal darwinismo sociale alle leggi eugenetiche, Lewis ben conosceva e contrastava. Feverstone auspica pure il post-umanesimo (o transumanismo) attraverso l’educazione e la psicologia: «Naturalmente si tratterà, all’inizio, di un influsso soprattutto psicologico, ma alla fine arriveremo al condizionamento biochimico e alla diretta manipolazione del cervello». 

Lord Feverstone è tuttavia solo un precursore, una pedina poco influente nello scacchiere dell’abolizione dell’Uomo. Ben diversa la figura del Pastore Folle, il reverendo Straik, che coniuga millenarismo e odio sociale: «Salvaguardare quel sistema di peccato organizzato che si chiama società non fa parte del nostro impegno morale [...] il Regno di Dio deve diventare realtà qui, in questo mondo [...] il potere della scienza è uno strumento irresistibile perché è uno strumento nelle Sue mani: uno strumento di giudizio e insieme di risanamento. Sono tutti accecati dai loro lerci brandelli di umanesimo, dalla loro cultura, dalla loro filantropia e dal loro liberalismo, come anche dai loro peccati. Ecco perché sono il solo a resistere, l’unico profeta rimasto. Sapevo che Lui avrebbe avuto il potere, e pertanto dove vediamo il potere vediamo il segno della Sua venuta». 

Quell’orribile forza è sintetizzata però compiutamente dal professor Filostrato, il grande fisiologo, che manifesta l’odio e il superamento dell’Uomo con alcune terribili frasi: «La vera lordura è quella che proviene dagli organismi [...] il sudore, gli sputi, gli escrementi. In noi la vita organica ha prodotto la Mente [...] non vogliamo più un mondo incrostato di vita organica. Impareremo a mantenere in vita il cervello con sempre meno corpo, impareremo a riprodurci senza la copula [...] il mondo cui io tendo è il mondo della perfetta purezza. Quali sono le cose che offendono maggiormente la dignità dell’uomo? Sono la nascita, la procreazione e la morte. E se stessimo per scoprire che l’uomo può vivere senza queste cose?». 

Un mondo disumano dove l’Uomo è abolito

Filostrato mostra a Mark il vero potere esercitato dall’Uomo sulla Natura, ossia il potere di alcuni uomini sopra altri uomini con la Natura utilizzata come strumento: «I Padroni continuano a vivere, non hanno bisogno di nascere, di riprodursi e di morire. Conservano la loro intelligenza tenendola viva dopo che si sono sbarazzati del corpo organico, un miracolo di biochimica applicata. Non hanno bisogno di cibo organico. Questo Istituto (il N.I.C.E) servirà a trarre fuori dal bozzolo della vita organica che ha protetto l’infanzia della mente l’Uomo Nuovo, l’uomo che non morirà, l’uomo artificiale, indipendente dalla Natura. La Natura è la scala per la quale siamo saliti, ora possiamo darle un calcio»All’incredulità e incomprensione di Mark risponde il Pastore demente Straik: «Non capisce che le offriamo l’indicibile gloria di essere presente alla creazione del Dio onnipotente? Proprio qui, in questa casa, lei si troverà di fronte al primo abbozzo del vero Dio». 

Ingenuamente si potrebbe pensare, come molti fanno, che Lewis abbia voluto criticare il cattivo uso della scienza, l’abuso di potere che alcuni utilizzano contro il resto dell’umanità. Lewis precisa di non parlare di moralità, di corruzione o di abusi. Cosa significherebbe allora la conquista della Natura da parte dell’Uomo, di una istituzione scientifica come la N.I.C.E. in questo racconto? Significherebbe, da un lato, l’asservimento di miliardi di uomini a poche centinaia di eletti e, dall’altro, il loro indebolimento, determinato dal potere di fare di altri uomini ciò che si vuole, come riassunto dalle stesse parole di Lewis nel saggio L’abolizione dell’Uomo: «Ogni nuovo potere raggiunto dall’uomo è anche un potere sull’uomo»

In conclusione, invitando alla meditata lettura di questo racconto di Lewis, uno stralcio di citazione davvero inquietante: «I tempi erano maturi. Secondo il punto di vista accettato dall’Inferno, tutta la storia della nostra Terra conduceva a questo momento. Ora, infine, c’era la reale possibilità che l’Uomo cacciato dall’Eden riuscisse a scuotersi di dosso quella limitazione dei poteri che la misericordia gli aveva imposto come protezione contro i risultati estremi della caduta. Se questo piano riusciva, l’Inferno si sarebbe infine incarnato».

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