RECENSIONI
Recensione | Tornano in circolazione le “Orazioni funebri” di Bossuet
dal Numero 04 del 23 gennaio 2022
di Fabrizio Cannone

Compito impegnativo, piacevole e utilissimo per l’anima: scegliere una delle 7 prediche qui raccolte, meditarla attentamente, chiudere il libro, cercare di tradurla nella vita. Avremo così iniziato anche noi una piccola opera d’arte, che contribuirà all’elevazione e consolazione di chi ci circonda e di chi oggi dispera del futuro.

Una cosa è certa. Nella Santa Chiesa di oggi mancano i Bossuet. E se ne sente crudelmente la mancanza!

L’Enciclopedia Cattolica, sotto la penna di Carlo Boyer, ne parla su 3 colonne fitte, seguite da una congrua bibliografia (vol. 2, 1949). Presentando il grande vescovo cattolico nei suoi aspetti principali: l’uomo, l’oratore, il controversista, l’apologista e l’autore spirituale.

In queste sette celebri Orazioni funebri, opportunamente rimesse in circolazione dalle edizioni Iduna (2021, pp. 340, € 24), ci sono, perfettamente intersecati, tutti gli aspetti di Bossuet.

L’uomo visse in Francia dal 1627 al 1704, in un periodo di forti tensioni spirituali, segnato dal giansenismo, dal gallicanesimo e dall’inizio della cultura razionalista e scientista dell’illuminismo.

Sacerdote dal 1651, divenne vescovo nel 1669 e nel 1670 precettore personale del delfino di Francia, incarico delicato e pieno di responsabilità che assolse bene. «Il suo contegno alla corte – dice l’Enciclopedia Cattolica, fu degno di un vescovo». Poi fu nominato vescovo di Meaux e anche lì non sfigurò. «Nella sua diocesi, egli si prodigò per le anime a lui affidate. Predicava spesso, dirigeva molte elette religiose, aiutava i poveri, curava le pubblicazioni di catechismo per tutti».

Quanto alla sua proverbiale oratoria, di cui sono frutto maturo le sette prediche qui raccolte, padre Boyer ci dice che «si è d’accordo oggi nel riconoscere in Bossuet il più perfetto ed il più eloquente degli oratori francesi». E non è davvero poco vista la lista degli eccellenti predicatori gallici da Bourdaloue a padre Lacordaire.

Non a caso il curatore ha parlato per questi sermoni di “epicedio”, il canto funebre dei Greci per i personaggi di rilievo.

E qui, il Bossuet commemora figure che segnarono il Seicento come il superiore degli oratoriani, la regina d’Inghilterra, la duchessa di Orléans, l’infanta di Spagna, il principe di Condé, ecc. 

Basterebbe la lettura attenta anche di uno solo di questi sermoni per cogliere l’essenza – contrastata ma esaltante – del secolo XVII, ed anche la profondità “poetica” e virile del Cattolicesimo romano.

Vi fu in effetti una dottrina che rispondeva a tutte le domande esistenziali dell’uomo, a tutti i dubbi del ragazzo, a tutte le angosce dell’anziano e del malato. Vi fu, e di certo ancora vi può essere... Ma occorre tanta forza e tanta buona volontà da parte dell’ascoltatore.

Se le nostre orecchie devono funzionare per apprezzare della bella musica, esse devono essere pronte a rettificarsi se vogliono cogliere in tutte le loro conseguenze vitali i messaggi perenni della fede.

Il grande Leibniz definì l’Esposizione della dottrina della Chiesa cattolica (1671) redatta dal Nostro come “tutto oro”. E lo stesso potrebbe dirsi per queste Orazioni funebri che compongono le oltre 300 pagine del testo, finemente tradotto dal francese e ben introdotto da G. Fassio.

Resta per noi un compito dapprima gravoso, poi piacevole, infine utilissimo alla nostra anima, ovvero meditare e centellinare questi sermoni di severo impianto ascetico e al contempo rasserenanti. Ordinare il libro, scegliere una delle sette prediche del Monsignore, meditarla posatamente, richiudere il libro, e cercare di tradurla nella vita. Avremo così iniziato anche noi una piccola opera d’arte, che contribuirà all’elevazione e alla consolazione di chi ci circonda e di chi oggi dispera del futuro.

«È Dio che fa i guerrieri e i conquistatori» (p. 287), dice Bossuet, commemorando nel 1687 a Notre-Dame il principe Luigi di Borbone. Ma aggiunge: «Ciò che distingue i suoi amici da tutti gli altri è la religione». Facciamo tesoro di queste perle per essere anche oggi, ognuno al suo posto, i guerrieri del Signore della pace.

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